Mancano meno di ventiquattro ore all’uscita di Endkadenz vol.2, seconda parte del nuovo album dei Verdena, trio bergamasco composto dai fratelli Alberto e Luca Ferrari e Roberta Sammarelli. Il primo volume era uscito lo scorso 27 Gennaio dopo una pausa durata quattro anni, lo stesso lasso di tempo trascorso tra Requiem e Wow, i due album precedenti ad Endkadenz.
Così come Wow ai tempi sorprese tutti perché contenente due cd, anche questa volta i Verdena tornano con due volumi, aspettando però qualche mese prima di tirare fuori la seconda parte. Da che mondo è mondo, hanno sempre deciso loro le regole del gioco. Come prime donne si fanno attendere, scomparendo dal mondo mediatico per ritirarsi nel loro “Pollaio” a sperimentare, scrivere, fare jam e la jam “ha il suono giusto”, dichiara Alberto in un’intervista a Televisionet.tv, per cui se vuoi fare il pezzo su un disco devi riuscire a ricrearlo. "È come pescare…devi guardare l’amo, non hai molti pensieri se non l’amo […] lo stesso la jam. E noi peschiamo perché poi quando “jammiamo” scriviamo i pezzi e quindi è come andare a pescare i pezzi”, continua Alberto nella stessa intervista, accennando sorrisi e gesticolando con le mani. Potrebbero metterci anche dieci anni, ma il risultato deve essere perfetto, almeno per loro.
Endkadenz Vol.1 è stato come un fulmine a ciel sereno, un’ora di fiato sospeso, un “inno dell perdersi”, perdersi nella dolcezza di “Nevischio” e “Diluvio”, nel synth di “Sci Desertico” o nelle chitarrone di “Derek”. Vedremo che sorpresa ci riserveranno domani, quale viaggio verso l’ignoto ci faranno fare. Ed ecco che sapranno, in un modo o nell’altro, farsi perdonare anche la più lunga delle attese. Per i più impazienti su Rockit è possibile ascoltare già da oggi “Caleido”, estratto da Endkadenz Vol.2.
I Verdena hanno lasciato un’impronta immensa nella storia del rock italiano e sono, ancora oggi, d’ispirazione per chiunque voglia fare musica. Per un loro concerto i ventenni di dieci anni fa, si fanno ancora due ore di strada, si piazzano in prima fila e si accaparrano pure la scaletta. E ve lo dico perché, durante un loro concerto a Padova, la mia ala destra è stata un ragazzo friulano che, partito il riff di Viba, con sguardo estatico, ha affermato: “Non ci credo, facevo il primo liceo quando ascoltavo questa canzone”, e quando, a fine concerto, ci ho scambiato due parole e mi sono permessa di chiedergli l’età, mi sono resa conto che la prima liceo, effettivamente, era passata da un pò di anni.
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