Il mondo a colori (o quasi) di Aristotele - Parte 10

di Redazione Picenotime

martedì 14 gennaio 2014

Decima parte di "Il mondo a colori (o quasi) di Aristotele", racconto a puntate scritto dalla nostra collaboratrice Valeria Lelli che ci riporta ai difficili anni della Seconda Guerra Mondiale e della discriminazione razziale nei confronti degli ebrei, con tanti spunti di riflessione e parole che toccano l'animo.

Martedì prossimo pubblicheremo l'undicesima parte, buona lettura!

Durante il giorno, nel campo, gli odori si insudiciavano l’un l’altro. Il calore delle macchine, con le quali stavamo in contatto quotidiano, non permetteva agli odori di mantenere la loro identità. La notte, quando tutti dormivano, io mi avvicinavo al portone del dormitorio e grazie al freddo, riuscivo ancora a sentire qualche profumo invernale.

Perché tutti i profumi con il freddo mantenevano intatta la loro identità, si conservavano presso di sé. Il calore invece li confondeva: erano tutti presso di sé nell’altro… quasi a puzzare. Di notte, invece, sentivo l’odore di foglie lontane; e se mi concentravo un po’ di più sentivo il loro fruscio, il loro fragile fruscio di foglie autunnali.

Il potere della mia immaginazione mi restituiva l’odore del gelsomino sul viale di casa e della lavanda che mia madre metteva tutti i sabati mattina sul tavolo della cucina quando tornava dal mercato. In quel momento per me perfetto sentii che i ricordi dentro di me tenacemente lottavano per non morire assieme a tutto il resto; quegli odori erano lì e li avevo conservati dentro me insieme a tanti altri ricordi che erano come un’essenza rara e preziosa da custodire.

Forse la mancanza di una visuale nitida, o forse il clima del campo, avevano paradossalmente vivificato facoltà del mio animo che avevo sempre trascurato.

Accanto a me, nel dormitorio, c’era una nuova donna che non parlava la mia lingua. Chissà da dove veniva e chissà dove stava andando prima di finire lì, accanto a me. Nonostante non potessimo comunicare per difficoltà linguistiche, il suo sguardo tradiva un pensiero: non c’era la speranza di sopravvivere a quel posto...

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