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Blocco bonus fiscali, Codacons lancia salvagente per famiglie e imprese. “Si trasformino in voucher”

di Redazione Picenotime

lunedì 28 novembre 2022

Buona parte dell’economia recente è caratterizzata dalla opportunità dei crediti fiscali. Le imprese, confidando nella credibilità dello Stato Italiano, hanno investito quello che rimaneva delle macerie post Covid.

Francesco Tanasi professore all'Università San Raffaele Roma e Segretario Nazionale Codacons e Francesco La Fauci commercialista ed esperto del Codacons, spiegano che oggi l’enorme credito accumulato con i bonus fiscali sta diventando una ricchezza effimera. Da un lato il Ministro dell’Economia, da cui si attendeva un importante provvedimento di sostegno alle famiglie e alle imprese, ha dichiarato sulla stampa che i crediti fiscali non possono tramutarsi in moneta fiscale (dimenticando che già esiste). Dall’altro lo Stato ha proposto questi crediti con cui le imprese hanno pareggiato le fatture emesse a fronte dei lavori dei bonus “subendo” quest’ultimi la moneta fiscale tanto osteggiata dal Ministro. 

Il Codacons si chiede il perché di un tale comportamento palesemente iniquo.  "Bene farebbe il Governo  a risolvere - continuano Tanasi e La Fauci -  immediatamente questa vicenda che porterà, in un futuro non tanto lontano, al fallimento di una intera categoria italiana di piccole imprese di costruzioni ed a catena di tutti i piccoli fornitori che ruotano intorno a questo circuito, senza parlare del ritorno alla disoccupazione pre-bonus."

La stagnante ricchezza creditizia creata dal blocco di liquidità deve essere liberata immediatamente o migliaia di famiglie si ritroveranno sul lastrico con una involuzione di ricchezza che è il risultato diametralmente opposto all’intento a cui la legge sul 110 ambiva.

Tanasi e La Fauci chiedono a questo Governo di dare un segnale di risolutezza tramutando i crediti fiscali in voucher frammentati con cui pagare fornitori, operai, professionisti, utenze e servizi; i prenditori dei voucher potrebbero a loro volta utilizzare altrettanti voucher per le spese correnti alla stregua di una nuova moneta interna creata da coloro che adesso la negano. In questi termini la ricchezza generata andrebbe immediatamente in circuito e non ci sarebbe di bisogno di arricchire ulteriormente banche e falsi salvatori del momento che si propongono con sconti a tassi elevati. Se si vogliono  aiutare i consumatori a continuare ad avere fiducia nello Stato mai momento è risultato più giusto. Tra l’altro la moneta disconosciuta è già in vigore da anni con la compensazione con cui gli Italiani utilizzano i crediti per pagare le imposte.  "Bene! Se vale per il fisco questa regola deve valere anche per i contribuenti per il carrello della spesa"- concludono Tanasi e La Fauci.


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