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Coronavirus, Conte: “Saranno mesi duri per tutti ma l'Italia riprenderà la sua corsa più unita”

di Redazione Picenotime

lunedì 23 marzo 2020

"Quelli che stiamo vivendo sono giorni pesanti, difficili. Ognuno di noi sta compiendo piccoli e grandi sacrifici, rinunciando alle proprie abitudini e ai propri affetti. Ma questa è una battaglia che si vince restando uniti. Solo così ce la faremo". A scriverlo stamane via social è il premier Giuseppe Conte dopo il nuovo DPCM che restringe ulteriormente le misure di contenimento al Coronavirus (CLICCA QUI PER LISTA ATTIVITA' ESSENZIALI CHE RESTANO APERTE). Il presidente del Consiglio ha fatto il punto della situazione in un'intervista pubblicata oggi sul quotidiano "La Stampa" a firma di Andrea Malaguti.

Presidente Conte, l'Italia resta chiusa fino al 3 aprile. E dopo? Quando finirà questa crisi?

«È presto per dirlo. Questi saranno i giorni più difficili perché non abbiamo raggiunto la fase più acuta del contagio e i numeri cresceranno ancora. Siamo in attesa, nei prossimi giorni, degli effetti delle misure adottate. Lo avevo detto da subito che non si sarebbero visti nell'immediato. Le restrizioni sono quelle indicate anche dal Comitato tecnico-scientifico. Adesso abbiamo compiuto un nuovo passo in avanti, chiudendo tutte le attività produttive che non sono strettamente necessarie né indispensabili a garantirci i beni e i servizi essenziali. Ma molto dipende dal comportamento responsabile di ciascuno di noi: se tutti, e ribadisco tutti, rispettiamo i divieti, se ognuno fa la propria parte, usciremo prima da questa prova difficilissima».

Lei ha paura?

«Sono preoccupato, come tutti gli italiani. Ma la responsabilità che avverto sulle spalle mi moltiplica il coraggio e le energie. Come "l'Italia dei balconi", vivo con orgoglio questo momento e coltivo una grande voglia di riscatto»

Preoccupato e basta?

«Stiamo affrontando la crisi più difficile dal dopoguerra. Anche gli italiani ne sono consapevoli. Questo è il momento delle scelte, delle scelte anche tragiche. Ma insieme al governo abbiamo stretto un patto tra noi e con le nostre coscienze: riconosciamo priorità assoluta alla tutela del diritto fondamentale alla salute dei cittadini. Siamo consapevoli che è in gioco anche la tenuta sociale ed economica del Paese. Ed è per questo che le nostre scelte sono sempre molto ponderate. Con gli ultimi provvedimenti abbiamo deciso di rallentare il motore del Paese senza però bloccarlo completamente. Ci aspettano settimane molto impegnative. Per questo serve davvero la collaborazione e uno sforzo in più da parte di tutti».

Perché Centro e Sud Italia devono accettare le stesse restrizioni del Nord, dove sono concentrati morti e malati? I numeri sono profondamente diversi.

«Stiamo adottando tutte le misure ritenute necessarie per contenere l'epidemia al Centro ed evitare che esploda al Sud. Con tutta la squadra di Governo, in collaborazione con le autonomie territoriali lavoriamo anche di notte per scongiurare questo scenario. Gli italiani rimangano a casa, tanto al Nord quanto al Sud. Non ci sono alternative».

Il governatore Fontana continua a dire: se il governo non ci ascolta faremo da soli. Il 30% dei ricoverati in terapia intensiva in Lombardia non ce la fa.

«Con il governatore Fontana abbiamo collaborato fin dall'inizio, ogni decisione che abbiamo preso è stata valutata insieme, seguendo le indicazioni del comitato tecnico-scientifico. Stiamo facendo tutti degli sforzi straordinari. Dall'inizio dell'emergenza sono aumentati del 50 per cento i posti letto di terapia intensiva su tutto il territorio nazionale, e di oltre il 70 per cento in Lombardia. E nei prossimi giorni aumenteranno ancora. Siamo al fianco dei milanesi, dei lombardi e di tutti coloro che lottano negli avamposti di questa durissima battaglia. È una battaglia che riguarda il Paese intero e che va combattuta da tutti, restando uniti».

Che effetto le hanno fatto le foto dei camion con le bare di Bergamo?

«Quelle sono le foto di tanti, troppi italiani che muoiono ogni giorno, tutti con un nome e un cognome. Dietro ci sono storie familiari, lacrime, sofferenze. Questa ferita rimarrà indelebile nella storia della nostra Patria. Non la potremo mai dimenticare. Nelle prossime ore arriveranno a Bergamo e nelle altre aree più critiche medici e infermieri. Abbiamo fatto un bando per una task force di 300 medici. In un giorno solo hanno aderito in 8 mila. In questo gli italiani sono straordinari. Stiamo potenziando le strutture ospedaliere esistenti e stiamo attivando nuove strutture. Ci stanno aiutando tutti: medici, infermieri, volontari, forze dell'ordine, forze armate. Numerose iniziative di sostegno, anche molto concrete, ci arrivano quotidianamente dall'estero. Stiamo facendo di tutto per le aree più colpite della Lombardia, del Piemonte, del Veneto, dell'Emilia Romagna, delle Marche».

Anche il Piemonte è al collasso. Gli ospedali invocano le attrezzature che mancano?

«Anche in Piemonte, infatti, ci sono interi territori in grande sofferenza. Con la Protezione civile seguiamo costantemente l'evolversi dell'epidemia in tutta Italia. Con Borrelli e Arcuri e l'azione coordinata di tutti i ministri siamo operativi giorno e notte per reperire macchinari e dispositivi necessari a salvare vite umane. Nei giorni scorsi sono stati acquistati più di 6.500 respiratori e dalla prossima settimana arriveranno 120 milioni di mascherine, grazie all'incessante lavoro fatto all'estero. Solo in questa giornata (lunedì ndr) distribuiremo 4 milioni di mascherine e 125 ventilatori. Decine di imprese italiane stanno riconvertendo le loro produzioni per rispondere all'emergenza, anche con il supporto dello Stato e delle risorse economiche inserite nel decreto "Cura Italia". Il Paese sta rispondendo con tutta la sua forza. Ce la faremo».

Fino a quanto il sistema sociale può reggere? Parlo delle nostre teste. Della nostra capacità di accettare questo mondo diventato improvvisamente una gabbia.

«Le misure restrittive introdotte ci costringono a modificare le nostre più consolidate abitudini di vita. Incidono sulle nostre libertà più amate. Stiamo vivendo un esperimento del tutto inedito nelle democrazie occidentali. Stiamo seguendo un percorso graduale e condiviso per resistere a questa emergenza, senza stravolgere i nostri valori, rispettando i nostri presidi democratici. Teniamo costantemente informate le forze di opposizione e in questi giorni sarò in Parlamento per riferire in dettaglio. Siamo consapevoli che non è semplice per nessuno rimanere a casa per lungo tempo. Ma la responsabilità e il sacrificio che chiediamo agli italiani è assolutamente necessario a contenere la diffusione del virus. Chi rispetta le regole protegge sé stesso e i propri cari. E dimostra di rispettare anche il sacrificio di chi, come i medici e gli infermieri, mette a rischio la propria vita per salvare quella degli altri. Ci sono gli operai, gli autotrasportatori, i commessi al supermercato, i farmacisti che garantiscono a tutti noi beni e servizi essenziali. Dico a tutti gli italiani: se ami il tuo Paese, resti a casa e lo proteggi».

Qual è il confine tra rispetto delle libertà personali ed esigenze della salute pubblica?

«"La mia libertà finisce dove inizia la vostra" affermava Martin Luther King. La salute pubblica non è un bene astratto. Stiamo lottando per proteggere i cittadini contro un virus pernicioso. Tuteliamo la libertà di ciascun cittadino dalla malattia e dalla morte. Valutiamo ogni scelta con molta attenzione affinchè ogni misura restrittiva sia adeguata e proporzionata all'obiettivo che stiamo perseguendo. Non imponiamo restrizioni per limitare la libertà di manifestazione del pensiero o la libertà di riunione. Chiediamo però a tutti i cittadini di fare delle rinunce, dimostrando un grande senso di responsabilità verso i più fragili e verso l'intero Paese».

A questo ritmo supereremo i 10mila morti entro la fine del mese. Inizialmente avete sottovalutato l'epidemia?

«Con il ministro Speranza non abbiamo mai sottovalutato questa emergenza epidemiologica, tant'è che abbiamo adottato da subito misure rigorose, disponendo una cintura sanitaria per quei comuni in cui abbiamo individuato i focolai iniziali. È anche per questa ragione che il nostro modello viene oggi replicato in molti altri Paesi. Abbiamo sempre agito e adottato provvedimenti confrontandoci con scienziati ed esperti, seguendo il principio della trasparenza, del massimo rigore, della proporzionalità e dell'adeguatezza. E anche la massima autorità mondiale in questo campo, l'OMS, ha più volte riconosciuto che abbiamo operato nel modo giusto e ci addita come modello da seguire. Adesso dobbiamo dare alle misure restrittive il tempo di dispiegare tutti i loro effetti».

Quanto ci vorrà per un vaccino?

«Tutto il mondo della ricerca è al lavoro. Anche l'Italia è in prima fila con i suoi ospedali e istituti di ricerca. Sono in fase di sperimentazione e di applicazione vari tarmaci che sembrano rivelarsi particolarmente utili a combattere o a rallentare l'azione letale di questo virus. I tempi di un vaccino non sembrano brevissimi».

Presidente, è saltato il patto di stabilità, quanti soldi pensate di usare subito? E come?

«E un passo importante che, insieme al sostegno della Bce, ci aiuterà a proteggere e a far ripartire al più presto la nostra economia. Utilizzeremo tutti gli strumenti utili a riprendere a correre, privilegiando interventi di sostegno a imprese, alle famiglie, ai lavoratori anche autonomi, e in tutti i settori di attività più colpiti dall'emergenza. Stiamo studiando anche ulteriori misure per fornire garanzie e finanziamenti alle imprese, grazie alle nuove regole europee sugli aiuti di Stato appena adottate e ai fondi europei ancora non utilizzati. Stiamo già studiando un intervento che introduca meccanismi di accelerazione della spesa per investimenti e che semplifichi i passaggi burocratici superflui e renda più spediti quelli necessari».

Le proiezioni sul Pil sono disastrose. Alcuni studi parlano di -7,5% nel 2020. Che Paese si aspetta di trovare passata la crisi?

«Saranno mesi duri per tutti. Ma gli italiani sono un popolo resiliente, che ha nel proprio dna il coraggio, l'orgoglio e la forza per rialzarsi. Lavoriamo per dare ristoro al sistema Italia anche con il sostegno dell'Europa. Nella nostra storia abbiamo già affrontato tante difficoltà: ristrettezze, derive autoritarie, calamità naturali. Non faremo eccezione questa volta: l'Italia, con l'aiuto di tutti, riprenderà la sua corsa e si ritroverà più forte e unita».

Negozianti, partite Iva, operai. Chi pagherà di più?

«Questa situazione emergenziale produrrà effetti un po' su tutte le varie categorie di imprenditori e di lavoratori. Lo Stato farà la sua parte intervenendo con un piano di sostegno e di rilancio dell'economia contenente misure straordinarie. Il primo obiettivo è garantire liquidità alle imprese per aiutarle a superare questa fase ed evitare licenziamenti, in modo da proteggere il tessuto socio-economico del Paese nella fase dell'emergenza più acuta. Faremo in modo che nessuno resti indietro, anche se sarà una dura sfida».

Il nostro debito è destinato a esplodere?

«L'intera Europa dovrà fronteggiare una recessione, e questo pone pressione sulle finanze pubbliche di tutti i Paesi. Ma l'intervento poderoso della Banca centrale europea ha lanciato un messaggio chiaro ai mercati: l'euro non è in dubbio e gli sforzi dei Paesi nella lotta contro il coronavirus saranno protetti. Nessuno Stato membro si illuda di poter fare da solo. Occorre una risposta europea poderosa, efficace, immediata».

Basteranno i 750 miliardi della Bce a sostenere l'economia europea?

«La Bce ha sicuramente messo in campo uno scudo protettivo, ora sta ai governi europei scendere in battaglia e difendere l'economia. Per vincerla al più presto, dobbiamo compiere il passo successivo con spirito di unità: costruire un'architettura finanziaria con al centro Eurobond a sostegno degli sforzi dei Paesi membri o comunque un Fondo di garanzia adeguato a tutelare la salute e l'economia europea».

Presidente lei va a correre?

«No. Ma chi volesse svolgere attività motoria all'aperto deve farlo da solo e in prossimità della propria abitazione. L'attività motoria contribuisce al nostro benessere psico-fisico, ma in queste condizioni non può essere occasione di ritrovo o di visita di altri quartieri, allontanandosi dal proprio».

Quanto cibo c'è oggi nel suo frigorifero?

«Nei giorni scorsi non ho avuto un attimo per fare la spesa. Quando posso mi piace farla personalmente. Ho cibo ancora per alcuni giorni. Ricordo agli italiani che i generi alimentari saranno sempre disponibili. Quindi non v'è nessuna ragione per affrettarsi nei supermercati. Suggerisco a tutti di concentrare gli acquisti evitando il gesto della spesa quotidiana o comunque evitando gli orari di maggiore affollamento».

Nei sondaggi il suo indice di gradimento è bulgaro.

«Chi ha incarichi come il mio, e soprattutto di fronte a una prova così difficile per l'intera comunità, deve andare oltre e guardare esclusivamente al bene del Paese. In questo momento i miei pensieri sono rivolti unicamente al giorno in cui gli italiani potranno finalmente tornare ad abbracciarsi, con la consapevolezza di aver sconfitto un'emergenza globale senza precedenti. Questa esperienza ci cambierà. Starà a noi tornare migliori di prima».

Presidente, come ha spiegato l'emergenza Coronavirus a suo figlio?

«Con la verità, l'unica strada da seguire. Stiamo vivendo un nuovo periodo della nostra vita in cui bisogna osservare alcune severe regole di prevenzione che aiutano a proteggersi. Non bisogna avere paura ma coraggio, e fiducia in tutte le persone che lavorano per trovare una soluzione e per aiutare il prossimo».

 

Giuseppe Conte

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