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Ascoli, Palazzo dei Capitani: il mondo del calcio dialoga sulla questione della parità di genere nello sport

di Davide Ciampini

lunedì 10 febbraio 2025

Quello del divario di genere è un tema di scottante attualità. La questione, che sta animando il dibattito pubblico, ha attirato a sé l'attenzione delle istituzioni. Tali differenze sono emerse altresì nell'ambito sportivo, nella fattispecie nel mondo del calcio. Si stima che in Italia solo il 15 % dei direttori sportivi sia donna. Minoritario è inoltre il ruolo della stessa tra gli ufficiali di gara e tecnici (19 %, ndr.). A tal proposito, presso Palazzo dei Capitani si è svolto un convegno dal nome "Parità di genere nello sport". Numerosi gli ospiti di spicco, che hanno spaziato dal mondo sportivo sino a quello istituzionale. Assente, causa influenza, Domenico Stallone. L'assessore allo sport ha comunque ribadito l'importanza della parità di genere. Un obiettivo ambizioso, che l'amministrazione perseguirà attraverso le iniziative presenti e future.

 "Quello della parità di genere - ha esordito l'assessore alle pari opportunità Annagrazia Di Nicola - è un tema a noi particolarmente caro. La stagione di 'Ascoli città dello sport' è ormai alle porte, ed è emblematico che si apra con questo tema. Nello sport le donne ricoprono un ruolo periferico, anche dal punto di vista mediatico. Oggi, contrariamente a quanto avveniva in passato, l'opinione pubblica è sensibilizzata. Riponiamo dunque le nostre speranze nei giovani, che sono il veicolo del cambiamento".

"Ringrazio ciascuno di voi per essere accorsi numerosi - ha esordito il presidente di ASD 'Portieri' Alberto Scarpantonio -. La mia gratitudine è rivolta alla associazione che rappresento e ai suoi componenti. Vent'anni fa nacque questo progetto, che mirava a raccogliere i membri dello sport dilettantistico. La volontà di avvicinare il ruolo del portiere a questa iniziativa nasce da molto lontano. La mia prima esperienza è avvenuta infatti nel mondo del calcio femminile. Un mondo che vogliamo far crescere, consapevoli di dovere attraversare un percorso irto di difficoltà".

"Al netto della distanza fisica, è un piacere essere qui con voi - ha detto la calciatrice del Milan e della Nazionale Italiana Laura Giuliani -. Quello trattato è un tema a me molto caro, che mi riporta indietro nel tempo. Ho dovuto superare molte tappe per arrivare dove sono oggi. La mia carriera inizia proprio in qualità di portiere, ruolo assegnatomi per via della mia statura. La difficoltà maggiore che si riscontra nel movimento femminile è la scarsa copertura territoriale, motivo che spinge molte calciatrici a smettere. Oltretutto, molte ragazze non ricevono il giusto supporto a livello familiare, pertanto il movimento perde sotto due aspetti: numerico e di futuribilità".

"Anni fa, nel 2020, scrissi un libro - ha proseguito Giuseppe Mammoliti, già area portieri Juventus ora in Nazionale -. Per farlo, ho contattato una linguista: Vera Gheno. Sapevo che le declinazioni femmili lì contenute avrebbero suscitato dell' ilarità. Il linguaggio inclusivo mi è infatti costato delle battute, specialmente a lavoro. Emblematico a tal proposito la parola 'portiera', con cui ho indicato il numero uno della squadra femminile. Per ciò che attiene la mia carriera, sono passato dal calcio maschile a quello femminile. Ci tengo a precisare che non esistono differenze di allenamento tra i due sessi. In giovane età consiglio di fare squadre miste, in modo da arricchire l'esperienza di ognuno. Al netto della questione calcistica, sostengo che la dote necessaria per un allenatore sia l'empatia".

"Nel corso degli anni - ha precisato l'allenatore dei portieri della AS Roma femminile Mauro Patrizi - è avvenuta una grande evoluzione rispetto al ruolo del portiere. Le società hanno infatti costruito delle strutture differenti. Ho iniziato nell'ambito dilettantistico, dove le condizioni non erano affatto idonee. Ad esempio non vi erano palestre, né preparatori atletici. Tante società sono reticenti ad investire nel calcio femminile in quanto ritengono che il ritorno economico non sia congruo rispetto ai soldi spesi".

"Partiamo da una domanda: esistono sport da maschi e da femmine? - ha chiosato Alessandra Mosca, psicologa e collaboratrice di Buffon Academy -. Facciamo una riflessione rispetto a dati scientifici qui riportati. I numeri ci parlano della possibilità di fare sport insieme sino ai 12 anni. Lo sviluppo, fino a questa età, avviene infatti in parallelo. Dai 9 ai 15 anni, nel'uomo si verifica tuttavia una cascata testosteronica, che lo differenzia dalla donna. Per quanto riguarda la questione dell'abbandono calcistico, possiamo trarre delle deduzioni dalle tabelle che seguono. Le ragioni ad esso ascritte sono: la social evaluation, la mancanza di investimenti e di infrastrutture".


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