Coronavirus: analisi Cna Ascoli sui timori e le aspettative delle micro e piccole imprese
di Redazione Picenotime
mercoledì 04 marzo 2020
“Il 72,4% degli intervistati – spiega Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli - ha già registrato effetti diretti sulla propria attività a causa della vicenda coronavirus e il 53,1% stima che l’emergenza sanitaria in corso avrà un impatto negativo sui risultati economici del 2020 con una contrazione marcata dei ricavi. E parliamo sia di danni indiretti che di danni indiretti. L’emergenza per noi ha tre livelli. Il primo ovviamente sanitario per la salute sia dei titolari che dei dipendenti. Poi c’è quello relativo ai danni chiaramente accertati per mancate commesse, vendite o blocco di cicli produttivi. Terzo, ma non ultimo, il sostegno alle imprese e gli incentivi, le agevolazioni e tutte quelle misure che dovranno essere messe in campo per riportare la fiducia nel made in Italy, sia che si tratti di produzioni tipiche e tradizionali, sia che si tratti di servizi come quelli turistici connessi alla ristorazione e all’accoglienza”.
“Mettere in campo tutte le misure tese a salvaguardare la continuità dell’attività produttiva – aggiunge Luigi Passaretti, presidente della Cna Picena - è la richiesta che giunge dalle micro e piccole imprese che hanno partecipato all’indagine promossa dalla Cna. Senza dimenticare che tutto ciò aggrava già una situazione pesante per il nostro territorio, a cominciare dell’emergenza sisma a quella dei collegamenti stradali e delle infrastrutture”.
Proprio per avere un'idea chiara di come le micro e piccole imprese stanno fronteggiando la situazione in atto, la Cna ha promosso un’indagine volta a valutare le principali difficoltà registrate nelle ultime settimane.
Secondo l’analisi della Cna l'epidemia legata alla diffusione del coronavirus innescherà inevitabilmente un rallentamento dell'attività economica su scala globale che non escluderà purtroppo l'Italia e il Piceno. Le micro e piccole imprese appaiono particolarmente esposte rispetto agli eventi anche perché la loro capacità di resistere alla flessione della domanda potrebbe esaurirsi nel giro di poco tempo se, in attesa di una normalizzazione della situazione, non verranno poste in essere adeguate misure di sostegno da parte del Governo.
L’indagine è articolata in un numero ristretto di domande volte a valutare:
- gli effetti diretti sull'attività delle imprese derivanti dalla vicenda coronavirus;
- l’impatto stimato sui risultati economici nel 2020;
- le misure che, a livello aziendale, sono state/saranno poste in essere per fronteggiare l'emergenza;
- le eventuali ripercussioni sulla presenza in azienda dei lavoratori.
In poche ore l’indagine ha raccolto in tutta Italia 6.327 risposte, un dato sintomatico del fatto che il tema coronavirus è al centro delle preoccupazioni delle micro e piccole imprese e degli artigiani. Fra gli intervistati dalla Cna oltre 300 sono imprenditori artigiani del Piceno.
Il 72,4% dichiara che sta registrando effetti diretti sulla propria attività legati alla vicenda coronavirus ed in particolare per ciò che concerne l’andamento della domanda, i rapporti con i fornitori, cancellazione di appuntamenti e problemi logistici. I settori più esposti sono sicuramente quelli del trasporto passeggeri e quello turistico. Rispettivamente il 98,9% e il 89,9% delle imprese registra difficoltà causate dall’emergenza sanitaria in corso. Si tratta, in questo caso, di una drammatica contrazione della domanda dovuta alle innumerevoli cancellazioni che stanno giungendo in questi giorni da parte dei tour operator e alla sospensione dei servizi scolastici tra cui vi sono anche le gite.
La sospensione degli appuntamenti fieristici, invece, è la motivazione prevalente che sta alla base dei disagi rilevati dalle imprese della moda (il 79,9% degli imprenditori del settore sta subendo effetti negativi sulla propria attività), oltre ai problemi derivanti dai rapporti con i fornitori e dal mancato ritiro delle merci.
Un numero elevato di cancellazioni delle prenotazioni si registra anche tra le imprese di servizi alla persona (in prevalenza centri estetici e acconciatori), il 78,8% degli intervistati dichiara di subire effetti diretti.
Gli altri settori economici non sono comunque esenti da problematiche derivanti dall’emergenza sanitaria che sta affrontando il Paese. Il 78,8% degli operatori del settore agroalimentare dichiara di incontrare difficoltà dovute al parziale o totale arresto dell’attività di produzione o alle difficoltà dovute al mancato recapito di merce già acquistate.
Le imprese di trasporto passeggeri e quelle della filiera del turismo sembrano quelle più preoccupate per il futuro. Quasi la totalità degli intervistanti (il 99,7% delle imprese di trasporto passeggeri e il 97,9% delle imprese turistiche) prevede, infatti, che l’ammanco registrato in queste settimane di emergenza influenzerà i risultati economici dell’intero anno. Una stima condivisa anche dal 94,2% delle imprese che operano nel settore della moda.
Complessivamente, il 53,1% delle imprese stima per il 2020 una contrazione dei ricavi. Una contrazione che, invece, potrebbe interessare oltre il 70% dei settori del trasporto passeggeri e turistico. Negli altri settori le perdite stimate sembrano più contenute, ma solo per l’11,3% degli intervistati quest’anno i ricavi rimarranno stabili o cresceranno, un 35,6% non sa ancora valutare.
Circa il 30% delle imprese dei servizi ha adottato forme di smart working per consentire ai propri dipendenti di limitare gli spostamenti e quindi l’esposizione al contagio oppure di accudire i propri figli rimasti a casa a causa della chiusura delle scuole. Il telelavoro, però, è una soluzione preclusa alla maggior parte delle imprese intervistate data la natura della loro attività. Si tratta infatti di imprese manifatturiere, dei servizi alla persona o ad altre imprese o di trasporto, mansioni impossibili da svolgere dalla propria abitazione.
Nel caso in cui lo stato di emergenza dovesse perdurare, le micro e piccole imprese potrebbero aver bisogno di ricorrere tempestivamente agli ammortizzatori sociali a favore dei dipendenti. Questa richiesta giunge dal 67,9% del totale degli intervistati e risulta particolarmente sentita dalle imprese manifatturiere che operano nel settore della moda (74,0%). Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale è considerato necessario anche dal 72,9% delle imprese di trasporto passeggeri, dal 72,5% delle imprese della manifattura meccanica e dal 72,1% delle imprese dell’agroalimentare.
La situazione settore per settore
TURISMO: RICOSTRUIRE LA FIDUCIA DOPO IL CROLLO DELLE PRENOTAZIONI ANCHE A CAUSA DELLA PSICOSI DA VIRUS. Il settore turistico è il più colpito dall’emergenza coronavirus che ha causato tra l’80% e il 100% delle cancellazioni di viaggi e pernottamenti. In questo senso particolarmente negativa è stata la decisione di annullare tutte le gite scolastiche fino a fine maggio unica fonte di lavoro per diversi tour operator. In alcuni casi le imprese hanno reagito mettendo in ferie tutto il personale ma la profondità degli effetti sui risultati economici di queste attività sta generando difficoltà nei pagamenti di affitti e mutui delle strutture ricettive e del personale. C’è anche il caso di chi si è trovato costretto a non rinnovare i contratti in essere per mancanza di lavoro.
TRASPORTI: LIMITAZIONI SANITARIE E INFRASTRUTTURE DEBOLI. Trasporto merci. All’interno del settore del trasporto merci la maggior parte delle imprese intervistate dichiara di aver incontrato disagi dovuti all’allungamento dei tempi di carico e scarico. L’eccessiva burocrazia richiesta per la produzione di documentazione atti a certificare il buono stato di salute e i controlli della temperatura dei conducenti che entrano in azienda hanno provocato una dilatazione dei tempi di consegna delle merci. Come se non bastasse in molte tratte i tempi di percorrenza sono aumentati a causa di deviazioni dovute alla chiusura di strade che si trovano nelle “zone rosse”.
TRASPORTO PERSONE: UNO DEI SETTORI PIU’ COLPITI DA SOSTENERE PER SALVAGUARDARE GLI STANDAR OPERATIVI. Insieme al settore turistico è senza dubbio quello che sta subendo il maggior numero di disdette dovute anche alle disposizioni adottate da alcuni Paesi (es. Croazia e Giordania) che stanno vietando l’ingresso di turisti italiani nel proprio territorio. Le imprese del trasporto autobus sono colpite anche dalla riduzione delle corse del trasporto pubblico urbano e dei servizi di scuolabus. La drammatica contrazione della domanda ha generato per queste imprese difficoltà nei pagamenti di gasolio, forniture di gomme, assicurazioni, manutenzione e soprattutto i contratti di leaasing del parco auto.
MANIFATTURA MECCANICA: DIFFICOLTA’ PER ORDINI E APPROVVIGIONAMENTI DA OVVIARE INCENTIVANDO L’ECONOMIA CIRCOLARE. L’arresto parziale o totale della produzione in questo settore è legato prevalentemente a problemi logistici. Sono innumerevoli i casi di ritardi nella consegna di merci da e verso l’estero, generando anche problemi di congestione nei magazzini dove i prodotti si accumulano perché non vengono ritirati. Essendo questo un settore ben integrato all’interno delle filiere produttive molte imprese, anche lontane dalle aree del contagio, hanno difficoltà a reperire i semilavorati perché prodotti da imprese che si trovano nelle “zone rosse”. Nella manifattura, soprattutto quella meccanica, le imprese presentano una dimensione superiore alla media e per questo sono anche quelle più esposte ai problemi legati alla gestione del personale. Le assenze tra i dipendenti sono dovute il più delle volte alla necessità di rimanere in casa con i figli a causa della chiusura delle scuole.
MODA: ORDINI E SISTEMA FIERISTICO DA RISOLLEVARE. L’attività delle imprese della moda risulta in forte riduzione e le perdite stimate superano il 15%. La causa principale è la cancellazione degli appuntamenti fieristici. Queste imprese hanno già sostenuto i costi per viaggi, poi annullato, ma ancor peggio, per loro è venuta meno la possibilità di incontrare la clientela e stipulare contratti. In alcuni casi si parla di “annullamento della collezione estiva per 2020”. Ai problemi di esposizione dei campionari si aggiungono anche quelli dovuti al crollo degli ordini per timore di un peggioramento della situazione e per la chiusura delle frontiere.
SERVIZI ALLA PERSONA. Il calo della domanda in questo caso è stato generato soprattutto dall’allarmismo e dalla psicosi generale che ha investito il Paese. Questo, infatti, è un lavoro che richiede il contatto ravvicinato con la clientela e la diffidenza crescente da parte dell’utente finale ha portato ad innumerevoli cancellazioni. Alcuni intervistati hanno parlato di “agenda completamente annullata”. Non mancano, anche in questo settore, difficoltà legate al mancato recapito dei prodotti o alla sospensione degli appuntamenti con i rappresentanti. Molto avvertita dagli operatori è anche la difficoltà nel reperire presidi sanitari adeguati a svolgere il proprio lavoro perché esauriti presso i fornitori abituali.
AGROALIMENTARE: MANGIARE ITALIANO, ALL’ESTERO MA ANCORA DI PIU’ IN ITALIA. La contrazione della domanda ha portato le imprese a ridurre l’attività o a chiuderla per qualche giorno. Si riscontrano soprattutto cancellazioni delle visite degli agenti in azienda e sospensione di tutte le trattive commerciali. Anche nell’agroalimentare lo slittamento degli appuntamenti fieristici sta provocando non pochi problemi. Sono diverse le imprese che denunciano il fatto che il loro prodotto non è idoneo per essere presentato in altri periodi dell’anno.
COSTRUZIONI. Le imprese del settore denunciano in primis uno spostamento dell’inizio dei lavori a data da destinarsi e l’impossibilità di accedere ai cantieri siti nelle “zone rosse” o limitrofe. La sospensione di sopralluoghi e di preventivi a causa di una eccessiva diffidenza delle persone ad accogliere in casa il personale delle ditte. Infine in questo settore, nel quale operano molte imprese di allestimento di appuntamenti fieristici ed espositivi, la cancellazione degli stessi ha provocato un considerevole ammanco nei ricavi di questo periodo.
SERVIZI ALLE IMPRESE. Il calo della domanda in questo caso è dovuto principalmente allo stato di difficoltà vissuto dal committente che ha ridotto o vietato l’accesso in azienda. Non manca però chi si è trovato impossibilitato ad operare perché colpito dall’ordinanza che vieta gli assembramenti sia pubblici che privati.
AUTORIPARAZIONE. Tra gli autoriparatori i problemi derivano principalmente dai ritardi nell’approvvigionamento dei ricambi. Molto sentito è anche la difficoltà del personale di accedere presso le aziende dei clienti.
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