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Coronavirus, Gravina: “Non voglio essere il becchino del calcio italiano, abbandonerei false retoriche”

di Redazione Picenotime

domenica 19 aprile 2020

"In questo momento ci sono due correnti di pensiero: una per la chiusura e una per continuare". Queste le parole rilasciate in serata dal presidente della Figc Gabriele Gravina in collegamento con la trasmissione "Che tempo che fa" in onda su Rai 2. "Le ragioni a cui faccio riferimento sono l’opportunità e la speranza. Io ho parlato di Giugno e spero che in quel momento ci sia sollievo, inoltre ho fatto riferimento al tema dei contenziosi. Se lo dicesse il Governo sarebbe una sua responsabilità e l’accoglierei con sollievo. Il calcio italiano non vive in modo separato rispetto ad altre categorie del mondo italiano, inoltre c’è il tema della speranza - ha dichiarato Gravina -. Io chiedo che venga considerato l’impatto socio-economico come ogni altro settore e per questo è stato previsto un protocollo che garantisce la negatività. Il calcio rispetto agli altri sport? Non capisco la violazione etica di un mondo che ha grande impatto sociale e non mi permetto di entrare nelle scelte di altre federazioni e sport. Come ripartirei? Io abbandonerei le false retoriche, esiste un protocollo e un comitato tecnico scientifico. Sui tamponi ci sono delle cliniche disponibili e non penso sia questo l’ostacolo per non far ripartire il campionato. Io non ho preso in considerazione la possibilità di chiudere, non posso essere il becchino del calcio italiano e non capisco la resistenza. Abbiamo pensato di assegnare lo scudetto del cuore ai nostri “supereroi”, medici e infermieri. Chi vince lo scudetto? La squadra che avrà più punti, sono sicuro che ricominceremo”.




Gabriele Gravina

Gabriele Gravina

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