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Reflusso gastroesofageo: come riconoscere il problema

di Redazione Picenotime

martedì 23 giugno 2020

È  un disturbo  più diffuso di quanto si pensi: ecco cosa fare per riconoscerlo e curarlo tempestivamente.

Tante volte si è assaliti dalla penosa sensazione di una forte fastidio allo stomaco, che presto degenera in bruciore, dolore e senso di nausea. Succede di solito dopo pasti pesanti, dopo una scorretta e difficile digestione, o per via delle cattive abitudini che troppo spesso infliggiamo al nostro organismo. Ed è allora che arriva il peggio: il temuto reflusso, che impedisce di riposare, di dormire come vorremmo, di svolgere le attività della vita quotidiana senza imbarazzo e senza malumori. Si definisce, normalmente, reflusso gastroesofageo la risalita attraverso l’esofago – ovvero il condotto che collega la parte più profonda della gola e la bocca dello stomaco – del contenuto acido che si trova proprio nello stomaco, adibito alla scomposizione e alla digestione degli alimenti.

Cosa succede quando si soffre di  reflusso gastroesofageo. 

Normalmente il corretto funzionamento e il contenimento dei succi gastrici all’interno dello stomaco sono garantiti da una valvola che si trova alla base dell’esofago, tra questo e la bocca dello stomaco e che funziona attraverso una sorta di anello muscolare il cui scopo è proprio quello di separare i due organi ed impedire il ritorno verso l’alto del materiale presente nello stomaco. Grazie all’azione dello sfintere gastroesofageo (così è  infatti chiamata tale valvola, che di fatto appartiene alla struttura del cardias), il cibo ingerito rimane nello stomaco finché non è perfettamente digerito, per poi proseguire il suo viaggio verso l’intestino. Questo quando lo sfintere gastroesofageo funziona correttamente. Nelle persone che soffrono – saltuariamente o in maniera cronica – di reflusso, invece, questa valvola non lavora come dovrebbe, e si apre non solo quando permette al cibo di entrare nello stomaco (come in condizioni normali) ma anche quando i succhi acidi e il cibo semi digerito viene spinto verso l’alto da uno stomaco irritato.

Come riconoscere il reflusso gastroesofageo.

Il refluire indietro, verso l’esofago, degli umori acidi provenienti dallo stomaco, provoca una sgradevole sensazione che dalla bocca dello stomaco si propaga fino, addirittura, in gola, causando in questo caso degli spiacevoli episodi di tosse e bruciore. Oltre al rigurgito acido, possono verificarsi altri sintomi come alito cattivo o eccessiva salivazione. Molto spesso, ancora prima che si manifesti il rigurgito di contenuto gastrico vero e proprio, si avverte una sensazione di forte bruciore di stomaco, oppure di acidità all’altezza nella parte alta. Questi sintomi possono essere sporadici, e comparire in occasioni specifiche come una cattiva e pesante digestione, ma in alcuni casi il quadro può deteriorare fino al raggiungimento di una situazione cronica.

Quando i disturbi da reflusso gastroesofageo si complicano, possono evolvere nella cosiddetta malattia da reflusso gastroesofageo (in termini medici detta GERD o MRGE), il cui primo e principale sintomo è proprio  il bruciore retrosternale. Le frequenti risalite dei succhi acidi provenienti dallo stomaco determinano a lungo andare l’esofagite, ovvero l’infiammazione delle pareti dell’esofago, il loro indebolimento e persino piccole lesioni, fino a vere e proprie ulcere (quando l’esofago subisce una vera e propria perforazione). Sono questi ovviamente i casi limite, frutto di trascuratezza e di lunghi rinvii, che vanno trattati insieme al parere del medico curante e attraverso una terapia mirata, stabilita in base alla gravità della situazione e alle specifiche necessità del paziente.

In alcuni casi, inoltre, la malattia da reflusso gastroesofageo si associa, nella sua fase più acuta, ad una tendenza a incorrere in spasmi esofagei: si tratta di contrazioni involontarie del tratto centrale  dell’esofago, che possono causare dolore e bruciore simile a quello che si associa all’angina pectoris o ai sintomi pre-infartuali. Proprio per questa similarità è bene non cedere ad allarmismi, non confondere i due quadri clinici e rivolgersi subito all’attenzione di un medico che possa far chiarezza sulle cause di eventuale dolore toracico. Un primo semplice modo di distinguere i due malesseri è esaminare la situazione associata alla comparsa dei primi sintomi: nella maggior parte dei casi, il dolore toracico derivante dal reflusso gastroesofageo si manifesta dopo pasti abbondanti e pesanti, e peggiora nel caso in cui si assuma la posizione sdraiata o si compiano sforzi fisici improvvisi.

Infine, esiste una serie di sintomi collegabili al reflusso gastroesofageo, anche se non ne costituiscono la principale fenomenologia. Questo particolare gruppo di sintomi, che è riconducibile tutto alla zona della gola e dell’apparato respiratorio, consiste principalmente in raucedine, tosse cronica, disfonia e afonia, laringiti e faringiti. Si tratta di disfunzioni della voce e dell’apparato respiratorio che derivano sostanzialmente dalla nebulizzazione in gola del reflusso acido che ha risalito le pareti dell’esofago e che quindi compromette la qualità dell’aria respirata. Attraverso l’inspirazione, tracce di succhi gastrici possono finire nei polmoni, causando irritazioni, accumuli di catarro e tosse.


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