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Covid: con chiusure Aprile 1 miliardo e mezzo di cibi invenduti ed un'azienda agricola su 5 in crisi

di Redazione Picenotime

mercoledì 07 aprile 2021

La chiusura per tutto aprile del servizio al tavolo e al bancone di tutti i 360mila bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vini, birre e cibi invenduti per un valore stimato in 1,5 miliardi nell’arco del mese. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare l’importanza dell’iniziativa delle Regioni che chiedono di valutare la possibilità di riaperture a partire dal 20 aprile.

A soffrire insieme ai ristoratori – sottolinea la Coldiretti – ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari impegnati spesso da generazioni per garantire produzioni alimentari di alta qualità.

Chiusure forzate, limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze – continua la Coldiretti – si fanno anche sentire direttamente sui fornitori.

La drastica riduzione dell’attività – sostiene la Coldiretti – pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi fino ai formaggi.

Al danno economico ed occupazionale – continua la Coldiretti – si aggiunge il rischio di estinzione per oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale, dai formaggi ai salumi fino ai dolci, per la mancanza di sbocchi di mercato per l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi dove le tradizioni, dai campi alla tavola, sono tramandate da secoli. In pericolo con la pandemia c’è anche il primato nazionale della biodiversità conquistato dall’Italia in Europa.

Duramente colpiti i 24mila agriturismi nazionali con l’arrivo della primavera che – sottolinea la Coldiretti – è particolarmente apprezzata dagli amanti della campagna per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola. Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – conclude Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

Su quasi una azienda agricola su cinque (18%) pesa la riduzione della domanda di prodotti provocata soprattutto dal crollo del turismo e dal taglio degli acquisti da parte dei bar, ristoranti e pizzerie costretti alla chiusura. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al periodo compreso tra il 2020 e il 2021.

Tra le preoccupazioni – sottolinea la Coldiretti – emerge anche l’impatto dell’aumento dei costi di produzione (7,5%) che riguarda le materie prime, dai prodotti energetici agli alimenti per il bestiame, mentre il 6,9% segnala la mancanza di liquidità per fare fronte alle spese correnti. Uno scenario preoccupate con il 9,5% delle aziende agricole che ritiene che non sia possibile tornare alla situazione antecedente all’emergenza Covid.

Nonostante le difficoltà durante la pandemia – precisa la Coldiretti – più di quattro aziende agricole su dieci (40,8%) non hanno ricevuto secondo l’Istat alcun tipo di sostegno economico statale, europeo o altre forme di aiuto.

Le aziende agricole italiane – continua la Coldiretti – non hanno comunque mai smesso di lavorare per garantire la continuità delle forniture alimentari sugli scaffali di negozi e supermercati e consentire quindi alle famiglie di fare la spesa. Un ruolo – sottolinea la Coldiretti – ricoperto con responsabilità e dedizione da quasi 740 mila imprese agricole impegnate per la tutela del paesaggio, lo sviluppo economico del Paese, la sicurezza e la salute delle persone attraverso la produzione di cibo.

L’agricoltura italiana è prima in Europa per valore aggiunto ma è anche la piu’ green  e può contare – riferisce la Coldiretti – sulla leadership indiscussa per la qualità alimentare con 313 specialità Dop/Igp/Stg, compresi grandi formaggi, salumi e prosciutti, riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con circa 80mila aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. E l’Italia è anche leader nella biodiversità ma può anche contare sulla rete di vendita diretta degli agricoltori più estesa del mondo grazie alla Fondazione Campagna Amica che ha sempre continuato a garantire prodotti sani, genuini e a chilometri zero alla popolazione.

L’emergenza globale provocata dal Covid ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “per cogliere l’opportunità storica del Recovery Plan abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni”.


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