Uno straordinario Silvio Orlando incanta il Ventidio Basso

di Redazione Picenotime

domenica 20 ottobre 2013

La sapiente regia di Valerio Binasco e la sua PSK (Popular Shakespeare Kompany) fanno rivivere la nota opera Shakespeariana “Il Mercante di Venezia” al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno tingendo di qualità la sua appena iniziata stagione teatrale 2013/2014.

Menzione a parte è meritata dallo straordinario Silvio Orlando (nei panni dell’ebreo Shylock), uno dei pochi attori che riescono ad essere veraci sia al cinema che a teatro. Quello di Binasco è un allestimento moderno, anche nelle musiche. Il disegno luci di Pasquale Mari crea degli interessanti effetti d’ombra che in alcuni momenti si arricchiscono di significati simbolici più o meno espliciti.

“Il Mercante di Venezia” è un’ opera classica che allo stesso tempo risulta essere sempre contemporanea per le tematiche affrontate: tutto ruota intorno al denaro, ogni cosa diventa merce e può essere comperata. Persino l’amore. Dice Binasco: "È indubbiamente una commedia di cui ho sottolineato i toni favolistici intrisi di crudeltà. Il tema centrale è il bisogno spasmodico di denaro, attorno al quale i personaggi formano la loro morale e la loro legge. Potremmo dire lo stesso della società odierna".

Il bene e il male si spostano continuamente. Non ci sono confini manichei che proclamino definitivamente il luogo del bene e quello del male. Non c’è mai una verità assoluta. E’ per questo che Nicola Pannelli nell’interpretare il mercante Antonio e lo stesso Shylock suscitano, durante l’opera, emozioni contrastanti e mai definitive.

Shylock, ad una lettura superficiale del personaggio, può risultare sprezzante, arrogante, privo di umanità. Un personaggio al quale non è possibile dedicare alcun sentimento di pietà. Ma quello di Shylock è un dolore sedimentato che appartiene prima che a lui al suo popolo. Un dolore che cerca il suo riscatto nella vendetta che appartiene a quella fragilità, tipicamente umana e presente più o meno in ognuno di noi, che non è facile condannare.

Shylock è l’ebreo, il diverso. Di più: lo straniero. Lo straniero che paradossalmente ci fa paura anche nella nostra epoca cosiddetta “globale” in cui dovremmo essere tutti concittadini di un unico pianeta, senza confini. Ma la realtà è ben diversa: facciamo ancora fatica ad incontrare l’Altro. Bisognerebbe ripartire da una cultura dell’accoglienza, “abbassare le difese” come direbbe il filosofo Jeac Luc Nancy. Quando gli venne chiesto di scrivere qualcosa sul razzismo, Nancy parlò del paradosso del trapianto di cuore. Con il trapianto di cuore viene posto l’organo vitale di un altro.

Il paradosso consiste proprio in questo: il corpo per poter accettare il cuore di un altro che gli rende possibile la vita, per far sì che non ci sia crisi di rigetto, ha bisogno dell’abbassamento delle difese immunologiche. Abbassare le difese immunologiche espone il corpo al pericolo di batteri e virus ma è l’unica condizione per poter ospitare il nuovo cuore. E’ così che Nancy osserva che il confine è necessario alla vita perché la protegge ma, se non si abbassa in certi momenti, la vita stessa non potrà più esserci.

Proviamo ad abbassare queste difese, recuperiamo una cultura dell’accoglienza per poter finalmente incontrare Shylock con occhi vergini, senza pregiudizi. Perché Shylock è sì l’ebreo ma è anche lo straniero, l’immigrato di Lampedusa, per non dimenticare i recenti e dolorosi fatti di cronaca che ci appartengono in quanto essere umani.

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SILVIO ORLANDO SUL PALCO DEL VENTIDIO BASSO

SILVIO ORLANDO SUL PALCO DEL VENTIDIO BASSO