Gaspari, l'importanza del Giorno del Ricordo delle foibe

di Redazione Picenotime

sabato 08 febbraio 2014

Pubblichiamo la nota del Sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari sul Giorno del Ricordo delle foibe.

Proseguendo nell’impegno di tenere viva la memoria della nostra storia, sia quella nazionale che quella locale, soprattutto tra le giovani generazioni, anche quest’anno l’Amministrazione comunale, in occasione del 10 febbraio, Giorno del Ricordo, ha organizzato un’iniziativa istituzionale per riflettere su un momento particolarmente triste del ‘900: gli eccidi delle foibe e l’esodo delle popolazioni italiane dall’Istria e dalla Dalmazia.

Come è noto, da anni l’Amministrazione comunale promuove anche su questi episodi momenti di approfondimento rivolti a tutta la città e in particolare agli studenti. Lo scorso anno fu proposta una lezione sui riflessi in ambito locale delle vicende legate agli "infoibamenti" avvenuti durante e dopo il secondo conflitto mondiale e all'esodo delle popolazioni dell'Istria e delle Dalmazia e, visto che in quell’occasione fu mostrato un documentario sulle vicende che videro come triste teatro il Centro raccolta profughi di Servigliano, abbiamo pensato, considerata la relativa vicinanza del Centro da San Benedetto, che potesse essere interessante proporre alle scuole un viaggio d’istruzione in uno dei “luoghi del ricordo”. 

Pensiamo che questa visita al campo possa essere per i nostri ragazzi occasione di conoscenza di un pezzo di storia del “secolo breve” in quanto il campo di Servigliano fu utilizzato per diversi scopi legati ai grandi eventi del ‘900, tutti però accomunati da un’unica, immensa matrice dolorosa: la privazione di esseri umani della propria libertà o delle proprie radici. 

La struttura di Servigliano nacque infatti durante la Grande Guerra come campo di prigionia per i soldati austriaci, tra il 1940 e il 1943 il governo fascista lo usò come campo di concentramento civile e militare, poi la Repubblica Sociale Italiana lo trasformò in un campo di concentramento di civili stranieri e di ebrei in attesa di deportazione, quindi nel secondo dopoguerra fu destinato a campo profughi per gli italiani provenienti dall'Istria, dalla Libia e dall'Etiopia. 

Abbiamo dunque scelto un luogo simbolo capace di dare la testimonianza più viva e tangibile di quanto sia assolutamente necessario trasmettere alle generazioni nuove il senso della più ferma condanna di ogni forma di violenza, di odio e intolleranza e di esclusione.

Ci auguriamo che i ragazzi capiscano la sofferenza di uomini, donne e bambini che in quel campo vissero perché vittime di un’ottusa cecità, di una violenza gratuita, della negazione del diritto di libertà solo perché considerati, a vario titolo, “diversi”. 

giovanni gaspari

giovanni gaspari