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La Diocesi di Ascoli Piceno ringrazia per il restauro del trittico di Carlo Crivelli di sua proprietà

di Redazione Picenotime

giovedì 17 luglio 2025

La Diocesi esprime sincera gratitudine a tutti coloro che, a vario titolo, hanno preso parte al recente restauro al “Primo trittico di Valle Castellana” di Carlo Crivelli, oggi custodito presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno e restituito alla collettività in tutta la sua rinnovata bellezza.

Cogliamo l’occasione per ricordare che il prezioso trittico, databile intorno al 1470, è di proprietà della Diocesi.

La sua origine è infatti documentata da fonti archivistiche (ASAP – ASCAP – Affari speciali), che ne attestano la provenienza dalla chiesa di Santa Maria dell’Assunta e da quella di San Pietro in San Vito di Valle Castellana, nel territorio diocesano. Nonostante il trasferimento nel 1916 ad Ascoli per il restauro – su iniziativa di Federico Hermanin, all’epoca Sovrintendente, l’opera non ha mai smesso di appartenere alla Diocesi di Ascoli Piceno, che oggi ne conserva la titolarità giuridica e morale.

In questi decenni, vari attori istituzionali si sono susseguiti nella gestione, nella conservazione e nella valorizzazione dell’opera, talvolta con ammirevole zelo, talvolta con un entusiasmo così coinvolto da far dimenticare a chi appartenga davvero il trittico. Per questo motivo, la Diocesi desidera esprimere un particolare ringraziamento:

– Al Comune di Ascoli Piceno, nella persona del Sindaco Marco Fioravanti, per la calorosa accoglienza del restauro presso la Pinacoteca Civica;

– Al direttore Stefano Papetti per la cura prestata durante l’intervento conservativo;

– A Rigoni di Asiago e Fondaco Italia per aver incluso l’opera nel progetto “La Natura nel cuore di…”, giunto quest’anno al suo decimo anniversario;

– Alla Soprintendenza, che sin dal 1916 si è prodigata nella tutela dell’opera, già allora riconoscendone l’importanza, seppur non sempre ricordandone chiaramente la legittima proprietà.

Il restauro ha restituito al trittico non solo la luminosità cromatica e la coerenza formale, ma anche, ci auguriamo, la piena consapevolezza della sua identità storica e proprietaria.

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