Cna Ascoli, a San Benedetto convegno sul ''Green Job nel Fashion''

di Redazione Picenotime

domenica 09 aprile 2017

''Il sistema della moda e del tessile del Piceno è fra quei comparti che ha resistito meglio al gravissimo impatto della crisi - spiegano Luigi Passaretti e Francesco Balloni, presidente e direttore della Cna di Ascoli - e attualmente ci sono in provincia ben 500 aziende che operano in questi campo. Il calo di imprese, di fatturato e di dipendenti purtroppo c'è stato, ma in misura minore rispetto ad altrre realtà regionali. Probabilmente anche per una capacità che c'è stata di reinventarsi con la creatività artigiana e il saper fare che la Cna Picena si sta adoperando per mettere in rete, rendendo così più competitive le imprese, anche nei confronti dei sempre più difficili mercati esteri".

E intanto i dati del Centro studi della Cna regionale delle Marche ci dicono che la moda marchigiana è sempre più verde. Negli ultimi cinque anni il 30 per cento delle 6.178 aziende del settore, ha investito in prodotti e tecnologie eco compatibili. Al bando i prodotti chimici nocivi lungo tutta la filiera e grande attenzione alla sicurezza dei processi e dei prodotti, a garanzia della salute dei consumatori. Investimenti che spingono calzature e abbigliamento marchigiani sui mercati esteri. Il 48 per cento delle imprese che ha investito in green economy esporta i suoi prodotti, contro il 35 per cento di quelle che non hanno puntato sulla sostenibilità ambientale. Inoltre il 28 per cento delle imprese “green” della moda ha aumentato il fatturato.

Moda sostenibile e “Green Job nel Fashion” saranno gli argomenti al centro del convegno organizzato da Federmoda Cna Marche e dalla Cna di Ascoli Piceno, che si terrà martedì 11 aprile alle ore 9,30 al Palariviera di San Benedetto del Tronto. Interverranno l’assessore alle Attività Produttive della Regione Marche Manuela Bora, il responsabile nazionale Federmoda Cna Antonio Franceschini, Marco Richetti docente ed economista del Politecnico di Milano, Aurora Magni docente della Liuc – università Cattaneo di Castellanza (Varese). Seguirà una tavola rotonda con le testimonianze di alcuni imprenditori della moda sostenibile: Jacopo Mascitti, Marco Penazzi, Cristian Reca, Marco Cappellini e Doriana Marini. All’iniziativa parteciperanno docenti e studenti delle scuole di moda di Marche (Pesaro, Senigallia, Ancona, Osimo, Macerata, Civitanova Marche, Fermo, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto) e Abruzzo (Pescara) e gli imprenditori del settore.

Economia sostenibile, tutela del made in Italy e lotta alla contraffazione” afferma Doriana Marini presidente di Federmoda Cna Marche “sono al centro del nostro impegno. In particolare il commercio del falso, oltre a rappresentare un pericolo per la salute dei consumatori, sottrae all’economia legale della nostra regione più del 10 per cento del mercato per oltre 300 milioni di euro di cui la metà riguarda prodotti di abbigliamento, moda e accessori. Due prodotti contraffatti su tre provengono dalla Cina. Per il restante terzo i Paesi di partenza sono Hong Kong, Turchia, Siria, Grecia, Nepal Tunisia e Marocco.

Nel sistema moda la crisi non è finita. Secondo uno studio di Controcot e della Liuc – Università Cattaneo, la capacità produttiva del comparto si manterrà stabile nei prossimi quattro anni per il 50 per cento delle imprese mentre il 21 per cento prevede un calo della produzione e solo il 4 per cento pensa di aumentarla. Un’impresa su quattro non è in grado di fare previsioni. Dall’indagine risulta che ad aver superato gli anni duri della crisi sono state le aziende che hanno investito in innovazioni di processo e di prodotto e che hanno saputo conquistare i mercati esteri.

Quale futuro per le aziende del tessile, abbigliamento e calzature? Nei prossimi anni, secondo l’indagine, sarà sempre più importante, per le imprese della moda, costruire reti d’impresa e network progettuali. Inoltre la moda del futuro dovrà essere sempre più attenta alle tematiche ambientali, introducendo in azienda nuove figure professionali come il progettista di prodotti tessili sostenibili e il responsabile della sicurezza chimica. Infine la sostenibilità ambientale passerà anche dal recupero e riutilizzo dei materiali da riciclo, che andrà sostenuto con incentivi economici per le aziende e con la costituzione di apposite filiere e di start up per il recupero creativo degli scarti.

Tra il 2009 e il 2016 il comparto moda delle Marche ha perso 2 mila addetti e 675 imprese, pari al 10 per cento delle 6.178 aziende in attività A pagare il conto più salato sono state le imprese di calzature e articoli in pelle (-574) mentre l’abbigliamento ha perso 62 aziende e il tessile 39. Un settore, quello della moda, composto da 3.863 aziende nel calzaturiero,1.891 nell’abbigliamento e 424 nel tessile. Nel Piceno, invece, le imprese sono passate da 511 nel 2009 a 497 nel 2016, con un impatto negativo più mitigato rispetto alle altre province marchigiane. In sette anni meno 14 imprese, per fare un esempio, a fronte delle quasi seicento in meno registrate nelle vicine province di Fermo e Macerata.

In Italia negli ultimi cinque anni il sistema moda ha perso 5.800 aziende e oltre 52 mila addetti ma resta fondamentale per la nostra economia, con un fatturato che lo scorso anno ha superato i 50 miliardi di euro.

Le esportazioni del sistema moda marchigiano nel 2016 ha perso il 5,6 per cento scendendo da 2 miliardi e 646 milioni a 2 miliardi e 497 milioni di euro (-148,6 mln) soprattutto per la forte diminuzione registrata nelle province del distretto calzaturiero fermano maceratese dove si registra un calo delle esportazioni che sfiora l’8 per cento. In frenata anche gli investimenti. Secondo l’Osservatorio Ebam, solo il 13 per cento delle imprese artigiane con dipendenti della moda marchigiana ha investito nel secondo semestre dell’anno scorso e nei prossimi mesi non sono previsti segnali di ripresa. Le previsioni dell’Ebam per il primo semestre 2017 indicano un’attività stabile per l’88,3 per cento delle imprese calzaturiere mentre il 10,4 per cento pensa di diminuire la produzione e solo l’1,3 per cento conta di aumentarla. Nel tessile abbigliamento il 75 per cento ritiene che la produzione rimarrà stazionaria, il 16,7 per cento si aspetta un calo produttivo e l’8,3 per cento si aspetta un incremento dell’attività.


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