Il mondo a colori (o quasi) di Aristotele - Parte 12

di Redazione Picenotime

lunedì 27 gennaio 2014

Proprio nel Giorno della Memoria pubblichiamo la dodicesima e ultima parte di "Il mondo a colori (o quasi) di Aristotele", racconto a puntate scritto dalla nostra collaboratrice Valeria Lelli che ci riporta ai difficili anni della Seconda Guerra Mondiale e della discriminazione razziale nei confronti degli ebrei, con tanti spunti di riflessione e parole che toccano l'animo.

Buona lettura!

Presi in braccio quel mucchietto d’ossa e lo portai nel dormitorio. Piangevo e ridevo. Lo abbracciai con forza e in quell’abbraccio cercavo tutta la mia famiglia: mio padre, mia madre e mia sorella. Eravamo rimasti solo io e Aristotele, anche se in quel momento c’eravamo tutti. La Guerra era finita e noi eravamo sopravvissuti.

Sia io che il mio cane dopo un po’ tornammo a star meglio fisicamente. Quell’aspetto da malati ci abbandonò. Quello che non mi abbandonò mai era il senso di colpa di essere sopravvissuta all’Orrore.

E una cosa che invidiavo ad Aristotele era proprio la mancanza del senso di colpa.

1973. Eccomi qui, tremante, in una sala d’aspetto di un freddo ospedale di periferia. Non ho mai voluto raccontare ciò che ho vissuto a Birkenau, forse perché non ci sono parole adeguate che possano restituire compiutamente ciò che è stato. Ora non voglio più cercare di dimenticare, forse la cosa giusta da fare è custodire questa mia Memoria. Ogni mattina, quando apro gli occhi, prima di inforcare gli occhiali, non vedo niente. Chi è miope può capire di quale sensazione parlo. Colori e linee si intrecciano e si confondono l’una nell’altra dandoti un senso di smarrimento. Il primo gesto quotidiano del miope è prendere l’occhiale dal comodino ed appoggiarlo agli occhi per far pace con i sensi. Per me non è così. O meglio: per me non è più così. Io apro gli occhi e piango, ogni mattina. Quel non-vedere anche solo per un attimo per me è un ri-vedere tutto. E’ ri-vedere l’Orrore di ciò che è stato. E’ sentire la colpa di essere qui, oggi.

Ho comprato degli occhiali con delle lenti viola. Quando metto quegli occhiali la loro visuale mi fa vedere il mondo a colori (o quasi) di Aristotele e in quell’attimo trovo pace. Il senso di colpa non c’è più. Ci siamo solo noi: io, la mia famiglia e Aristotele.

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Il mondo a colori (o quasi) di Aristotele

Il mondo a colori (o quasi) di Aristotele

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