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Pisa, Gattuso show in sala stampa: “Striscione 'Mai una gioia'? Devo bruciarlo”

di Redazione Picenotime

lunedì 13 giugno 2016

E' il Pisa l'ultima squadra ad approdare in Serie B dopo un accesissima finale di ritorno dei playoff di Lega Pro contro il Foggia. E' successo di tutto allo stadio "Zaccheria", con i toscani di Gennaro Gattuso (colpito alla testa da una bottiglietta lanciata dagli spalti) che sono riusciti a pareggiare nei minuti di recupero con Eusepi dopo il vantaggio pugliese siglato su rigore da Iemmello.

L'ex centrocampista campione del mondo nel 2006 ha confermato di non avere peli sulla lingua nella conferenza stampa post gara, come riporta Tuttopisa.it: "Ho un tatuaggio in ricordo della Champions, da bambino mio padre, essendo tifoso del Milan e di Rivera, mi portava a far le sfilate per il paese, e quando io mi addormentavo sognavo sempre di alzare la Champions con il Milan: a me i tatuaggi non piacciono, ma quello era un sogno e ho deciso di inciderlo sulla pelle. E ora ne farò un altro, mettendoci la data di oggi, perché da quando ho iniziato a fare questo lavoro ho sempre sognato di passare una giornata così - sottolinea Gennaro Gattuso -. Mi davano delle scarpone, sia da giocatore che da allenatore, quando ho iniziato, ma poi con la caparbietà ho fatto tante cose in carriera. Per questa ringrazio tanto i ragazzi, ma anche il mio staff perché quest’anno abbiamo cambiato spesso, non abbiamo mai dato punti di riferimento agli avversari, e questo è merito loro. E anche tutti gli altri collaboratori: quando per alcuni mesi non prendi lo stipendio o sei credibile o ti mandano a fare in culo dopo un minuto, noi abbiamo raggiunto credibilità perché anche chi sta dietro le quinte ha fatto un lavoro straordinario, non mi ha mai girato le spalle. Ora più che mai io voglio rimanere qua, ma no a queste condizioni. A me piace lavorare con Lucchesi, a me Taverniti e Petroni non piacciono, quindi loro possono raccontare cosa vogliono, io voglio stare solo con Lucchesi. Io con loro non ci sto, non voglio avere niente a che fare con loro, con la mia squadra loro nemmeno parlano, e le volte che lo hanno fatto hanno detto stronzate: non è mancanza di rispetto, ma non mi piacciono. Anche oggi li ho cacciati dagli spogliatoi quando sono entrati a festeggiare. E sia chiaro che non è un problema di soldi. Adesso pensiamo a festeggiare, voglio tornare a Pisa e chiedo ai tifosi di farmi trovare lo striscione “Mai una gioia”: devo bruciarlo".


Prova a guardare già avanti il 37enne allenatore del Foggia Roberto De Zerbi, come riporta il sito Foggiacalciomania.com: "Lasciamo stare le provocazioni, a me tutte queste cose non mi interessano. Io ho i miei pregi, e i miei difetti, sono orgoglioso dei miei giocatori e della mia gente. Perché questa è la mia gente. Con tutto il rispetto per Pisa, grande pubblico, grande stadio, hanno dimostrato di essere da serie A. Ma a Foggia è uno stadio da Champions League. Complimenti a Gattuso e al Pisa. C’è molto dispiacere. Quando la società vorrà incontrarmi domani o martedì, decideremo. Mi incontrerò con le squadre con le quali dovevo incontrarmi prima, e vedremo cosa vorranno dirmi. Io ho una clausola che ha voluto la società, quindi se una società paga la clausola è come non avere 2-3 anni di contratto. Bisogna parlarsi bene, il futuro dipenderà dalle cose che chiederò io. E anche dalle loro scelte, se voglio mantenermi qui. De Zerbi non chiede neanche un euro in più per restare, chiedo cose che facciano bene al Foggia. Se non ci saranno i margini che dico io, andrò via. Se vorranno incontrarmi, anche domani per me ci possiamo incontrare. Chiederò cose che migliorino tutta Foggia calcistica, come siamo sicuramente migliorati quest’anno, perché la società nuova ha dato tutto e mi dispiace anche per loro. Cosa è mancato? Io sono un perfezionista, chiedo sempre di più. Sarebbe da stupidi disperdere un patrimonio calcistico come la squadra, e disperdere l’entusiasmo della piazza. Se io ho club di A che mi vogliono, è perché ho avuto ragazzi che mi hanno dato tutto. Sicuramente qualche peccato di esperienza, ne ho fatti tanti anch’io. Tornassi a Matera, tornassi al Benevento in casa, ma con i tornassi non si può far nulla. Nella vita bisogna essere anche un po’ riconoscenti. C’è chi appare in un modo per accattivarsi la stampa, i tifosi o quantaltro. Io sono così. Quando dico che amo Foggia, che tratto i miei giocatori come fossero figli, non dipende dalla categoria. Io sono nato a Brescia, son tifoso del Brescia, però calcisticamente qua sono nato, come giocatore e come allenatore. Qua riesco a dare il meglio e il peggio. Alcune reazioni che ho avuto, le ho perché la sento in maniera grandissima, con grande trasporto. Quello che riesco a trasferire i giocatori è qualcosa di grande anche per questo. Penso che le persone debbano avere le palle in testa. Cioè devono essere lucidi nei momenti di difficoltà. E’ un momento triste perché è stato buttato tutto. Chi ricopre ruoli di responsabilità però, non ha tempo di fermarsi, deve ripartire subito. Però io non sono quello che comanda, non sono il proprietario o un dirigente. Io comando il mio settore, la mia sfera. Penso che in due anni qualche risultato l’abbiam portato. Abbiamo portato uno stadio pazzesco. Per questo rimane un rammarico grosso. Questa squadra è mia, nel bene e nel male. Quando una cosa è tua, la senti troppo. Non dovrei perché son sempre un professionista. Se mio figlio ha una difficoltà, io non lascio i miei figli. Però dovranno esserci le condizioni. Probabilmente sarei andato via più se fossimo andati in B, in Lega Pro mi dà fastidio. Se non ci saranno le condizioni però, vado via. Adesso non ho tempo per analizzare la partita. Adesso in 2-3 giorni devo capire cosa fare. Non c’è tempo di buttar via uno stadio così, di buttar via questa squadra. Non dobbiamo disperderci in pianti, anche perché se poi inizio io non finisco più di piangere".


Gennaro Gattuso

Gennaro Gattuso

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