Ascoli Piceno, al Ventidio Basso concerto in occasione del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri
di Elisa Mori
giovedì 30 settembre 2021
In occasione del 700° anniversario della morte del sommo poeta, l'Associazione 'Coro Ventidio Basso' organizzerà un concerto - spettacolo esplorando l’universo Dante negli ultimi anni di vita utilizzando dei recitativi i cui contenuti sono stati tratti da fatti storici, aneddoti, romanzi e saggi. Tutti riferimenti non strettamente filologici per far sì che il concerto abbia un taglio popolare oltre che momenti musicali tratti da brani di autori che hanno composto musica di ispirazione dantesca o sull’argomento Dante.
La serata, in programma Sabato 16 ottobre ore 21.00 al Teatro Ventidio Basso, vedrà la partecipazione di Iano Tamar, Stefania Donzelli e Carlo Assogna con le voci narranti di Andrea De Santis e Massimo Malavolta. Al pianoforte Cesare Catani.
Ingresso gratuito con prenotazione alla mail coroventidiobasso@hotmail.com
Presentazione
Siamo nell’anno 2021 ovvero nel 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, il gigante della storia italiana e dell’Occidente. Ha scritto di recente Riccardo De Palo che “Dante è colui che ha intuito una identità nazionale italiana quando il concetto stesso di nazione non era stato ancora messo a fuoco, ne ha descritto i tratti connotativi e li ha marcati con forza, attraverso la lingua che li distingue.” Infatti “Dante ha forgiato la lingua italiana, l’ha arricchita di regole e di parole e le ha dato anche un modello stilistico. La sua lingua non è soltanto limpida, espressiva, comunicativa, ma capace di miracoli di essenzialità entrati poi nel linguaggio comune con valore, appunto, proverbiale, di largo uso. Si pensi a “far tremar le vene e i polsi”, “perdere il ben dell’intelletto”, “il fatale andare”, “il natio loco” e via dicendo. Formule di uso corrente, ormai patrimonio condiviso della nostra lingua”.
Noi siamo italiani perché parliamo la lingua italiana e questa lingua è frutto della forgiatura che ne ha fatto Dante per scrivere la Divina Commedia trasformando un volgare ancora grezzo in una lingua colta, con precise regole grammaticali e sintattiche.
Inoltre il Sommo Poeta, come si evince ne La vita di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio (Firenze, Per Ig. Moutier, 1833, pag. 47), è stato anche un profondo conoscitore della musica in termini teorici, ma con molta probabilità anche devoto in giovinezza alla pratica, stringendo legami più o meno profondi con musici e sonatori del tempo.
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