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Ascoli, Cosmi a B Magazine: “Tifosi straordinari. Salvezza? Abbiamo armi per combattere”

di Redazione Picenotime

venerdì 26 gennaio 2018

Nella nuova edizione di "B Magazine", la rivista ufficiale della Lega di Serie B, è stata pubblicata un'interessante intervista all'allenatore dell'Ascoli Picchio Serse Cosmi che vi proponiamo integralmente.

Serse Cosmi è tornato ed è pronto a fare sul serio. Quella sulla panchina dell’Ascoli è una nuova sfida, per lui che è reduce da due missioni importanti, alla guida del Trapani: una salvezza che sembrava quasi un miraggio, tre stagioni fa e, nella successiva, una finale playoff per l’accesso alla Serie A. Adesso Cosmi dovrà condurre i marchigiani verso la salvezza. Un obiettivo difficile, ma non impossibile. A quanto pare le piacciono le sfide… 

"È stato un anno difficile, come lo sono tutti quelli in cui non sono in campo. È stata dura. Per come sono fatto, per indole e carattere, preferisco vivere il calcio da allenatore, piuttosto che da osservatore. Per questo, e lo dico con sincerità, quando ho ricevuto la chiamata dell’Ascoli non ho neppure considerato la situazione di classifica che era ed è certamente difficile. Sono attratto dal blasone della società, dalla città e dai tifosi. C’è tutto ciò che serve per poter rialzare la testa". 

La salvezza sarebbe un’altra missione portata a termine! 

"Ho riflettuto sull’importanza di questo obiettivo. Sarebbe una piccola impresa, paragonabile a quella ottenuta col Trapani. Ci sono tante analogie. Io ce la metterò tutta". 

Se centrata, si aggiungerebbe a un’altra impresa. Mi riferisco a quella finale playoff persa col Pescara... 

"No, quella è stata una superimpresa. Col tempo l’ho rivalutata. Cito un dato evidente ed indiscutibile: i 44 punti ottenuti nel girone di ritorno. Inoltre, invito a dare un’occhiata agli organici delle due finaliste. Molti giocatori del Pescara oggi sono in A. Di contro, l’unico del Trapani che milita nella massima serie è Petkovic, che peraltro non gioca molto. Ciò significa che è stato fatto qualcosa di davvero straordinario". 

Che aria tira nello spogliatoio? 

"Ho avuto modo di fare due chiacchiere coi ragazzi. Penso che sia normale, direi fisiologico, che in un gruppo di ragazzi che vivono una situazione di classifica non facile, ci sia delusione, scoramento, anche sfiducia. Il mio obiettivo, per iniziare, è proprio quello di far riacquisire alla squadra la consapevolezza delle proprie possibilità". 

E poi ci sono stati tutti quegli infortuni... 

"La squadra ha lavorato bene anche con Maresca. C’è stata sfortuna. Sono stati persi per strada calciatori titolari che avrebbero potuto continuare a essere protagonisti. Così la classifica ne ha risentito inevitabilmente". 

Certamente sarà una bella lotta per la salvezza. Lei come la vede?

"Parlare degli altri è assai scorretto. Dico soltanto che la B ci ha abituato a grandi capovolgimenti. È capitato spesso che chi, al termine del girone di andata, s’è classificata fra le ultime cinque squadre, ha poi rischiato di fare i playoff oppure li ha fatti. Chi, invece, prima del giro di boa ha mostrato un buon rendimento, è retrocessa o ha fatto i playout. Dunque, non è semplice prevedere con chi dovremo concorrere. Dico qualcosa di banale ma di efficace: dobbiamo accumulare più punti possibili per noi stessi, a prescindere dagli avversari". 

Finora lei l’ha vissuto da spettatore. Che campionato è stato prima del suo arrivo? 

"La solita Serie B degli ultimi anni, ma con maggiore equilibrio. Basti pensare che il Bari, che sta in alto in classifica, ha perso 7 gare. Palermo e Frosinone stanno allungando un po’ ma non si tratta di vere e proprie fughe. Per il resto non mi pare si possa parlare di media o bassa classifica, tutte le squadre sono abbastanza vicine". 

Che giocatori ruberebbe alle altre squadre?

"Sicuramente Krunic all’Empoli, è il più forte della categoria. Poi ci sono tanti giovani interessanti. Uno di questi, non ho dubbi, è il nostro De Santis. Come dissi di Caldara ai tempi del Trapani, anche di lui dico che nel giro di due anni sarà protagonista nella massima serie". 

Come si è evoluta la B negli anni? 

"Se penso al primo campionato che disputai col Genoa quattordici anni fa, dico che c’è un abisso tra il passato e il presente. Il paragone è improponibile. Per essere più chiaro, i miei due attaccanti, quella stagione, erano Milito e Stellone. La qualità e i valori economici erano decisamente superiori. Non a caso oggi, le neopromosse dalla C talvolta balzano direttamente in A, cosa che qualche anno fa era quasi impensabile. E poi ci sono tanti allenatori giovani o esordienti". 

Cosmi, cosa si sente di dire ai colleghi con minore esperienza della sua? 

"Dico di vivere la loro professione con passione e che l’esperienza è un fattore importante. Il calcio è cambiato in tanti aspetti. Alcuni di loro sono catapultati in un contesto che, forse, non hanno la forza di sopportare. Le società, in questo senso, dovrebbero fare di più per aiutarli e non avere fretta di raggiungere subito i risultati". 

Nel suo cammino quali città le sono rimaste più nel cuore? 

"Ho cercato di conoscerle e capirle tutte e non ce n’è una che io non ricordi volentieri. Inizio seguendo l’ordine cronologico della mia carriera. Arezzo mi è rimasta dentro, lì ho iniziato sul serio a fare l’allenatore. Di Perugia, la mia città, è fin troppo facile parlarne. Genova, Brescia, Lecce e Trapani sono quelle con cui ho costruito legami più forti, ma sono stato bene anche a Udine, Livorno e Pescara". 

Ce la farete a salvarvi? 

"Rispondo dicendo che sono convinto del fatto che abbiamo le armi necessarie per combattere. Dipende da noi. Tutti qui mi hanno messo nelle condizioni di lavorare, dai tifosi che sono straordinari e che mi hanno accolto alla grande, alla società che si fida di me. Forse un po’ troppo (lo dice scherzando, ndr)".


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Serse Cosmi

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