• News
  • Coldiretti Marche, barbabietole: ''Sempre più aziende al lavoro per lo zucchero 100% italiano''

Coldiretti Marche, barbabietole: ''Sempre più aziende al lavoro per lo zucchero 100% italiano''

di Redazione Picenotime

giovedì 11 luglio 2024

Quasi 2.500 ettari circa 200 aziende agricole che hanno creduto al ritorno della barbabietola da zucchero nelle Marche. E mentre la produzione si stima in 950mila quintali per il 2024 l’obiettivo, ora, è di consolidare il settore nelle Marche offrendo più servizi tecnici per consentire alle aziende di migliorare la produttività. È quanto emerso nei giorni scorsi nel corso dell’incontro tra Coprob, l’unica realtà cooperativa italiana che sta commercializzando lo zucchero 100% italiano, e i bieticoltori marchigiani.

Un appuntamento, organizzato da Coldiretti Marche, che si è tenuto nei giorni scorsi a Loreto alla presenza anche del neopresidente di Coprob, Luigi Maccaferri e del nuovo direttore generale Moreno Basilico. “Una sfida vinta – ha detto la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – iniziata con una manciata di aziende e un centinaio di ettari. Abbiamo creduto nella possibilità di far tornare una coltivazione abbandonata dopo gli anni 2000 e oggi possiamo contare su un’opportunità di reddito e di rotazione colturale per le aziende agricole. Merito della sempre maggior attenzione del mercato verso la sostenibilità e verso l’etica e merito anche a Coprob che, in un periodo difficile per il mondo della cooperazione, come quello che stiamo vivendo, è riuscita invece ad attirare a sé conferitori ma anche soci marchigiani che hanno fatto il loro ingresso nel Distretto Italiano delle Zucchero”.

Tra gli ettari marchigiani dedicati alla barbabietola ne figurano anche un centinaio in biologico e sono molti quelli che si stanno affacciando all’agricoltura integrata, cioè con un sistema di produzione a basso impatto ambientale con tanto di certificazione. Una vera e propria sfida della qualità, insomma, anche per competere sui mercati esteri attraverso un’etichettatura chiara e riconoscibile da contrapporre a prodotti anonimi e spesso realizzati in Paesi esteri che sfruttano la manodopera o utilizzano prodotti chimici nocivi e proibiti in Italia.


Cibo, natura, bellezze artistiche e tradizioni. Il turismo marchigiano viaggia anche sulla buona alimentazione che si conferma uno dei motivi di scelta della destinazione con la cucina italiana che si classifica come migliore del mondo davanti a quella giapponese e quella greca secondo l’ultima classifica stilata da “Taste Atlas”, l’atlante on line del cibo di tutto il mondo che comprende anche prelibatezze regionali come le Olive all’Ascolana, i passatelli, i vincisgrassi, i maccheroncini di Campofilone o il Verdicchio. Cibi che nascono dalla tradizione contadina e che vengono sostenuti da 7.869 tra bar, ristoranti e pizzerie (dati Fipe) e da 540 agriturismi che servono su circa 18mila posti tavola il cibo del territorio. “Mangiare fuori casa è in forte crescita, dopo l’emergenza Covid, ed ha un impatto rilevante sul sistema agroalimentare in un Paese come l’Italia dove nel complesso i consumi alimentari, nel 2023, sono stati pari a circa 287 miliardi di euro, di cui 195 miliardi in casa e ben 92 miliardi di euro fuori casa, il massimo di sempre secondo la Fipe. In altre parole oggi in Italia quasi un euro su tre è speso per mangiare fuori e diventa quindi rilevante l’indicazione dell’origine dei cibi serviti consumati nei menu - spiegano da Coldiretti Marche - L’attività di ristorazione è un determinante mercato di sbocco per molti prodotti agroalimentari per un importo di acquisti nella filiera stimato in circa 30 miliardi lo scorso anno, secondo l’Osservatorio Coldiretti. Dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”. Un movimento che, dopo il terremoto e la crisi Covid, torna a sorridere. Lo scorso anno, ad esempio, si sono registrati 2,5 milioni di arrivi in tutte le strutture ricettive marchigiane. Il 4,7% ha riguardato gli agriturismi che registrano una crescita sia per quanto riguarda gli italiani (+6% arrivi, +4% presenze), sia per gli stranieri (+10% arrivi, +14% presenze). E sono proprio gli stranieri a far registrare permanenze medie più lunghe: quasi 6 giorni di media contro i 3 degli italiani. Tutto questo mentre è in forte crescita anche la domanda di esperienze enogastronomiche vacanziere con le Marche pronte ad accogliere questo segmento Strade del Vino, Città dell’Olio e 35 prodotti certificati dop, docg, igp, eccetera e mercati di Campagna Amica.


Picenotime.it è anche su Whatsapp. E' sufficiente CLICCARE QUI per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati! 



© Riproduzione riservata

Commenti