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Coronavirus, linee guide Istituto Superiore Sanità per la riapertura delle scuole

di Redazione Picenotime

venerdì 21 agosto 2020

“Le scuole vanno riaperte perchè sono il motore economico e sociale, un pilastro fondamentale della vita del Paese. Ma per riaprirle in sicurezza dobbiamo fare due cose: la prima, tenere sotto controllo l’epidemia fuori delle scuole, la seconda, riaprirle con dei protocolli molto rigorosi”. Così il consulente scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza e membro del consiglio esecutivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Walter Ricciardi, intervistato dai microfoni di Sky TG24 nel corso del Meeting di Rimini.

“Bisogna seguire l’esempio di Paesi come la Danimarca e la Cina - ha proseguito Ricciardi– che hanno adoperato questi protocolli e non hanno avuti casi, non bisogna invece seguire l’esempio di Francia e Israele che hanno riaperto le scuole ma poi sono stati costrette a richiuderle alcuni giorni dopo senza la possibilita’ di garantire la continuità. Mentre se ci comportiamo bene fuori dalla scuola, il virus all’interno della scuola non arriva. Ma se noi ci prepariamo anche all’eventualità che questo arrivi, in maniera rapida da circoscriverlo e isolarlo, noi possiamo garantire un anno scolastico non dico normale, perchè non sara’ quello degli anni scorsi, perchè ci saranno delle misure che vanno rispettate, ma un anno che in qualche modo potrà avere una sua regolarità. C’è un protocollo che e’ in corso di elaborazione da parte dell’Istituto superiore di Sanita che prevede misure appropriate alla situazione specifica. Per cui sara’ molto importante indagare chi e’ il caso, che cosa ha fatto e chi ha contattato. Nel momento in cui, dico per dire, il caso indice, cioè la persona malata, sia il segretario di una biblioteca che e’ stato all’interno della biblioteca e che non ha visto altri non c’è bisogno ovviamente di chiudere la scuola; ma nel momento in cui questi casi riguardino studenti, insegnanti o persone che hanno avuto contatti con centinaia di persone bisognerà adoperare delle misure proporzionali all’esposizione. Quindi purtroppo, in certi casi chiudere la scuola. Già mille focolai sono molti, nel momento in cui questi dovessero aumentare di poco noi siamo pero’ in grado, con le nostre strutture sanitarie, di controllarli e di rintracciare. Fortunatamente non abbiamo un grande carico assistenziale- ha spiegato Ricciardi– e in questo momento il Servizio sanitario nazionale e’ molto poco sotto pressione. Ma questo e’ un virus che si moltiplica in maniera esponenziale: ci mette un mese per arrivare ad una certa cifra, ma poi il raddoppio dei casi avviene ogni due/tre giorni. Quindi da mille casi, nel momento in cui questo controllo viene perso, si passa a 2/3mila, perdendo la possibilità di rintracciare e assistere- ha concluso- e sei costretto a delle misure più drastiche che noi vogliamo assolutamente evitare - ha aggiunto Ricciardi -. L’abbassamento dell’eta’ media dei contagiati è normale e noi lo prevedevamo, perchè le persone di una certa età evidentemente sono molto più attente, molto meno mobili e non vanno ad assembrarsi. Quelli che lo stanno facendo sono soprattutto le persone tra i 20 e i 40 anni. Per quanto riguarda i giovani, noi oggi sappiamo che questi sono in larga parte dei vettori di influenza, non hanno le stesse conseguenze e gravita’ del quadro clinico che hanno i più anziani; ma questi ragazzi poi ritornano a casa e hanno dei genitori o dei nonni anziani che possono essere suscettibili. Il problema non è soltanto dei ragazzi, che come stiamo vedendo in questi giorni possono comunque ammalarsi, ma di circoscrivere la circolazione del virus quando poi tornano a casa e possono mettere a rischio la salute dei propri congiunti“.

Ecco alcune delle raccomandazioni contenute nel rapporto "Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia’, messo a punto da Istituto superiore di Sanità", Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, Inail, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna, che contiene anche i comportamenti da seguire e le precauzioni da adottare nel momento in cui un alunno o un operatore risultino casi sospetti o positivi.

Bisogna identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato, tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni e/o personale di classi diverse, richiedere la collaborazione dei genitori per misurare ogni giorno la temperatura del bambino e segnalare eventuali assenze per motivi di salute riconducibili al Covid-19.

“Se un alunno manifesta la sintomatologia a scuola, le raccomandazioni prevedono che questo vada isolato in un’area apposita assistito da un adulto che indossi una mascherina chirurgica e che i genitori vengano immediatamente allertati ed attivati. Una volta riportato a casa - si legge nel documento - i genitori devono contattare il pediatra di libera scelta o medico di famiglia, che dopo avere valutato la situazione, deciderà se e’ necessario contattare il dipartimento di prevenzione (DdP) per l’esecuzione del tampone. Si raccomanda alle scuole e ai servizi educativi dell’infanzia di richiedere la collaborazione dei genitori a inviare tempestiva comunicazione di eventuali assenze per motivi sanitari in modo da rilevare eventuali cluster di assenze nella stessa classe. Si raccomanda di richiedere alle famiglie e agli operatori scolastici la comunicazione immediata al dirigente scolastico- si legge ancora nel documento- e al referente scolastico per Covid-19 nel caso in cui, rispettivamente, un alunno o un componente del personale risultassero contatti stretti di un caso confermato Covid-19″. Particolare attenzione, poi, deve essere posta alla privacy non diffondendo nell’ambito scolastico alcun elenco di contatti stretti o di dati sensibili nel rispetto della GDPR 2016/679 EU e alle prescrizioni del garante (d.lgs 10 agosto 2018, n 101), ma fornendo le opportune informazioni solo al DdP. Questo avrà anche il compito di informare, in collaborazione con il dirigente scolastico, le famiglie dei bambini/studenti individuati come contatti stretti ed eventualmente predisporre una informativa per gli utenti e lo staff della scuola. Si raccomanda alle scuole e ai servizi educativi dell’infanzia di provvedere ad una adeguata comunicazione circa la necessita’, per gli alunni e il personale scolastico, di rimanere presso il proprio domicilio, contattando il proprio pediatra di libera scelta o medico di famiglia, in caso di sintomatologia e/o temperatura corporea superiore a 37,5°C. Tra i sintomi più comuni di Covid-19 nei bambini - ricordano gli esperti - ci sono: febbre, tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali (nausea/vomito, diarrea), faringodinia, dispnea, mialgie, rinorrea/congestione nasale. Sintomi più comuni nella popolazione generale: febbre, brividi, tosse, difficoltà respiratorie, perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), rinorrea/congestione nasale, faringodinia, diarrea (ECDC, 31 luglio 2020). Si raccomanda alle scuole e ai servizi educativi dell’infanzia di prevedere un piano di sanificazione straordinaria per l’area di isolamento e per i luoghi frequentati dall’alunno/componente del personale scolastico sintomatici. I servizi educativi dell’infanzia (bambini 0-6 anni) presentano delle peculiarità didattiche/educative che non rendono possibile l’applicazione di alcune misure di prevenzione invece possibili per studenti di età maggiore, in particolare il mantenimento della distanza fisica di almeno un metro e l’uso di mascherine. Questo è un aspetto che deve essere tenuto in debita considerazione- spiegano gli esperti- specialmente nella identificazione dei soggetti che ricadono nella definizione di contatto stretto. Per tale motivo e’ raccomandata una didattica a piccoli gruppi stabili (sia per i bambini che per gli educatori). Il rispetto delle norme di distanziamento fisico è un obiettivo che può essere raggiunto “solo compatibilmente con il grado di autonomia e di consapevolezza dei minori- aggiungono gli esperti- anche in considerazione dell’eta’ degli stessi. Pertanto, le attività e le strategie dovranno essere modulate in ogni contesto specifico. È difficile stimare al momento quanto la riapertura delle scuole possa incidere su una ripresa della circolazione del virus in Italia. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano SARS-COV-2 rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non è statisticamente differente. Tutto ciò non permette una “realistica valutazione della trasmissione di SARS-COV-2 all’interno delle scuole nel contesto italiano. Non è inoltre predicibile il livello di trasmissione (Rt) al momento della riapertura delle scuole a settembre”. 


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