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Ascoli Calcio: B Magazine celebra 120 anni del Picchio intervistando Pulcinelli, Tesoro, Vivarini e Padella

di Redazione Picenotime

sabato 22 dicembre 2018

Uno speciale per i 120 anni dell’Ascoli è il piatto forte della rivisita ufficiale di "B Magazine" del mese di Dicembre. Il periodico ufficiale della Lega B, on line e gratuito cliccando QUI, oltre ad una panoramica a 360 gradi della società marchigiana, che con la nuova proprietà ha ritrovato la passione del proprio pubblico, ha voluto proporre quattro interessanti interviste esclusive al patron Massimo Pulcinelli, al direttore sportivo Antonio Tesoro, a mister Vincenzo Vivarini ed al capitano Emanuele Padella, realizzate prima del match interno con il Brescia.  

MASSIMO PULCINELLI

Qual è stato il percorso che lo ha portato ad Ascoli? Quando si è avvicinato allo sport e al calcio in particolare?

"Sono appassionato di calcio da una vita intera, come tanti italiani, ma non avrei mai immaginato di entrare attivamente nel settore. In generale, però, amo lo sport perché penso veicoli e insegni valori fondamentali quali rispetto, lealtà verso i compagni, responsabilità, determinazione e professionalità".

Perché un imprenditore decide di acquistare un club?

"Innanzitutto, quello sull’Ascoli è stato un investimento di cuore dettato dalla passione verso il calcio e dalle nostre origini marchigiane, infatti mio padre Aldo è nato ad Arcevia in provincia di Ancona. Siamo stati contattati e coinvolti da amici e professionisti che ci hanno presentato i nostri attuali soci, Tosti e Ciccoianni. Ci sono piaciuti ed è scattata la scintilla. Infine, abbiamo diverse attività nelle Marche, regione che amiamo, perciò l’idea di investire in una società con questa storia ci ha stregato".

Come è stata la reazione in famiglia?

"Tutta la famiglia Pulcinelli ama il territorio delle Marche (viste le nostre origini come vi dicevo) e il calcio, da mia sorella Roberta ai miei due figli Alexia di 22 anni Andrea di 17 anni, che si sono subito appassionati a questo mondo vivendolo dall’interno, essendo molto giovani capiremo strada facendo il loro potenziale. Per ora sono degli ultras e non perdono nessuna gara, né in casa né in trasferta".

Appena acquistato il club i tifosi le avranno parlato di Costantino Rozzi e Carlo Mazzone?

"Rozzi è e resterà sempre il Presidentissimo. Lui era Ascoli, ha fatto conoscere il club e la città in tutta Italia e in Europa. È stato un precursore anche nell’individuare un allenatore come Mazzone, allora non blasonato, ma che oggi vanta il record di panchine in serie A. Quindi non posso essere che contento quando i tifosi fanno dei paragoni con lui, ma è impossibile raggiungerlo. Con Carlo Mazzone abbiamo condiviso al Del Duca il giorno dei festeggiamenti per i 120 anni dell’Ascoli è stata una grande emozione".

L’Ascoli è un club nel quale hanno giocato Anastasi, Dirceu, Novellino, Bierhoff e molti altri calciatori amati da tutti gli appassionati.

"L’Ascoli è sicuramente un club con una grande storia, è normale che negli anni abbia attirato grandi protagonisti del nostro calcio".

Leggendo il bilancio del club, da imprenditore cosa ha pensato?

"Ho pensato che ci vuole una corretta gestione societaria e non farsi prendere troppo dalla passione altrimenti si rischiano brutte conseguenze in termini economici". 

Quali le criticità?

"Sicuramente il costo del personale, quindi anche dei calciatori, che rappresenta l’80% delle spese societarie. Sarebbe più corretto non considerare i calciatori dei dipendenti, viste anche le cifre che percepiscono".

Il presidente del Perugia, Massimiliano Santopadre, ha detto che non potete ripianare ogni anno milioni di euro di debiti.

"Dobbiamo sicuramente generare maggiori ricavi, anche grazie al sostegno di partner locali e non, e ridurre i costi, sperando in un aumento dei contributi dalla Federazione e anche dalla Seria A, visto che la B deve fungere da vivaio per le squadre della massimo divisione".

Quasi quotidianamente si parla di voi. Qual è la sensazione? Quella di vivere in una sorta di “Grande Fratello”?

"No, non ci sentiamo “spiati” bensì “seguiti” e questo non può farci che piacere. È importantissimo far crescere l’attenzione verso la squadra e di conseguenza verso il territorio ascolano". 

Cosa incrementare?

"Sicuramente dobbiamo occuparci dello stadio, abbiamo provveduto in tempi molto veloci alla copertura della Tribuna Ovest. Al momento stiamo analizzando possibili evoluzioni, posso dire che probabilmente realizzeremo ulteriori “sky box” per gli sponsor. Quanto al resto, ci vorrà ancora qualche mese per prendere delle decisioni. Di sicuro è di massima priorità il rifacimento della Curva Sud e la copertura della Tribuna Est, ma c’è davvero tanto da fare".

Il territorio come risponde alle vostre sollecitazioni?

"Devo dire c’è un grande affetto intorno alla squadra e alla proprietà. La curva è sempre piena e anche in trasferta i tifosi non fanno mai mancare il loro sostegno. L’apertura dell’Ascoli Store è stata un grande successo e in generale c’è la speranza che la crescita dell’Ascoli Calcio possa portare a una crescita di tutto il territorio".

Ascoli è una città di 50.000 abitanti, quali iniziative avete programmato per fidelizzare i tifosi e per coinvolgere i più giovani?

"Già alla partenza della campagna abbonamenti abbiamo previsto un prezzo speciale per le famiglie e per i tifosi residenti fuori dalla provincia. Dopo la riapertura della Curva Nord abbiamo dedicato dei biglietti ai bambini e ai ragazzi delle scuole del territorio ad un prezzo veramente speciale".

Calcio e tv, quanto le piace lo “spezzatino” che prevede gare dal venerdì al lunedì praticamente a tutte le ore?

"Penso sia un modo di accontentare tutti, appassionati, che trovano sempre il modo di passare un paio d’ore, e mondo dei diritti tv con il business che da essi deriva, ma risulta un po’ complicato per i tifosi e per il Team". 

I dipendenti della Bricofer, la sua azienda, sono diventati tutti tifosi dell’Ascoli?

"Assolutamente sì! C’è grande partecipazione da parte di tutta la grande Famiglia Bricofer tanto che abbiamo coinvolto direttamente, nella gestione della squadra, il top management del Gruppo!".


ANTONIO TESORO

Direttore, con che spirito è arrivato nelle Marche dopo aver lavorato in altri club importanti?

"Ascoli è sicuramente una piazza che vive di calcio e quindi sono molto orgoglioso di essere qui. Ho avuto esperienze intense anche in altre città importanti dal punto di vista calcistico come Lecce e Vicenza, cercherò di fare del mio meglio".

Ecco, appunto Ascoli..

"Che è una piazza splendida: qui c’è tanta pressione, ma i tifosi sono riconoscenti, sanno comprendere la validità del lavoro. Per l’ascolano la propria squadra è fra le cose che interessano di più. Un esempio? Alla domenica se vai al bar l’umore e l’approccio della gente cambia se al sabato hai vinto o hai perso. Ora si respira un bel clima, il cambio societario è stato accolto bene e questo dà una gran voglia di lavorare. Spinge a fare sempre meglio".

Si nota dall’esterno un grande coinvolgimento verso il territorio. 

"Abbiamo un patron che ama utilizzare i social, i nuovi strumenti di comunicazione tanto piacciono ai giovani e coinvolgono non solo i tifosi. C’è poi un presidente, Giuliano Tosti, molto legato al territorio con un grande appeal con la piazza, Tosti è un dirigente che ha vissuto l’epoca Rozzi e sta riproponendo quel modello di rapporto virtuoso e quasi morboso fra società e tifosi".

Quello della B è un mercato complesso: esperienza, giovani, un mix fra i due, proprietà, prestiti, entrambi. Lei cosa preferisce?

"La nostra squadra ha un’età media bassa, fra le più basse del campionato, ma nei punti nevralgici abbiamo scelto calciatori di esperienza che stanno trascinando il gruppo e aiutano la lettura di un torneo difficile per i più giovani, che hanno invece una qualità positiva come l’esuberanza".

Quali sono i ruoli per i quali avete scelto calciatori esperti?

"Il portiere, il difensore centrale, il mediano, l’attaccante. Il cosiddetto asse centrale".

Come sceglie i giovani: li preferisce con alle spalle un campionato nelle serie inferiori oppure li preleva direttamente dai settori giovanili?

"Non ho una regola fissa. Primavera, Serie C o prestiti dai club. Li cerco bravi e possibilmente pronti anche se quello lo si scopre strada facendo. Fra i neo arrivati è sicuramente pronto Frattesi, altri invece stanno maturando e saranno presto in grado di tenere bene il campo".

Come vede il progetto delle seconde squadre?

"Personalmente non sono particolarmente favorevole, perché nel Dna del nostro calcio è preponderante la pressione come fattore di crescita, aspetto che non troviamo in una squadra che non ha grandissime motivazioni di classifica". 

Spesso in B a gennaio si cambia molto. Perché?

"Partiamo dal presupposto che per molti club rimanere in B è vitale, allo stesso modo altri hanno quale obiettivo fondamentale la promozione. La prima parte del campionato, a molti, serve per capire le potenzialità e le prospettive della rosa per poi operare in sede di mercato invernale".

C’è un calciatore che vorrebbe ad Ascoli?

"Non è un mistero che ho fatto di tutto per portare Petkovic in bianconero. Su di lui, però, c’era anche la Dinamo Zagabria che gli garantiva un palcoscenico europeo".

Chiuda gli occhi: l’Ascoli è in Serie A. Per quale giocatore farebbe una pazzia?

"Mister Vivarini è d’accordo con me: Lapadula".


VINCENZO VIVARINI

Mister Vivarini, lei ha firmato per l’Ascoli il 12 luglio, a stagione di fatto già iniziata: è riuscito a impostare la squadra e la preparazione come voleva?

"A me piace razionalizzare tutti gli aspetti di una squadra, tra questi anche il suo progetto tattico. Con il direttore Tesoro ho ragionato sul gioco da proporre in una piazza importante e con delle ambizioni come è Ascoli. Con queste premesse abbiamo allestito una rosa competitiva per un campionato che è oggettivamente difficile. Avevamo idee chiare sulle caratteristiche dei giocatori da prendere".

Avete anche affrontato il tema del cambio di modulo con il passaggio alla difesa a quattro?

"Per me non è un problema lavorare sui moduli, ne ho utilizzati molti nella mia carriera e sicuramente ho giocato più con la difesa a quattro che con quella a tre. Mi sono basato sulle caratteristiche dei miei giocatori, volevo una squadra razionale ed elastica, così siamo passati alla linea a quattro".

Con gli esterni bassi che spingono molto.

"Rientra nei discorsi fatti col direttore a inizio stagione, abbiamo deciso di costruire una squadra votata all’attacco, che giocasse un calcio propositivo. Da sempre il mio pensiero è stato questo e sono felice di poterlo proporre in una piazza competente come Ascoli".

Avete battuto squadre come Verona e Benevento, messo in difficoltà il Pescara, poi però avete anche subito sconfitte inaspettate, colpa di un calo di concentrazione?

"Se il riferimento è alla gara contro il Padova è stata una partita strana, arrivavamo da una settimana di festeggiamenti per il 120° compleanno del club. So che non doveva succedere e che non è una giustificazione, ma in quella partita siamo stati un po’ leggeri, in certi atteggiamenti mentali. E ci è costato caro".

Cosa ha detto a Simoneandrea Ganz dopo lo scorso campionato nel quale non ha mai segnato?

"Io sono abituato a trattare tutti allo stesso modo, quindi a Ganz non ho detto nulla di più o di meno di quello che ho detto a tutta la squadra: pretendo il massimo impegno e garantisco a tutti l’opportunità di esprimersi. Simoneandrea si sta dando da fare e sono contento del suo rendimento".

Continuiamo a parlare di singoli: Troiano. Uno che ha fisico, tecnica e pure il fiuto del gol. Secondo lei senza i molti infortuni che ha subito avrebbe potuto avere altri palcoscenici?

"Lui ha una qualità molto difficile da trovare nei giocatori, l’intelligenza tattica. Non scopro io le sue potenzialità e che avrebbe potuto avere un’altra carriera, posso solo dire che siamo felicissimi di averlo con noi". 

Tiene d’occhio il settore giovanile?

"Qui ad Ascoli ho trovato un impianto tecnico-tattico di altissimo livello, un settore giovanile guidato con una professionalità che non ha nulla da invidiare a quella di club più importanti; ragazzi scelti con attenzione e senza lasciare nulla al caso. Io pesco molto dalla Primavera e ogni volta che chiamo qualcuno, trovo ragazzi all’altezza e con grandi potenzialità. Devono solo avere il tempo di crescere e fare esperienza". 

Come vive la pressione di una piazza così esigente e innamorata della sua squadra come quella di Ascoli?

"Ad Ascoli la gente va allo stadio e segue la squadra in trasferta, questo è risaputo. Una dimostrazione di grande affetto? La trasferta di Pescara nella quale abbiamo riempito la curva riser vata agli ospiti. Qui la città vive per la squadra e questo ci responsabilizza, vorremmo che i nostri tifosi fossero sempre orgogliosi. Noi, questo lo garantisco, quotidianamente ci impegniamo al massimo".

Un’ultima curiosità: prima di Ascoli- Padova ha avuto modo di incontrare Carlo Mazzone?

"Sì e sono molto orgoglioso dei suoi complimenti, Mazzone oltre a essere stato un grande allenatore, ha dato molto importanza ai rapporti umani, aspetto fondamentale anche per me. Per questo quando si è avvicinato prima della partita portandomi parole di stima è stato motivo di immenso piacere".


EMANUELE PADELLA

Emanuele quasi un terzo del campionato se n’è andato... Ci fai un primo bilancio della stagione?

"Siamo partiti cambiando società e cambiando tanti giocatori. Siamo un squadra nuovissima ora sono tre mesi che ci alleniamo insieme e il nostro obiettivo è quello di ottenere la salvezza il prima possibile. La società è ambiziosa, c’è voglia di vincere e di superare quei limiti che lo scorso anno ci hanno fatto arrivare ai playout. Siamo fuori dalla zona rossa, ma il campionato è difficile. Abbiamo vinto partite importanti contro Benevento e Verona, ma abbiamo perso punti con squadre che in classifica hanno meno punti di noi. Il nostro campionato deve essere sempre giocato dando il massimo".

Questo è un torneo molto particolare con diciannove squadre e un turno di riposo.

"È un campionato strano. Non ti permette di avere ritmo costante perché quando riposi la settimana è lunga e logorante. Ci dobbiamo abituare. Il turno di riposo è una novità, dobbiamo adattarci e lo stiamo facendo. Dopo la sosta è sempre difficile".

Al momento siete più vicino ai playoff che ai playout...

"È vero, ma voliamo basso. Sappiamo che il campionato è complicato. Ad esempio se qualche settimana fa avessimo vinto contro il Padova, saremmo andati in piena zona playoff, ma ogni partita è a sé, bisogna mettere in campo la giusta voglia e determinazione. Dobbiamo sempre metterci qualcosa in più dell’avversario".

Che tipo di squadra è l’Ascoli?

"È una squadra molto attrezzata e matura, con giovani importanti e un allenatore preparato che ci fa scendere in campo con le giuste idee. Abbiamo tutto per fare bene. Rispetto allo scorso anno siamo più esperti. Sappiamo quello che vogliamo e come ottenerlo. Lo spogliatoio è sano e tutti remiamo nella giusta direzione". 

E la città?

"Ascoli è molto bella. Parliamo di una città in cui si vive benissimo, è molto calorosa e c’è grande amore per la squadra di calcio. C’è tanta voglia di tornare su palcoscenici importanti. E i tifosi ci spingono in questa direzione".

Avete appena festeggiato i 120 anni... Ci racconti le emozioni.

"Parliamo di una storia importante e di un club glorioso. Non capita spesso di festeggiare 120 anni. Sono state sensazioni bellissime e poi vedere la gioia di Mazzone e Giordano, gente che ha fatto la storia e lo stadio strapieno di amore e passione è stato bellissimo. Si vedevano felicità e orgoglio negli occhi della gente. Essere capitano di questa squadra è motivo di grande soddisfazione".

Cosa vuol dire fare il capitano?

"Essere capitano è importante perché devi sempre dare l’esempio, allenarti meglio degli altri ed essere positivo. Non devi lamentarti e non puoi mollare mai. E poi il bene del gruppo è sempre al primo posto. Non mi pesa, l’avevo già fatto a Benevento e Grosseto. È motivo di orgoglio e responsabilità".

A proposito di Benevento... In città oltre che per le prestazioni in campo si ricordano ancora di te impegnato a spalare fango. 

"Col Benevento mi sono lasciato benissimo dopo due campionati vinti. Il loro obiettivo era di cambiare totalmente, siamo andati via in sedici. Sono tornato da avversario e ho ricevuto tanti applausi. Essere chiamato da loro “immortale” è un vanto. A Benevento sono nati i miei figli e mi sono sposato. Sono arrivato ragazzino e andato via da uomo. Porterò sempre dentro di me quelle esperienze, come l’alluvione: svegliarsi alle tre del mattino e trovare macchine e case coperte di fango ha fatto tanta paura. L’unica cosa che mi sono sentito di fare è stato scendere e dare una mano. In quel momento la città aveva bisogno dell’uomo, non del calciatore".

Tu una promozione in A l’hai già centrata... È utopia pensare di fare un bel regalo all’Ascoli per il suo compleanno?

"In questo campionato può succedere di tutto. Con tre o quattro vittorie consecutive ti ritrovi in alto... Sognare non costa nulla, ma l’obiettivo è quello di salvarci il prima possibile e poi vedere cosa possiamo fare. Abbiamo giocatori importanti come Ninkovic, Ardemagni, Troiano e Brosco, solo per citarne alcuni. Abbiamo voglia e qualità".

Chi vince il campionato?

"Vedo bene il Palermo che ha trovato l’assetto giusto, mentre Benevento e Verona stanno facendo più fatica. Il Pescara è partito più indietro, ma sta facendo benissimo. La classifica ora è bugiarda. Dopo Natale si definiranno i veri obiettivi". 

Sogno nel cassetto?

"Proseguire qui la mia carriera. Vorrei rimanere ad Ascoli a lungo, non sono vecchio, ma nemmeno giovane e vorrei finire la carriera qui, per fare bene e portare la fascia con voglia e orgoglio".


Foto da B Magazine Dicembre 2018

Foto da B Magazine Dicembre 2018

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