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Dpcm Natale, Coldiretti: “Agriturismi ko con comuni blindati. Senza cenoni crack da mezzo miliardo”

di Redazione Picenotime

venerdì 04 dicembre 2020

L’addio al tradizionale cenone di fine anno fuori casa colpisce quasi 6 milioni di italiani con un crack di circa mezzo miliardo di euro per ristoranti, alberghi e agriturismi. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti sugli effetti del Decreto che fissa le regole per le feste di Natale 2020, divulgata in occasione dell’incontro con i soci di Filiera Italia con la partecipazione del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e del Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Il Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte obbliga alla chiusura serale dei locali in tutte le regioni cancellando di fatto i tradizionali veglioni di Capodanno che – sottolinea la Coldiretti – segnano per molte realtà della ristorazione il picco degli incassi durante l’anno, con un spesa media che lo scorso anno ha superato gli 80 euro per persona.

A pesare – sottolinea la Coldiretti (www.coldiretti.it) – è anche la decisione del coprifuoco di fine anno dalle 22 alle 7 del mattino seguente, che di fatto impedisceogni forma di socialità a tavola ostacolata peraltro durante tutte le feste dall’obbligo di chiusura alle 18 per tutte le attività di ristorazione, anche nelle regioni gialle. Peraltro la decisione di blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno – denuncia la Coldiretti – mette ko le 24mila strutture agrituristiche nazionali che sono principalmente situate in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi.

“Un duro colpo per l’economia dei piccoli comuni ed anche vero paradosso se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolinea che “dalla tenuta del tessuto economico e sociale delle aree interne dipende molto delle possibilità di ripresa del Paese”. In Italia i centri sotto i 5mila abitanti sono, infatti, 5.498, quasi il 70% del totale, secondo un’analisi Coldiretti dalla quale si evidenzia che ben il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei piccoli borghi italiani che rischiano di essere duramente colpiti dallo stop agli spostamenti e al turismo in montagna.

La situazione di difficoltà – continua la Coldiretti – si trasferisce a cascata sull’intera filiera agroalimentare, dall’industria all’agricoltura, con un drastico taglio degli acquisti di prodotti alimentari e bevande da portare in tavola. La chiusura dei locali è infatti destinata a provocare un forte ridimensionamento – conclude la Coldiretti – nei consumi di 70 milioni di chili tra pandori e panettoni, 74 milioni di bottiglie di spumante, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci spariti dalle tavole lo scorso anno solamente nelle feste di fine anno.

La decisione di blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno mette ko le strutture agrituristiche nazionali che sono principalmente situate in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi. E’ quanto denuncia la Coldiretti in riferimento alle misure del nuovo DPCM per le feste di fine anno. La possibilità per le strutture della ristorazione di rimanere aperti a pranzo durante le festività è vanificata – sottolinea la Coldiretti – dai limiti agli spostamenti tra comuni che impedisce agli ospiti di raggiungere le campagne.

Un vero paradosso se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono secondo www.campagnamica.it i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Non a caso appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrate dall’ Inail in Italia riguarda l’agricoltura dove peraltro i mesi estivi e autunnali sono i più attivi con la raccolta di frutta, ortaggi, olio e la vendemmia secondo l’analisi della Coldiretti sulla base delle denunce complessive di infortunio al 31 ottobre 2020 che evidenzia come la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività si sia verificata proprio nelle campagne.

Si tratta dunque di un preoccupante duro colpo per gli agriturismi che – continua la Coldiretti – sono realtà già duramente colpite dalla crisi generata dalla pandemia con oltre 1 miliardo di perdite per le oltre 24mila strutture presenti in Italia nel 2020.

I limiti imposti per le festività di fine anno – precisa la Coldiretti – arrivano dopo che il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua mentre durante l’estate ha pesato l’assenza praticamente totale degli stranieri che in alcune regioni rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi. A rischio è un sistema che può contare su 24576 strutture con 493319 posti a tavola e 285027 posti letto e che lo scorso anno ha sviluppato un valore di 1,5 miliardi di grazie a poco più di 14 milioni di presenze, delle quali ben 8,2 milioni provenienti dall’estero, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al primo gennaio 2020.


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