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Enrica Cipolloni sul tetto d'Italia: “Un sogno per il futuro? Le Olimpiadi”

di Redazione Picenotime

martedì 28 gennaio 2014

Enrica Cipolloni, bellissima rappresentante dell’atletica sambenedettese, ha vinto un altro titolo italiano. Ma stavolta è un titolo speciale, dopo i sette già vinti nella sua folgorante carriera, poichè si tratta del primo vinto nella categoria assoluta. Nello scorso weekend l’atleta rivierasca, che attualmente milita nelle Fiamme Oro, ha vinto a Padova il titolo nazionale di prove multiple di pentathlon al coperto sbarazzando tutte le avversarie con un crescendo prodigioso che l’ha portata al suo primato personale che le ha consentito di abbattere la barriera dei 4000 punti. Infatti la neo campionessa, 23enne, ha vinto con 4036 punti lasciando l’argento a Cecilia Ricali che non è andata oltre i 3846 punti e conseguendo, nell’arco delle cinque prove, ben tre primati personali al coperto : 8”88 nei 60 metri ad ostacoli, 1,85 nel salto in alto, 12,75 nel lancio del peso, 5,80 nel salto in lungo e 2’41”22 nella prova finale degli 800 metri. L'avvenente Enrica, cresciuta nel vivaio della Collection Atletica Sambenedettese ed ottimamente allenata dal Professore Francesco Butteri, ha voluto commentare in esclusiva per Picenotime.it il suo ottimo risultato a Padova, analizzando le prospettive e le ambizioni per il futuro.

Enrica, finalmente è arrivato il titolo italiano. Le prime emozioni?

Sono molto contenta e tutto sommato soddisfatta perché sono attivati dei risultati, che in alcuni casi sono il mio personale o comunque rientrano tra le mie migliori prestazioni di sempre e che non facevo da un po' di tempo (causa problemi fisici) e insieme a ciò un tanto atteso titolo italiano assoluto, il primo. Sono felice perché arriva dopo un periodo travagliato. L'anno scorso ho dovuto rinunciare a gareggiare all'aperto perché mi sono dovuta operare e sono passati 7 mesi. Non sapevo di gareggiare alle indoor fino a 10 giorni fa perché comunque sia sono in ritardo con la preparazione. Ho avuto indicazioni di non mettere chiodi e infatti così è stato se non da inizio anno per provare a vedere se si riusciva a gareggiare. Poi ho fatto la prova multipla la settimana scorsa e mi sono convinta che qualcosa si poteva fare. Ho avuto un po' di esitazione a gareggiare ai Campionati italiani assoluti perché non sono in forma perfetta. Però mi sono buttata lo stesso e ho fatto bene.

Chi ti senti di ringraziare dopo questo importante traguardo raggiunto?

Questo titolo italiano lo voglio dedicare in primis alla mia famiglia, che mi ha permesso da sempre di continuare a seguire questo sport, e di coltivarlo nel migliore dei modi. Sono stati un elemento fondamentale perché mi hanno sempre messo a disposizione tutte le loro risorse e a posteriori mi rendo conto di quanti sacrifici abbiano fatto anche loro. Un altro tassello fondamentale è il mio gruppo sportivo, le Fiamme Oro Padova, che sono anche una seconda famiglia. Grazie a loro il mio sogno e la mia passione sono diventati il mio lavoro, la mia priorità. Un'ulteriore società da ringraziare è la Collection Atletica Sambenedettese, il vivaio in cui sono cresciuta e che ha tirato fuori altri atleti importanti, una bellissima realtà portata avanti da Stefano Cavezzi che ne è il presidente e che ringrazio di cuore perché mi è sempre vicino in ogni gara anche se non sono più una loro atleta, mi segue e fa il tifo ovunque sia, e viene anche a vedere le mie gare quando può. Ed è proprio in questo vivaio che c'è il tecnico a cui va il mio più immenso grazie, Francesco Butteri, il mio allenatore da sempre, mi ha cresciuta e ha avuto la pazienza di attendere che diventassi un'atleta nel senso vero del termine. Ha avuto la costanza di allenarmi e di starmi a fianco in molte situazioni, senza di lui e la sua esperienza non sarei qui. Si lavora insieme per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. Proprio come in passato fece con Karin Periginelli (pluricampionessa italiana ed ex detentrice del record italiano di pentathlon ed eptathlon, e ovviamente maglia azzurra per moltissimi anni). Altra persona da ringraziare e a cui dedico questo titolo è il mio fidanzato, Nazzareno Di Marco, anche lui atleta delle Fiamme Oro Padova e pluricampione italiano nel lancio del disco, che mi aiuta e mi sostiene sempre, mi dà molta forza, condividiamo gioie e dolori di questo mestier. E altri che non sono da meno ovviamente sono tutto lo staff medico che c'è dietro ogni atleta, da fisioterapista a osteopata a medici specialisti... Un grazie va a loro che mi hanno aiutato ad essere qui e a mettermi nelle condizioni di ottenere i risultati. Inoltre un grazie va a tutti gli amici e alle persone che mi sostengono ogni volta. Sono molte le persone da ringraziare, proprio perché dietro ogni atleta c'è una fitta rete di collaborazione.

Consideri questo risultato un punto di partenza verso obiettivi più prestigiosi?

Questo risultato è un inizio. Un inizio che mi fa ben sperare e mi mette nelle condizioni di lavorare per fare una bella stagione all'aperto e riscattarmi della scorsa a cui ho dovuto rinunciare com molto rammarico. Sono fiduciosa e sono certa che con il lavoro dei prossimi mesi qualcosa di buono verrà fuori.

Come proseguirà ora la tua stagione?

Gli obiettivi sono a lungo termine, ovvero proiettati verso le outdoor. Farò comunque delle gare indoor, e forse gli Italiani assoluti individuali. L'obiettivo resta pur sempre di arrivare in buone condizioni fisiche e tecniche per le gare outdoor.

I sogni sportivi nel cassetto?

Il sogno sportivo per eccellenza sono i cinque cerchi olimpici, diciamo che sono il sogno futuro, perché per arrivare lì bisogna lavorare molto ed è per questo che per il momento volo un po' più basso e punto ad alzare le mie prestazioni, a gareggiare ad un livello più alto e competitivo come quello internazionale. Nelle prove multiple le straniere sono molto più forti rispetto a noi italiane, quindi riuscire ad entrare nel giro delle competizioni internazionali sarebbe già un bel traguardo.

Come ti sei avvicinata al mondo dell'atletica e come mai hai scelto le prove multiple?

Mi sono avvicinata al mondo dell'atletica grazie al mio allenatore Francesco Butteri, poiché era il mio insegnante di educazione fisica presso il liceo scientifico "B. Rosetti" di San Benedetto del Tronto, in cui insegna tutt'ora. Ho scelto le prove multiple perché il mio allenatore ha allenato una grande campionessa e lui è un tecnico nazionale di prove multiple con un incredibile esperienza sulle spalle. Le prove multiple sono venute da sé, diciamo che mi hanno scelto loro. Ho un fisico da multiplista più che da saltatrice in alto per esempio (che è la mia gara di punta e che faccio anche come gara individuale ed in cui ho vinto dei titoli italiani giovanili), inoltre riesco a gestire discretamente tutte le specialità.

Quanti sacrifici e rinunce ci sono dietro a risultati così importanti?

Se parliamo di sacrifici e rinunce sono tanti e li ho sempre fatti perché sono necessari per raggiunge risultati ambiziosi. La differenza è che per me non sono così pesanti come potrebbe sembrare per qualcuno che non è un atleta. Mi spiego meglio: il sacrificio fa parte dell'atleta e nel mio caso è entrato subito nella mia forma mentis, è impossibile pensare di fare risultati senza dover rinunciare a qualcosa. A maggior ragione in uno sport dove sei tu e basta, uno sport individuale. Bisogna buttare sudore, fatica, lacrime... Ci sono momenti in cui passa veloce il pensiero di dire dentro di noi "ma chi me lo ha fatto fare?!". Ma questo è perché siamo uomini e siamo colpiti dalle debolezze, da momenti di sconforto (soprattutto infortuni) e un atleta non ne è di certo esente, anzi... Poi per fortuna si raccolgono i frutti di tanto sacrificio e lì non esiste nessun pensiero negativo, se non la gioia di essere ciò che siamo e di non aver rimpianti per non aver fatto questo o quello. Fare l'atleta è difficile perché ci sono componenti che spesso neanche si analizzano e si danno per scontate: dall'aspetto psicologico a quello caratteriale, all'ambiente di persone che ci circonda. Tutto ci influenza. Ma la cosa più difficile a cui ci sottoponiamo sono le nostre paure, quelle che neanche pensi di avere ma che escono fuori, perché dobbiamo superare i nostri limiti e per farlo ci svisceriamo e prendiamo consapevolezza dei nostri limiti e della nostra forza e dobbiamo riuscire a metterli in un connubio perfetto per essere efficienti ed efficaci. Però vi assicuro che è bello e pieno di soddisfazioni il mondo dell'atletica.

Che momento sta vivendo l'atletica leggera italiana, soprattutto a livello femminile?

L'atletica azzurra femminile ha delle rappresentanti, anche giovani, che portano alto il nome dell'Italia nelle manifestazioni internazionali, come negli ostacoli con la Borsi e la Caravelli o nell'alto con la Trost, la Derchack nel lungo e triplo insieme alla Cestonaro e altre atlete che stanno emergendo. Sicuramente un bel momento.

La tua campionessa di riferimento nel mondo dell'atletica leggera?

Le atlete a cui far riferimento o ispirarsi sono molte, ma nel mio piccolo ho Sara Simeoni e Karin Periginelli. Ma il riferimento va sicuramente ai valori che comunicano, che rispecchiano quello dell'essere atleta: determinazione, sacrificio, forza di volontà, vivere lo sport nel modo più pulito possibile. Sono dei principi di vita a cui ispirarsi e che ti insegnano a vivere. Sperando di arrivare un giorno fin dove sono arrivate loro.

Impossibile non notare la tua avvenenza fisica: mai avuto proposte dal mondo della moda e della pubblicità?

La moda è un mondo molto accattivante e mi appassiona molto, anche perché in un certo senso rispecchia i miei studi: Design Industriale ed ambientale ad Ascoli Piceno. Poter entrare in questo mondo sarebbe bello, ma semmai lo vedo in chiave di promozione e sponsorizzazione dell'atleta come figura in generale e l'atletica come sport nel mio caso. Oltre che per promuovere una fisicità di donna che ben si allontana dai canoni della donna nella moda.

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ENRICA CIPOLLONI

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