Covid, 4 italiani su 10 finiscono in zona arancione. Effetti negativi per filiera agroalimentare
di Redazione Picenotime
domenica 10 gennaio 2021
Le misure più restrittive della zona arancione colpiscono più di 4 italiani su 10 (44%) nonostante interessino solo cinque regioni che si classificano però tra le più popolose a livello nazionale. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento alla nuova Ordinanza del ministero della Salute in vigore dal 10 al 15 gennaio con la quale passano in area arancione le Regioni Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto.
Nelle 5 regioni arancioni – sottolinea la Coldiretti – vivono 26,3 milioni di italiani sottoposti a restrizioni su spostamenti, orari e attività. La mappa delle zone arancioni – continua la Coldiretti – vede la Lombardia che con 10,1 milioni di abitanti, la Sicilia con 4,9 milioni, il Veneto con 4,9 milioni, l’Emilia Romagna con 4,5 milioni e la Calabria con 1,9 milioni.
La nuova maxi area nazionale arancione blocca di fatto – specifica la Coldiretti – 140mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi con un drammatico effetto sul settore che ha già perso il 48% del fatturato nel corso del 2020. La serrata imposta dalle misure anti contagio sin estende a regioni dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa e colpisce complessivamente quasi il 38% di quelli esistenti in Italia compresi – evidenzia la Coldiretti –gli agriturismi.
Nelle regioni interessate dal provvedimento – precisa la Coldiretti – sono sospese tutte le attività di ristorazione al tavolo e, quindi, anche la somministrazione diretta di pasti e bevande da parte degli agriturismi. Nelle zone critiche – continua la Coldiretti – è consentita la sola consegna a domicilio, nonché l’asporto che tuttavia non sono sufficienti a dare sostenibilità e spesso a giustificare le aperture.
Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione.
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