Il sogno volante di Ubaldo diventà realta grazie a Manè...

di Redazione Picenotime

lunedì 30 dicembre 2013

Questa mattina mi sono svegliato con un pensiero, o meglio, con un nome in testa: San Giacomo.

San Giacomo, una piccola frazione di Valle Castellana in provincia di Teramo, uno dei tanti  paeselli dimenticati da Dio e dagli uomini ma ha un peculiarità: è uno dei luoghi più panoramici del centro Italia! Questa mattina mi sono svegliato con questo nome in testa e con una frase del mio amico Ubaldo: un giorno decolliamo dal piazzale di San Giacomo, poco prima del parco, ed andiamo in paramotore al mare...

Il sogno di Ubaldo potrei chiamarlo: decollare da San Giacomo, gustarsi in volo tutto la vallata del Tronto fino alla foce ed atterrare delicatamente in riva al mare... bel sogno davvero! Purtroppo per varie ragioni non siamo mai riusciti a farlo, ma questa mattina ho deciso di realizzare il suo sogno, alla mia maniera. Voglio decollare al mare, raggiungere San Giacomo ed atterrare per prendere un caffè, ridecollare e tornare al mare! In passato ho già fatto qualcosa di simile, ma non mi sono mai inerpicato ai 1100 metri slm di San Giacomo, e la cosa mi mette ansia. Vi ho mai detto che sono un tipo emotivo ed ansioso? Sì lo sono e la meta che mi sono imposto oggi non mi fa star tranquillo, ma ho deciso: oggi si va a San Giacomo, turbolenze permettendo!



Alle 10, mentre sto caricando lo Sky100 sulla mia macchina, ricevo una telefonata: Ubaldo che mi chiede se vado a volare in parapendio a San Giacomo; gli rispondo che sto pensando di andare a San Giacomo ma che voglio arrivarci in volo, mi fa i complimenti e mi dice di far attenzione poichè oggi è una giornata strana! Con il cuore carico di dubbi ed incertezze vado al decollo di Porto d'Ascoli: il cielo terso non lascia presagire nulla di strano, solo alcuni cumuletti sopra Colonnella mi avvisano che in vallata c'è una discreta attività termica. Memore delle parole di Ubaldo e di quanto visto poco prima decido di rinunciare all'idea di raggiungere San Giacomo e me ne vado verso nord in cerca di qualcosa di bello da vedere e fotografare.

La spiaggia di San Benedetto è battuta da un sole stranamente cocente per questo periodo ed in molti ne approfittano per fare due passi e prendere una tintarella fuori stagione, mentre io al solito scorrazzo libero e spensierato tra cielo e terra. Grottammare mi saluta con il suo stupendo lungomare e con il suo antico centro storico, mentre, poco oltre, la suggestiva rocca di Cupramarittima sembra volermi narrare la storia della Dea Cupra,  divinità adorata dai Piceni e successivamente dai Romani. Incuriosito provo ad avvicinarmi al suo centro storico, sorvolando le colline prospicenti il mare cercando disperatamente di vedere la Dea ma con scarsi risultati. L'unico risultato tangibile è che mi accorgo che sulle colline non c'è turbolenza e subito il sogno di Ubaldo mi torna prepotentemente in testa. "Ubaldo lassù, a quota 1100 metri, sarebbe davvero bello raggiungerlo in volo, sai che faccia farebbe", penso tra me e me.

E sia, Manè fa dietrofront fino al decollo di Porto d'Ascoli, benzina, e poi via verso San Giacomo, inseguendo l'ennesimo sogno! San Giacomo Porto d'Ascoli: trenta chilometri o poco meno, sessanta  considerando il ritorno. Non sono tanti, i pilotoni questa distanza la divorano in un'ora e mezza ma tu no, tu, lento come una zanzara, solo come sempre, intimorito come un bambino al primo giorno di scuola, deteminato come solo Manè sa essere!

Decollo deciso verso il mare, viro stretto e subito la mia vela punta decisa verso Ascoli Piceno, mentre lentamente il mio paramotore inizia a spingermi verso i 1100 metri di San Giacomo. Mi lascio alle spalle Porto d'Ascoli, rimanendo al centro della vallata del Tronto, San Giacomo ancora lontano, mentre si distingue bene Centobuchi di Monteprandone e Monsampolo. Non c'è tanta turbolenza, ma quella che c'è mi da fastidio; provo a non pensarci cercando di riconoscere tutti i paesi che mi passano sotto i piedi: Stella di Monsampolo, Pagliare del Tronto, Villa San Giuseppe, Castel di Lama, Brecciarolo, Monticelli. Mentre sto per avvicinarmi al pendio e inizare l'ascesa finale a San Giacomo, ricevo un SMS da mio fratello Lorenzo: a S. Giacomo c'è vento da ovest sui 10 km/h, fai quota lontano dal pendio!

“Troppo tardi accidenti, la turbolenza si fa sentire già qui!", penso tra me e me, mentre provo ad allontanarmi dal pendio. Mancano cinquecento metri di dislivello all'atterraggio posto ai margini del Parco dei Monti della Laga, sono tanti considerando che non posso allontanarmi più di tanto dal pendio per non sorvolare Ascoli, pochi considerando la strada fin qui fatta. Ascoli Piceno poco sotto di me, incurante delle mie difficoltà mentre gli Appennini sulla sinistra, con la loro forza e la loro maestosità, sembrano voler ostacolare il mio cammino. Uso tutta l'esperienza maturata in anni di parapendio per uscire dalla turbolenza e per riuscire a salire il più in fretta possibile, punto deciso verso ovest puntando il pianoro di San Marco e poi virando verso sud sorvolando un magnifico bosco di abeti. La mia scelta si rivela vincente, in breve guadagno quota senza scossoni ed in più posso godere di un panorama unico: cosa potrei volere di più? Magari una birra ed un panino con la porchetta, ma in volo non si può...

E' bello arrivare quassù sapete? Lottare contro le forze della natura, cercare di capirle, sbagliare e nonostante questo non arrendersi ed andare avanti, non per sentirsi un eroe, ma per realizzare un sogno, lottare e arrivare in cima, quella cima dove da sempre dimorano i sogni, arrivare in cima e godersi il sapore della vittoria, poi resettare tutto e ripartirte da zero, dimenticandosi i successi passati, ma con la voglia di mettersi sempre in gioco.

Mi godo per qualche secondo il panorama ed atterro ai margini del Parco dove mio nipote Alessio, mio fratello Lorenzo ed il grande Ubaldo mi stanno aspettando. Ho la mano destra ghiacciata, salendo avevo anche i crampi, ma non me ne accorgo quasi: arrivare qui troppo bello. Ci abbracciamo, ci salutiamo, scambiamo opinioni e pareri sul volo appena fatto, poi arriva il momento di ripartire. Mio fratello, dopo aver studiato attentamente l'evolversi del meteo mi sconsiglia di ripartire, ma non sento ragioni e decido tornare al mare in volo.

Sapete, quando mi chiedono quali sono le doti che servono per essere un buon pilota dico sempre che un bravo volatore colui che sa rimanere a terra quando le condizioni non sono perfette. Purtroppo... io a volte lo dimentico!



Decollo deciso verso ovest poi viro verso est puntando l'atterraggio di Porto d'Ascoli. Per alcuni minuti il volo procede senza troppi scossoni e mi godo il panorama dedicandomi alla fotografia, ma appena perdo trecento metri di quota trovo una forte turbolenza dovuta a due masse d'aria che, scivolando una sopra l'altra in direzioni opposte, mi fanno ballare la tarantella. Maledico me stesso e la mia troppa presunzione, ma ormai sono in ballo e non posso far altro che cercare di uscire il più velocemente possibile da questa situazione. Passano una decina di interminabili minuti prima che riesca a raggiungere la quota giusta, poi finalmente la vela smette di muoversi e posso planare dolcemente fino al mare. Il sole si sta calando dietro i monti Sibillini mentre io ancora vago solitario nei cieli del Piceno: lo vedo nascondersi lentamente alla mia vista e istintivamente mi parte un saluto.

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tramonto

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