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Coldiretti Ascoli-Fermo, analisi dei dati turistici del Piceno e vicinanza agli allevatori di pecore vessati dai lupi

di Redazione Picenotime

giovedì 26 ottobre 2023

Se i dati provvisori sul turismo di gennaio-agosto 2023 resi noti da Regione Marche verranno validati dall’ISTAT, anche a seguito delle contestazione mosse nelle scorse ore dal sindaco di Grottammare che ha chiesto il riconteggio per presunte incongruenze, il Piceno scivolerebbe in seconda posizione con 2,57 milioni di presenze, superato di un soffio (2,59 milioni) dalla provincia di Pesaro Urbino che invece cresce (+5,9%) così come crescono Ancona (2,14 milioni +3,9%) e Macerata (1,45 milioni +17,8%), incassando comunque una crescita significativa nel turismo dell’entroterra”. Interviene così la Coldiretti Ascoli Fermo nel commentare i dati dell’Osservatorio del Turismo di Regione Marche che hanno animato il dibattito delle scorse ore nelle province di Ascoli e Fermo.

Le province picene, infatti, parrebbero le uniche – precisa la Coldiretti – a far registrare un dato negativo in termini di presenze (-10,7%), con il -6,5% di Fermo e, addirittura, il -14,2% di Ascoli. Fermo crescerebbe, invece, nel numero degli arrivi (+2,7%) ma meno di Pesaro, Ancona e Macerata cresciute mediamente del 4,2%. La provincia di Ascoli perderebbe anche in termini di arrivi (-12.375, -4,1%).

Bisogna notare però, e questa è una percezione diffusa con dati quindi difficilmente controvertibili, come nel Piceno i comuni dell’entroterra, ancorché in valori assoluti di arrivi e presenze non possano competere con i comuni della costa, siano gli unici a crescere in termini percentuali. È il caso di Acquasanta e Folignano, che hanno raddoppiato le presenze, di Colli del Tronto, Montemonaco, Ascoli Piceno e altri comuni dell’entroterra piceno.

A prescindere dai numeri, è evidente che i piccoli borghi delle aree interne, il turismo rurale e, più in generale, la connessione fra entroterra e costa siano la chiave per far ripartire il turismo nel Piceno - dice il presidente di Coldiretti Ascoli Fermo, Stefano Mazzoni - dobbiamo lavorare ad un’offerta turistica diffusa, ad un ventaglio di proposte in tutte le stagioni, ad una geometria non casuale fra costa ed entroterra e l’enogastronomia può essere il ‘fil rouge’ nonché il maggior traino della ripresa. Oltre a questo, è opportuno evidenziare come i pernottamenti negli agriturismi del Piceno, quest’anno saranno oltre 170 mila secondo le nostre stime, un dato in crescita che certifica ancora una volta come il turismo esperienziale in ambito rurale sia uno dei più gettonati”.

Gli effetti del caldo di questo autunno - commenta Ombretta Massitti, presidente di Terranostra Ascoli Fermo, l’associazione degli agriturismi di Coldiretti - rendono ancora più piacevole una vacanza in campagna in questo periodo, dove c'è l'opportunità di assistere alla raccolta dell'uva e delle olive, di assaggiare l'olio novello nei frantoi, ma anche di passeggiare nei boschi alla ricerca di funghi o di andare a gustare le specialità come il tartufo in sagre e feste locali. Se la cucina a chilometro zero resta la qualità più apprezzata a far scegliere una delle 300 aziende agrituristiche del Piceno, molto fa la spinta verso un turismo più sostenibile che ha portato le strutture ad incrementare anche l'offerta di attività con servizi innovativi per sportivi e ambientalisti tra cui i cammini, oltre ad attività culturali. Gli agriturismi rappresentano, infatti, un'ottima base di partenza per visitare uno dei piccoli borghi presenti nelle nostre province capaci di offrire - sottolinea la Coldiretti - un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali. Senza dimenticare l'enogastronomia con il 92% delle produzioni tipiche nazionali che secondo l'indagine Coldiretti/Symbola nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti”.


Ombretta Massitti

Bene il via libera del Consiglio regionale delle Marche sull'Assestamento di Bilancio 2023-2025 nel quale viene accolta un’istanza di Coldiretti che chiedeva un sostegno agli allevatori per il mantenimento dei cani pastore, unica difesa contro le predazioni del lupo che in questi mesi sono sempre più frequenti e minacciano la tenuta dell’intero sistema ovino del Piceno”. Interviene così la Coldiretti Ascoli Fermo nel commentare positivamente lo stanziamento da parte di Regione Marche di un plafond di 100 mila euro per l’alimentazione dei cani pastori di guardia alle greggi.

Negli ultimi 5 anni, tra le province di Ascoli e Fermo, sono avvenute oltre 100 incursioni di predatori verso gli allevamenti, il 24% del totale marchigiano, secondo la Regione, che valuta circa 1.500 uccisioni tra capre, pecore, vitelli e cavalli. Numeri limitati ai casi ammessi a rimborso, ovvero quando i capi vengono ritrovati sbranati, lasciando fuori statistica tutti i capi dispersi o schiacciati nella calca che si crea all’interno delle stalle durante gli attacchi. Senza contare il mancato reddito dovuto agli aborti spontanei o alla riduzione di produzione di latte. Solo per capre e pecore, le specie più attaccate, negli ultimi 10 anni, si sono persi il 47% degli allevamenti ascolani e il 51% di quelli fermani.

Il cane pastore, di razza abruzzese o maremmana, è l’unica forma di difesa dell’allevatore contro le predazioni del lupo ma – precisa la Coldiretti – mantenerlo ha un costo che oscilla fra 1,40 euro e 2,50 euro al giorno che, per un branco aziendale, si traduce in una posta nei bilanci degli allevamenti più grandi che supera i 10 mila euro l’anno. È per questo che avevamo chiesto all’assessore all’Agricoltura Andrea Maria Antonini di prevedere una misura che potesse garantire un sostegno alle imprese.

Voglio ringraziare l’assessore Antonini per questo segno di vicinanza ad un settore in forte crisi come quello ovino – afferma Stefano Mazzoni, presidente di Coldiretti Ascoli Fermo – e per aver saputo raccogliere un’idea precisa che gli avevamo sottoposto a gennaio quando partecipò ad un incontro con i nostri dirigenti locali. Ora è necessario lavorare a livello nazionale affinché il lupo venga censito non più come una specie a rischio di estinzione, perché i numeri dimostrano il contrario, ed in quanto tale la sua popolazione possa essere contingentata con piani di abbattimento selettivi e sia ripristinato un equilibrio tra uomo e lupo nelle aree interne del Paese.


Stefano Mazzoni

Stefano Mazzoni

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