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Facebook, si cambia tutto aggiornando lo stato sentimentale...

di Redazione Picenotime

mercoledì 13 novembre 2013

Sempre più spesso quando sottoscriviamo delle certificazioni, dei documenti sia on-line che cartacei, ci imbattiamo nelle norme sulla privacy.

La privacy è uno strumento per proteggere la nostra riservatezza e difenderci dai comportamenti invadenti, e mediante la sua applicazione ognuno di noi può disegnare un confine tra se stesso e gli altri. Ma siamo sicuri che noi ci teniamo veramente alla nostra privacy, la vogliamo, o non è un modo di facciata per mascherare il nostro esibizionismo? Perché se è vero che la legge ci protegge, a volte noi non ci tuteliamo, o siamo talmente contagiati da farci dimenticare ogni genere di protezione.

I social network, Facebook, Twitter e tutti gli altri, ci hanno cambiato la vita o sono stati solo uno strumento per mettere in mostra il nostro ego? Analizzando questi fenomeni quotidianamente si nota sempre più quale cambiamento sociale e culturale hanno attuato in tutto il mondo, nello specifico gli italiani sono sempre più vogliosi di mostrare agli altri la propria felicità.

Così quando magari incontrano un nuovo amore, vanno subito a scrivere sul proprio stato sentimentale il termine impegnato/fidanzato, magari pubblicando foto su foto, e poi se questo amore sfortunatamente svanisce dopo una settimana, due, meno di un mese, allora si deve fare un lavoro certosino per andare ad eliminare, immagini, frasi, commenti, i vari “mi piace”.

Una voglia di mostrare tutto, anche gli avvenimenti meno piacevoli, e magari anche a seguito di un divorzio si tende in molti casi subito a chiarire il proprio stato sentimentale, che quella storia è terminata. Allora ci chiediamo, ma non sarebbe meglio aggiungere altri stati a quelli standard tipo: sono sulla “piazza”, o un più carino “cuccatemi”.

Sembra quasi che l’imperativo sia mostrarsi: la laurea, il matrimonio, il battesimo di un figlio, e tutti gli altri avvenimenti di una vita, quasi ci sia un bisogno di comunicare agli altri, e questo può suscitare invidie, gelosie, risentimenti, un brodo di emozioni, di cui poi si nutrono i rapporti sociali.

Sono molti gli studi che affermano che se nel mondo non ci fosse stato il pettegolezzo, la stirpe umana si sarebbe autoannientata. Quindi, quando non c'è nulla di prioritario da comunicare all'interno di un gruppo alcuni membri parlano degli altri sia in termini negativi o positivi, e questo modo di fare, dopo varie interpretazioni, entra a far parte della memoria collettiva ed è una modalità comunicativa utile a mantenere i rapporti.

Secondo la psicologia della comunicazione il pettegolezzo è uno strumento presente all'interno di tutte le culture, senza il quale non sarebbe possibile portare avanti la storia del gruppo stesso, esso è una manifestazione della forte necessità di esprimersi.

Allora via col pettegolezzo, nasce un nuovo bambino o anche prima (ecografia), pubblichiamo le foto senza magari pensare a tutelarlo: infatti può capitare di vedere sempre più spesso l’immagine di un bimbo come copertina di facebook, senza riflettere che questa è un immagine pubblica e che qualsiasi persona nel mondo, ben intenzionata o non, può prenderla e usarla.

Possiamo dire che è un “lavoraccio” adeguare di continuo la nostra vita sociale a quelli che sono i social network: le varie bacheche e i muri virtuali diventano un vero e proprio blog personale, dove pubblicare il proprio mondo, fatto di foto, video, commenti, frasi celebri, post di articoli di giornale, ecc…

Sicuramente questi fenomeni sono da analizzare e da studiare col tempo, perché ancora siamo troppo presi, siamo all’inizio della storia dei social network e non ci si rende conto che la privacy è il nervo scoperto del problema. Magari bisognerà vedere tra vent’anni come sarà la situazione, se le future generazioni capiranno quanto siano preziose le informazioni relative alla propria vita, cosa di cui sono ancora poco coscienti i giovani d’oggi.

Bisogna sapere, infatti, che i dati personali sono considerati all’atto dell’iscrizione ad un social network “proprietà del sito”, che è libero di conservarli anche dopo la richiesta di cancellazione dei profili da parte degli utenti, e possono essere messi a disposizione di altri motori di ricerca.

Quindi, paradossalmente. è più libero chi non è legato alle varie community, ma non bisogna ragionare per eccessi, basta un po’ di buonsenso come in tutte le cose della vita.

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