''B Magazine'' celebra la storia dell'Ascoli e di Rozzi, presidente con i calzettoni rossi
di Redazione Picenotime
sabato 26 maggio 2018
L'ultimo numero di "B-Magazine", rivista ufficiale della Lega di Serie B, ha dedicato ampio spazio anche alla storia dell'Ascoli Calcio all'interno della rubrica "A memoria d'uomo" curata da Emanuele Giulianelli. Riportiamo integralmente il testo (CLICCA QUI PER SCARICARE NUOVO NUMERO DI B MAGAZINE).
Sette amici al bar. No, non è un malriuscito tentativo di citare la stracitata canzone di Gino Paoli, ma è così che inizia la storia dell’Ascoli di Costantino Rozzi e Carlo Mazzone, che passò dall’anonimato di provincia alla Serie A.
Estate 1973, sulle spiagge si balla al ritmo di “Crocodile rock” di Elton John, ma a spopolare in tutta Italia è la venticinquenne Nicoletta Strambelli, al secolo Patty Pravo, che con la sua “Pazza idea”. Era sembrata proprio una pazza idea quella che era venuta in mente nel 1968 a un tavolo del “Bar Trieste” di Ascoli Piceno ai solidali Bruno Loreti, commerciante; Carlo Sabatini e Walter Panichi, imprenditori edili; Giuliano Moricone, assicuratore; Iachino Pallotta, medico dentista; Roberto Benigni, imprenditore e Gino Regoli, imprenditore nel settore trasporti, che decisero di rilevare la proprietà dell’Associazione Sportiva Del Duca Ascoli.
La promozione
La formazione ascolana in quel periodo di contestazione militava in Serie C, massima categoria raggiunta nella sua storia. I proprietari del club decisero di affidare la presidenza temporanea del club all’uomo nuovo dell’economia ascolana, Costantino Rozzi. Si pensava a un incaricodi sei mesi, vista la scarsa (per non dire nulla) conoscenza del calcio da parte di Costantino: giusto il tempo di risanare il bilancio dissestato del club. Ma Rozzi si incuriosì sempre più al mondo in cui si era trovato catapultato improvvisamente e così, sorretto dalla competenza settoriale di Gino Regoli e Walter Panichi che, di fatto, fungevano da direttore generale e da direttore sportivo, decise di rimanere al timone della società calcistica.
Il progetto andava a gonfie vele, al punto che al termine della stagione 1971-72 la squadra ascolana si classificò al primo posto del girone B della Serie C con 58 punti in 38 partite, davanti al Parma fermo a 50 e conquistò, per la prima volta nella sua storia, la promozione nel campionato di B. Alla guida dell’Ascoli dal 1968 c’era Carlo Mazzone, che aveva proseguito in panchina una carriera da calciatore conclusa proprio nel capoluogo marchigiano.
Matricola terribile
Nel 1972 si lasciò la vecchia denominazione legata al produttore cinematografico Cino Del Duca per assumere quella di Ascoli Calcio 1898. Questo l’undici titolare tipo della squadra che affrontò il campionato di Serie B 1972-73 da matricola assoluta, sempre con Mazzone in panchina: Masoni; Schicchi, Barbaresi, Pagani, Colautti, Minigutti, Colombini, Viviani, Bertarelli, Gola, Campanini. Un Ascoli capace di stupire che, all’esordio nella categoria, si fece sfuggire la promozione in Serie A per un solo punto; il Genoa, infatti, si classificò al primo posto con 53 punti, seguito da Cesena e Foggia con 49: Ascoli quarto a 48 nonostante la sconfitta dei rossoneri pugliesi all’ultima giornata contro il Varese grazie a un doppio Egidio Calloni. Le cinque vittorie consecutive nel finale di stagione non valsero la A.
“Sor Carletto”
Così, nell’estate di Patty Pravo, la dirigenza dell’Ascoli con Costantino Rozzi in testa si siede al tavolino del solito “Bar Trieste” per pianificare la scommessa più impensabile fino a pochi mesi prima: la costruzione di una squadra in grado di raggiungere il massimo livello del calcio italiano, di puntare alla promozione in Serie A. I tifosi ascolani hanno mandato a memoria la formazione titolare di quella stagione, che sanno recitare a memoria come una giaculatoria: Grassi, Perico, Legnaro, Colautti, Castoldi, Minigutti, Colombini, Vivani, Silva, Gola, Campanini. Sotto la sapiente guida tecnica di quello che negli anni verrà soprannominato il “Sor Carletto”, l’Ascoli inanella una serie di 13 risultati utili consecutivi dall’inizio della stagione, subendo la prima sconfitta solamente alla quattordicesima, grazie alla rete realizzata dal tarantino Alpini a 10’ dal termine dei novanta regolamentari. Alla sconfitta contro il Taranto per 1-0 seguiranno solamente altri due insuccessi, contro il Novara alla ventinovesima e contro il Catanzaro alla trentaquattresima.
È Serie A
Il 9 giugno 1974 la squadra di Mazzone scende in campo allo stadio “Del Duca” di Ascoli contro il Parma dell’allenatore Giorgio Sereni e del bomber Alberto Rizzati, squadra reduce dal pareggio casalingo per 1-1 contro l’Atalanta e in una posizione di classifica a ridosso della zona promozione. I bianconeri sono primi in classifica alla pari con il Varese: i lombardi allenati da Pietro Maroso vincono 2-0 in casa contro il Catania grazie ai gol di Ramella e Calloni strappano, con una giornata di anticipo rispetto al termine della stagione, la promozione nella massima serie. Ad Ascoli, i padroni di casa passano in vantaggio al minuto 59’ con una rete del centrocampista Mario Morello che fa esplodere di gioia lo stadio e l’intera città marchigiana; il pareggio siglato da Carlo Volpi all’ottantesimo non cambia il responso del campo: la squadra bianconera di Carlo Mazzone e del presidente Costantino Rozzi è promossa in Serie A per la prima volta nella sua storia.
Ascoli all’epoca è una realtà di 50.000 abitanti e la stampa nazionale fa la corsa a raccontare la vicenda di una piccola realtà di provincia che, a due anni dalla sua prima partecipazione in B si trova catapultata sotto i riflettori del massimo campionato italiano.
Quanti campioni
A dispetto di qualsiasi pronostico e di qualsiasi logica legata alla finanza o all’economia, l’Ascoli dimostrerà a più riprese di poter stare nella massima serie, arrivando a raggiungere addirittura il quarto posto nel 1979-80, a un punto dalla qualificazione in Coppa Uefa, e il sesto nel 1981-82. Costantino Rozzi, famoso per i suoi calzettoni rossi, per le sue scaramanzie e per le sue mosse di calciomercato, come gli arrivi di Dirceu, Troglio, Cvetkovic e Juary, ma anche di Pietro Anastasi, di Liam Brady e di Oliver Bierhoff, o come l’ingaggio in panchina di Vujadin Boskov, ex tecnico del Real Madrid, morirà il 18 dicembre 1994.
Quello che rimarrà per sempre nell’immaginario degli appassionati di calcio come il presidente dell’Ascoli per antonomasia, è scomparso dopo aver guidato il club in 14 stagioni di Serie A e aver regalato un sogno a tanti tifosi che, grazie a quella squadra, hanno provato l’orgoglio di poter andare ad affrontare ad armi pari le più grandi squadre del campionato italiano. E di poter vincere contro di loro: un sogno di provincia, in fondo, vale anche di più di un sogno da metropoli.
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Commenti
Sopra...tutto...l'Ascoli Calcio!
sabato 26 maggio 2018
Ora è sempre... Onore a te NOSTRO UNICO PRESIDENTE...COSTANTINO ROZZI RE DI ASCOLI PICENO E DELL'ASCOLI CALCIO! Bellini leggi e impara!!!!!!!!
Sopra...tutto...l'Ascoli Calcio!
sabato 26 maggio 2018
Serse Cosmi se per caso mi leggi consiglio x giovedì di indossare i calzettoni rossi... non è vero ma ci credo alla scaramanzia. ..Rozzi insegna!
Amedeo
sabato 26 maggio 2018
Rozzi non era un presidente era il presidente.......della regina del calcio marchigiano ......l'Ascoli calcio 1898
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