• Sport
  • Atletica
  • Atletica in lutto per la morte dell'ascolano Vittori, maestro di Mennea

Atletica in lutto per la morte dell'ascolano Vittori, maestro di Mennea

di Redazione Picenotime

giovedì 24 dicembre 2015

Una notizia triste scuote la vigilia di Natale dell’atletica italiana. E’ morto poche ore fa, nella sua Ascoli Piceno, il prof. Carlo Vittori. Maestro dello sprint tricolore, Vittori legò il proprio nome in particolare a quello di Pietro Mennea, formando con lui, in uno straordinario rapporto tra caratteri forti, mai domi, uno dei “binomi” tecnico-atleta più vincenti della storia dello sport italiano.

Nato ad Ascoli Piceno il 10 Marzo del 1931, si era affermato in gioventù come sprinter, arrivando a vestire la maglia azzurra per otto volte, tra il 1951 e il 1954 (nel 1952, anche la partecipazione ai Giochi di Helsinki); ma solo successivamente, a bordo pista, nel ruolo di allenatore, il professore contribuì a scrivere pagine memorabili per la velocità italiana. L’approccio metodologico innovativo, il rigore applicativo, avevano bisogno di un interprete: il cerchio si chiuse all’inizio degli anni ’70, quando Vittori prese in mano il talento di Pietro Mennea, elevandolo all’ennesima potenza sportiva. Tanto crebbe Mennea sotto la guida di Vittori, tanto crebbe il prof nella sua conoscenza della materia, in un'evoluzione che rese entrambi pilastri di una vera e propria scuola italiana della velocità internazionalmente riconosciuta. Il lavoro con altri tecnici, tra cui spiccano sicuramente il compianto Plinio Castrucci (anche lui scomparso nel corso del 2015) ed Ennio Preatoni, diede vita al periodo di massimo fulgore della velocità italiana, a cavallo tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80.

Un’età dell’oro idealmente culminata, al di là degli straordinari successi di Pietro (il primato mondiale dei 200 di Messico 1979, l’oro olimpico di Mosca 1980, solo per ricordare i due momenti più alti) nella medaglia d’argento mondiale della staffetta 4x100 a Helsinki 1983, con il quartetto azzurro (Tilli, Simionato, Pavoni, Mennea) incastrato tra gli Stati Uniti di Carl Lewis e le maglie rosse dell’Unione Sovietica, le due superpotenze, anche sportive, dell’epoca. Prodigo anche dal punto di vista letterario, decine di studenti-tecnici si sono formati sui testi firmati da Carlo Vittori, portando poi quella conoscenza, quella competenza, in tutto lo sport italiano (lo stesso Vittori, in una delle fasi della sua vita, si dedico agli sport “altri”, rimettendo in piedi, sportivamente parlando, per fare l’esempio più noto, un promettente ragazzo della primavera della Fiorentina reduce da un calvario chirurgico: Roberto Baggio). L’atletica italiana, che gli aveva conferito solo poche settimane fa la sua onorificenza più alta (la Quercia al merito di III grado), oggi si ritrova a piangerlo. Ai familiari, si stringono oggi tutti coloro che ne fanno parte. I funerali del prof. Carlo Vittori si svolgeranno nella mattinata di Sabato 26 Dicembre presso la Chiesa di Sant'Angelo Magno ad Ascoli Piceno (via Sant'Angelo).



Vi riproponiamo l'intervista esclusiva che Picenotime.it realizzò a Carlo Vittori il 21 Marzo 2013, giorno della prematura scomparsa del suo allievo prediletto Pietro Mennea.

Professore, era a conoscenza della malattia di Mennea?

Assolutamente no, è stato un fulmine a ciel sereno. Mi era sembrato strano che lo scorso 10 Marzo, giorno del mio compleanno, non mi avesse fatto gli auguri, un appuntamento che non aveva mai dimenticato. Ho chiamato a casa un paio di giorni fa ma non mi ha risposto nessuno, mi sono limitato a lasciare un messaggio in segreteria. Poi stamattina alle 8 mi ha telefonato Roberto Fabbricini, ex mio allievo e nuovo segretario generale del Coni, che mi ha dato la triste notizia.

Quale ricordo le rimane della "Freccia del Sud"?

È stato, a mio avviso, il più grande atleta italiano del XX secolo, provo un grande orgoglio per averlo potuto allenare così a lungo. Lo voglio ricordare con la sua frase che più mi è rimasta nel cuore: "Si può nascere campioni, ma per diventarlo servono impegno, senso di responsabilità e consapevolezza, oltre a tanto piacere e soddisfazione per quello che si fa".

La sua vittoria più bella?

Certamente l'oro olimpico a Mosca. Nonostante non ci fossero gli atleti americani Pietro non era convinto di vincere, invece io continuavo a spronarlo. Gli dissi di non preoccuparsi dell'ottava corsia e di non badare alla partenza bruciante del britannico Allan Weels, vincitore dei 100 metri. Ero sicuro che avrebbe potuto rimontare nel finale e così fu. Gli ultimi suoi metri sulla pista russa furono uno dei momenti più belli nella storia dello sport, un'impresa incredibile che poteva essere realizzata solo da un atleta che aveva nelle gambe un tempo di 19 e 90. E non a caso, cinque giorni dopo, realizzò il primato del mondo sul livello del mare nella sua Barletta, con 19 secondi e 96 centesimi. Campioni di questo calibro e di tale levatura morale nascono una volta ogni cent'anni..


Pietro Mennea e Carlo Vittori (Fidal.it)

Pietro Mennea e Carlo Vittori (Fidal.it)

© Riproduzione riservata

Commenti

Augusto
giovedì 24 dicembre 2015

E' stato un grande uomo oltre che un grande allenatore, ricorderò per sempre i consigli utili e le sue battute rip. Prof Vittori


San Marco
venerdì 25 dicembre 2015

Grande Uomo,Grande Atleta, Grandissimo Tecnico. Ci mancherai Professor Vittori....