Ascoli Piceno, nel territorio si torna a puntare sulla produzione di zafferano: a breve un'associazione per valorizzarlo
di Redazione Picenotime
sabato 22 marzo 2025
Il progetto 'Zafferano del Piceno' nasce da una passione condivisa per questa spezia; ma non è casuale. Nella provincia di Ascoli, e in particolare nei bacini dell’Alta Valle del Tronto e del Fluvione lo zafferano si coltiva da secoli tanto che fino al 1950 circa coltivare zafferano era una consuetudine per tutti coloro che avevano un piccolo appezzamento di terreno. Lo si coltivava per dare un gusto differente ai cibi, in modo particolare era ingrediente fondamentale del ‘roccocò’, dolce pasquale tipico del Piceno che veniva destinato principalmente ai bambini. Non se ne faceva un'attività produttiva estesa, anche se l'Annuario d’Italia per l’esportazione e l’importazione del 1905 reputa lo zafferano di Ascoli Piceno di particolre rilevanza. Ciò era dovuto al grande impegno fisico che richiedeva la sua coltivazione (e in quei tempi di fatica se ne faceva già tanta) e un po’ al fatto che lo zafferano sottraeva terra a legumi, granaglie e ortaggi, colture troppo importanti per il sostentamento di famiglie molto numerose e soprattutto giovani. Solo negli ultimi due decenni si è tornati a produrre zafferano in questi terreni anche se finora, sono stati pochissimi i casi di produzione intensiva. Zafferano del Piceno nasce proprio dall’idea di riunire i tanti micro-produttori di zafferano della zona, realizzare un laboratorio per la trasformazione, tornare a dare valore ad una spezia che in questi territori da il meglio di sé in termini di qualità di prodotto. Il progetto è partito proprio all’inizio di quest’anno e attualmente mette in rete le realtà di Federico Ascolani, Francesco Morelli, Francesco Paoletti, Emiliano Radice e Carlo Santini ma resta soprattutto aperta al contributo di chiunque svolga delle piccole produzioni che non prevedano l’uso di sostanze chimiche per la coltivazione e che siano localizzate nel territorio piceno. A breve si provvederà a stilare un capitolato con i requisiti necessari per aderire alla rete e successivamente all’associazione.
La cooperazione prevede una banca dei cormi (cormo è il nome tecnico del bulbo di zafferano) a cui attingere nel caso di perdita. I cormi di zafferano hanno numerosi nemici ed è quindi frequente la perdita a causa delle razzie di cinghiali, istrici, arvicole campestri, oltre all’azione di graminacee, funghi(il fusarium, in particolare) e batteri. Pertanto i cormi vanno gestiti e trattati in modo molto specifico per prevenire le tante criticità di cui possono soffrire. Il gruppo mette in condivisione le esperienze colturali del singolo per arricchire e rendere più efficiente sia la coltivazione che la produzione della spezia. Spezia antichissima nell'uso medicale e purificatrice del sangue nella medicina cinese, lo zafferano vanta proprietà calmanti e antiossidanti, stimola la digestione e nelle donne lenisce i dolori mestruali. È ricco di carotenoidi, vitamina C e A, manganese e selenio e altri fitocomposti che ne fanno un integratore naturale. Combatte la presenza di radicali liberi e protegge l'organismo da infezioni e tumori. La volatilità degli oli essenziali concentrati nello zafferano lo rendono adatto all'uso nella profumeria, e molti altri sono gli usi che si possono fare di una spezia che non a caso è la più costosa al mondo. Il gruppo darà vita ad un'associazione che valorizzerà lo zafferano dal punto di vista culturale e colturale, che faciliterà la creazione di economie e sviluppo in territori che soffrono lo spopolamento e la perdita di superfici coltivabili come sua conseguenza. L’associazione ha programmato di creare anche un marchio Dop e… di coprire le pendici dei Sibillini e delle valli del Piceno di viola e di rosso.
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