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Pasquetta e Covid, niente gite e scampagnate per 1 milione di persone

di Redazione Picenotime

martedì 06 aprile 2021

Almeno un milione di persone sono state costrette quest’anno a rinunciare alla tradizionale scampagnata o alla gita fuori porta a tavola negli agriturismi tra Pasqua e Pasquetta. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti nel sottolineare che si registra pero’ il boom del meal delivery che in Italia nell’ anno della pandemia ha fatto registrare un giro d’affari record  in Italia per un valore di 706 milioni di euro con un incremento annuo  del +19%.

Sono infatti oltre 40mila le famiglie che – sottolinea la Coldiretti – non hanno voluto rinunciare ai sapori della campagna portando l’agriturismo a casa grazie al servizio di consegna pasti a domicilio organizzato dagli agricoltori di Terranostra/Campagna Amica. Una boccata di ossigeno che tuttavia non è certo sufficiente a compensare le difficoltà degli oltre 24mila agriturismi italiani che in un anno di pandemia hanno perso 1,2 miliardi a causa delle chiusure forzate. Gli agriturismi peraltro sono spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto e sono forse – sottolinea Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

Per effetto delle misure restrittive per l’emergenza Covid l’84% degli italiani ha scelto di consumare il pranzo del Lunedì dell’Angelo tra le mura domestiche mentre un 9% si è avventurato a casa di parenti e amici sfruttando le deroghe del Decreto. Tra i piatti più gettonati di Pasquetta si classificano – continua la Coldiretti – lasagne, salumi, formaggi, uova sode e le tradizionali grigliate in giardino o nel balcone. Non mancano però – precisa la Coldiretti – polpette, frittate di pasta o di verdure, pizze farcite, ratatouille e macedonia, ma anche colomba farcita da creme realizzate con la “cucina del giorno dopo” favorita dalla tendenza a ridurre gli sprechi in un momento di difficoltà. Il menù infatti in molti casi è a base degli avanzi della Pasqua per la quale gli italiani – conclude la Coldiretti – hanno complessivamente speso 1,4 miliardi in prodotti tipici, vino e ingredienti delle ricette tradizionali fra pasta, carne, salumi, uova e formaggi.

Senza turismo per i blocchi e le limitazioni agli spostamenti imposti dall’emergenza Covid sono a rischio i 5.266 i tesori alimentari tradizionali dei borghi d’Italia custoditi da generazioni dagli agricoltori e salvati per sostenere la rinascita del Paese. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione del Summit della Coldiretti con il Governo “Recovery ‘Food’, l’Italia riparte dal cibo” organizzato con Filiera Italia a Palazzo Rospigliosi a Roma.

L’assenza di turisti stranieri e italiani ha un impatto pesante sulla sopravvivenza di tesori agroalimentari unici al mondo legati alla storia e all’economia dei territori, che – sottolinea la Coldiretti – sono il simbolo della grande creatività, tradizione, qualità e sicurezza alla base del successo del Made in Italy nel mondo. Una patrimonio da salvare che – precisa la Coldiretti – non ha solo un valore economico ma anche storico, culturale ed ambientale e che garantisce la sopravvivenza della popolazione anche nelle aree interne più isolate proprio nel momento in cui con il Covid pone l’esigenza di cambiare la distribuzione demografica della popolazione e ridurre la concentrazione nei grandi centri urbani.

Il crollo del turismo straniero in Italia ha causato un buco di circa 27 miliardi nelle spese dei viaggiatori dall’estero, che sono crollate del 61% nel 2020 rispetto all’anno precedente, toccando il minimo da almeno venti anni, spiega Coldiretti su dati di Bankitalia. In pratica sei viaggiatori stranieri su dieci (59%) hanno dovuto rinunciare a venire in Italia nel 2020 per un totale di 57 milioni di turisti bloccati alle frontiere dall’emergenza.

La mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per, alimentazione, alloggio trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Il cibo– spiega la Coldiretti – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola grazie anche un tesoro che può contare – sottolinea la Coldiretti – su 1.578 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, più di 1.498 verdure fresche e lavorate, 809 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 503 formaggi, 291 prodotti gastronomici, 170 prodotti di origine animale fra miele e latticini, 166 preparazioni a base di pesci e molluschi, 164 fra birre, bevande analcoliche, distillati e liquori e 49 tipologie di burro e oli. Tesori custoditi in 5.498 piccoli borghi che – sottolinea Coldiretti -, con oltre la metà dell’intera superficie nazionale, hanno ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura alle malghe di montagna, dai verdi pascoli ai terrazzamenti fioriti che raccontano per immagini la bellezza dell’Italia e la bontà dei suoi prodotti a tavola.

La Campania si piazza in testa alla classifica delle regioni con più specialità tipiche, ben 552, davanti a Toscana (461) e Lazio (436). A seguire – sottolinea la Coldiretti – si posizionano l’Emilia-Romagna (398) e il Veneto (380), davanti al Piemonte con 342 specialità e alla Liguria che può contare su 300 prodotti. A ruota tutte le altre Regioni: la Puglia con 299 prodotti tipici censiti, la Calabria (269), la Lombardia (262), la Sicilia (264), la Sardegna (214), il Trentino Alto Adige (195), il Friuli-Venezia Giulia (178), il Molise (159), le Marche (154), l’Abruzzo (149), la Basilicata con 149, l’Umbria con 69 e la Val d’Aosta con 36.

“Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura ed una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “la necessità di valorizzare questo patrimonio anche per aumentare la spinta propulsiva del Made in Italy sui mercati esteri”.


 


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