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Coronavirus, Osservatorio Regioni: “Seconda ondata con meno morti ma più pressione su ospedali”

di Redazione Picenotime

mercoledì 28 ottobre 2020

Decessi per Covid-19 ridotti in questo inizio di seconda ondata rispetto alla prima, il numero di decessi tra febbraio e marzo aumentava giornalmente del 4,6%, mentre tra settembre e ottobre l’incremento è sceso sensibilmente, attestandosi allo 0,13%.

Tuttavia, la curva dei contagi ha assunto di nuovo un andamento esponenziale, la preoccupazione maggiore è che la crescita possa tornare ad aumentare la pressione sulle strutture ospedaliere, in particolare nelle terapie intensive. Ben 7 regioni italiane sono da “codice rosso”, che palesano un aumento dei ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive molto sostenuto se confrontato con quello della fase acuta registrata ad aprile: Campania (ricoveri più che raddoppiati in rapporto ad aprile +2,4 volte, terapie intensive 88%), Lazio (ricoveri +1,3 volte in rapporto ad aprile, terapie intensive 82%), Sardegna (ricoveri +2,5 volte in rapporto ad aprile, terapie intensive 126%), Sicilia (ricoveri e terapie intensive +1,3 volte in rapporto ad aprile), Umbria (ricoveri pari al 124% in rapporto ad aprile, le terapie intensive 64%), Puglia (ricoveri pari all’86% in rapporto ad aprile, le terapie intensive 53%) e Basilicata (ricoveri pari al 135% in rapporto ad aprile, le terapie intensive 33%). Osservate speciali sono invece Abruzzo (in rapporto ad aprile ricoveri 71,6% e terapie intensive 25,3%), Friuli Venezia Giulia (in rapporto ad aprile ricoveri 54,4% e terapie intensive 38,3%), P.A. Bolzano (in rapporto ad aprile ricoveri 54,6% e terapie intensive 19,3%), Calabria (in rapporto ad aprile ricoveri al 73,6% e terapie intensive 62,5%) , Molise (in rapporto ad aprile ricoveri 62,5% e terapie intensive 25%), Piemonte (in rapporto ad aprile ricoveri 50,9% e terapie intensive 20,8%), Toscana (in rapporto ad aprile ricoveri 63,8% e terapie intensive 37,4%), Liguria (in rapporto ad aprile ricoveri 62,5% e terapie intensive 22,9%), Valle d’Aosta (in rapporto ad aprile ricoveri 74,1% e terapie intensive 7,4%) in “codice giallo”.

Rispetto alla prima fase, è confortante la sensibile riduzione dei decessi, dovuta sia a una maggiore capacità di cura sia a una popolazione meno fragile. Questa ultima considerazione nasce  dal fatto che nella prima fase sono decedute le persone più anziane e quindi meno in grado di resistere al virus, nonché dalla probabile diminuzione della popolazione suscettibile.

Questi sono i principali indicatori aggiornati al 24 ottobre dei dati relativi all’emergenza Covid-19 dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane coordinato dal Professor Walter Ricciardi, Direttore dell’Osservatorio e Ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, campus di Roma e dal Dottor Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell’Osservatorio. "È importante migliorare la capacità di tracciamento dei contagi, per evitare il più possibile che gli asintomatici possano trasmettere in maniera inconsapevole il virus come accaduto nella prima fase della pandemia", dichiara Solipaca.

Rispetto alla diffusione del contagio è stato molto grave – afferma Ricciardi- che, nella prima fase, circa 700 mila siano “sfuggiti” alla diagnosi pur avendo i sintomi riconducibili al virus, questo ha favorito sicuramente molti contagi che si sarebbero potuti evitare con un confinamento fiduciario”. 

Infatti, dai dati relativi all’indagine sierologica condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica e dall’Istituto Superiore di Sanità (Istat-ISS), il 66% dei positivi ha dichiarato di aver avuto i sintomi riconducibili al virus. In particolare, il numero stimato di persone con anticorpi SARSCoV-2 e sintomi era pari a 981 mila, mentre alla data del 27 luglio i contagiati totali registrati erano 246 mila, cioè oltre 700 mila in meno.


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