Si è svolta nella mattinata di oggi presso la sede di Confindustria in Corso Mazzini ad Ascoli Piceno la conferenza stampa dell'innovativo progetto “La fabbrica dell'arte”. Un'iniziativa fortemente voluta dalla Commissione Cultura di Confindustria Ascoli Piceno per creare una rete tra gli imprenditori associati, potenzialmente disponibili, ad investire nella valorizzazione del patrimonio culturale, artistico ed architettonico del Piceno, con grandi opportunità in termini di nuova occupazione e di nuova imprenditoria. Abbiamo parlato in esclusiva di questa forma virtuosa di mecenatismo culturale integrato tra gli imprenditori con il presidente della Commissione Cultura di Confindustria Ascoli Fabio Tardini, che ha presenziato all'evento insieme a Bruno Bucciarelli, presidente di Confindustria Ascoli.
Presidente Tardini, come nasce questo progetto?
I concetti più importanti sono racchiusi nel titolo stesso. Abbiamo voluto unire le varie forme di creatività e espressione dell'arte alla fabbrica, termine che indica l'impresa, la produttività, il mondo delle aziende. Tutto è nato da uno studio approfondito della Legge Franceschini dello scorso 30 Ottobre, analizzandone i vari aspetti ed i margini di operatività. Un decreto che agevola gli imprenditori a devolvere delle cifre importanti per la salvaguardia del patrimonio artistico, dalla manutenzione fino al restauro, in relazione a beni pubblici (pittorici, scultorei e architettonici) di proprietà di enti.
Come siete riusciti ad intercettare l'interesse di imprenditori locali in un territorio tutt'altro che florido?
Metodo, praticità e serietà. Sono questi i nostri dogmi. Il Piceno, purtroppo, non ha un tessuto economico particolarmente fertile come nelle grandi città del Nord, dove iniziative di questo tipo spesso fanno riferimento a gruppi del calibro di Fiat o Pirelli, o spostandoci nel Centro Italia ad aziende di prestigio come la Tod's di Diego Della Valle. Siamo andati subito alla ricerca di imprenditori di successo che, nonostante spesso esportino o lavorino all'estero, avessero un forte legame con il territorio, sia a livello culturale che affettivo. Le risposte sono state positive e siamo riusciti a creare un gruppo di persone affidabili che fanno capo ad aziende importanti, circa una ventina. Tutti si sono dichiarati disposti ad investire capitali ingenti per i beni artistici della provincia di Ascoli Piceno, anche se per questa prima fase preferiscono rimanere nell'anonimato.
Che garanzie avete dato agli imprenditori?
Garanzie chiarissime, che esulano completamente dalle intricate matasse politiche che molto spesso hanno portato al degrado più totale dei beni della collettività. Abbiamo deliberato un documento che dà modo all'imprenditore che investe propri capitali di gestire in prima persona le gare d'appalto, i tempi tecnici e l'assegnazione dei lavori. Un'operazione inedita ed innovativa, siamo i primi in Italia a fare un ragionamento di questo tipo. In secondo luogo abbiamo stabilito che il bene artistico non debba finire il suo percorso con il restauro, ma bisogna massimizzare le ricadute finali per la collettività, creando più economia, assunzioni di neolaureati, start-up finalizzate alla promozione turistica. Abbiamo delle eccellenze meravigliose nel nostro territorio che tutto il mondo ci invidia, un patrimonio che non va sperperato ma che deve saper creare reddito ed occupazione giovanile.
Un progetto dai tratti nobili che richiede un impegno molto forte.
E' un'iniziativa molto importante, soprattutto sul piano economico, ma è l'unica strada percorribile se vogliamo ridare vita alle nostre bellezze architettoniche, gli enti pubblici non hanno più un centesimo da spendere ed era giunta l'ora di dare una svolta. "La fabbrica dell'arte" è facilmente esportabile anche in altre realtà e non a caso siamo stati contattati dagli esponenti dell'ANCI, con i quali abbiamo in programma di scrivere una lettera di intenti a carattere nazionale per monitorare l'interesse e la disponibilità di altri imprenditori nel resto d'Italia.
In quali Comuni inizierete a lavorare?
Nel gruppo che abbiamo creato ci sono imprenditori che hanno voluto investire in prima battuta sui beni artistici dei seguenti Comuni: Ascoli Piceno, Arquata del Tronto, Comunanza e San Benedetto del Tronto. A cascata poi si andrà a lavorare sugli altri 29 Comuni della provincia ascolana, la nostra squadra è sempre aperta e nuovi imprenditori possono entrarne a far parte magari segnalando esigenze particolari di questo o quel centro cittadino. Basta avere tre requisti: serietà, disponibilità economica e legame con il territorio.
I primi step operativi?
Inviteremo subito i quattro sindaci dei Comuni che ho appena menzionato, i quali entro 30 giorni dovranno presentarci un resoconto dettagliato delle esigenze prioritarie per il proprio patrimonio artistico. Le richieste verranno valutate attentamente dalla Commissione Cultura e poi si partirà con i lavori, cantierabili immediatamente. Saranno interventi omogenei, riconducibili a specifiche aree tematiche che possono garantire la massima visibilità possibile ai vari imprenditori. Il nucleo operativo della nostra Commissione, inoltre, si impegna a fissare ogni tre mesi un briefing per fare il punto della situazione, analizzare come procedono i lavori e le eventuali criticità e pianificare l'assorbimento di nuovi progetti.
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