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Ascoli Piceno, comunicato della sezione di Italia Nostra su Chiesa San Salvatore di Sotto

di Redazione picenotime

giovedì 26 novembre 2020

La sezione di Ascoli Piceno di Italia Nostra, a firma del suo presidente Prof. Gaetano Rinaldi, attraverso un comunicato inviato a enti e istituzioni interessate pone l'attenzione sulla vicenda della Chiesta di San Salvatore di Sotto.

"Al  Dott. Marco Fioravanti Sindaco di Ascoli Piceno, Al Dott. Angelo Davide Galeati Presidente Fondazione Carisap- Ascoli Piceno, Alla Dott.ssa Giorgia Latini Assessore alla Cultura- Regione Marche-Ancona, Alla  Dott.ssa Marta Mazza Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio- Ancona, Al Chiar.mo Prof. Giuseppe Losco Direttore Scuola di Ateneo Architettura e Design- Ascoli Piceno, Al Maestro Augusto Piccioni- Ascoli Piceno Alle Associazioni Culturali e di Tutela- Ascoli Piceno, Al Presidente di Italia Nostra Dott.ssa Ebe Giacometti- Roma, Al Dott. Maurizio Sebastiani Pres. Cons. Regionale Marche di Italia Nostra- Ancona

La  triste vicenda della Chiesa di San Salvatore di Sotto.

"Due  Chiese dedicate a San Salvatore appaiono come” l’alfa e l’omega” della memoria spirituale della città. La prima sorge su un poggio nella parte est di Ascoli  e offre la candida   facciata esaltata dalla presenza di spettacolare trifora di gusto gotico ai  raggi del sole appena sorge dalle acque dell’azzurro Adriatico.
La seconda  , ubicata nella parte ovest della città,  invece  si offre discreta e riservata ai  raggi del  sole prima che si nasconda dietro le vette dei Monti della Laga e dei Sibillini. Identica, peraltro, la sorte di questi edifici, che ormai da tempo immemorabile non svolgono, d’altra parte come tanti altri edifici di culto e non  della città, la funzione per cui un tempo furono costruiti. Ma la vicenda assume una particolare gravità nel caso della Chiesa di San Salvatore di Sotto. Questa Chiesa, dopo varie  traversie,  fu finalmente donata al Comune di Ascoli Piceno e  su sollecitazione di Mariolina Massignani , Presidente della locale Sezione Archeoclub,  fu possibile  evitarne la  completa distruzione  e avviarne  il  recupero, utilizzando i fondi erogati dalla sempre generosa Fondazione Carisap.

Purtroppo, come succede sovente nel nostro beneamato paese, non si individuò contestualmente  il tipo di utilizzazione del bene , che così, al termine dei lavori,  rimase in condizione di abbandono . Naturalmente  questa situazione ha determinato che la sua condizione divenisse identica a quella  precedente all’azione di recupero: nessuna   forma di fruizione, abbandono e degrado progressivo. Si dovrebbe quindi convenire che,  forse,  si sono sprecate le somme  utilizzate per il recupero e restauro. Quanto accaduto ci deve indurre a fare  delle amare riflessioni: non è più accettabile che  si continui a privilegiare forme di tutela passiva, sia che si tratti di singoli edifici sia che  addirittura si tratti  dei centri storici,  accontentandosi  di tutelare e salvaguardare l’integrità dei manufatti senza stabilire contestualmente  le modalità di utilizzazione e le forme più sostenibili  e responsabili di fruizione. Solo la  “rivitalizzazione”, infatti,  potrebbe assicurare una corretta  ed efficace valorizzazione dei beni recuperati. Valorizzazione, che non consiste evidentemente nella loro mercificazione,  bensì  nella esaltazione dei loro valori autentici e della memoria storica che rappresentano. E’ ormai giunto il tempo che si cambi registro. In proposito la Sezione dedicò a queste problematiche un documento auspicando l’avvio di un proficuo confronto. Riteniamo che  quanto sostenuto in quel documento mantenga una piena attualità.

Si rinnova pertanto l’auspicio che questo confronto si avvii tra  i Rappresentanti istituzionali , le Associazioni Culturali e di Tutela, gli Ordini Professionali e di Categoria, il Mondo della Scuola e quello  Universitario per individuare insieme i corretti percorsi  da seguire per  evitare che si ripetano  e si consolidino i consueti modi di operare , permettendo invece di individuare  le modalità corrette degli interventi   non solo per salvare le testimonianze di civiltà del territorio, bensì per consentirne la  “rivitalizzazione” nel rispetto di  quanto affermato nella Carta Europea del Patrimonio Architettonico emanata  ad Amsterdam nel 1975 con il riconoscimento del concetto “ di conservazione integrata, risultato  dell’uso congiunto della tecnica del restauro e della ricerca di funzioni appropriate”, in modo da consentire che i  beni recuperati   diventino luoghi  densi  di responsabili attività, fucine di nuove iniziative, strumenti di vitali  scambi culturali.

E ciò vale in particolare per il centro storico  della nostra città ora in condizione di sostanziale abbandono, di progressiva deprivazione demografica ed economica, di sostanziale mancanza del ruolo che le compete.  Condizioni  che la famigerata  diffusione del Covid  sta contribuendo a far diventare addirittura non più sostenibili.

Per tornate alla vicenda  di San Salvatore di Sotto l’auspicio è che si faccia tutto il possibile  per consentire che la Chiesa possa essere utilizzata magari per ospitare  uno dei Laboratori o Centri Culturali   proposti dalla Sezione. Oppure  per consentirne l’ utilizzazione , almeno in via temporanea, come luogo per l’esposizione  delle opere dedicate all’immagine di San Michele , onde consentire la prosecuzione della raccolta dei fondi, già da tempo avviata dalla Sezione, per il recupero della Chiesa di Vitevello , dedicata, come è noto, proprio al culto dell’Arcangelo. Ciò  in attesa che si renda possibile per questa esposizione il Chiostro del complesso di Sant’Angelo Magno, che  per essere    dedicato proprio al culto dell’Arcangelo , sarebbe di certo il sito più idoneo allo scopo. Così facendo la Sezione  potrà   finalmente contattare  primari sponsor invitandoli  a partecipare  ad una sorta di asta per offrire   adeguati contributi per il recupero della Chiesa di Vitavello  scegliendo una delle opere dedicate all’immagine dell’Arcangelo tra quelle  che, con entusiasmo,  primari artisti italiani e stranieri, già contattati dal Maestro Augusto Piccioni, si sono  dichiarati disposti a realizzare e donare, ponendo, peraltro,  la  condizione irrinunciabile che venga assicurata l’ esposizione pubblica delle loro opere .  E’ augurabile che  si avvii un minimo di interlocuzione  e che si dimostri  di voler contribuire  almeno in questo caso a permettere che l’iniziativa della Sezione possa concretizzarsi, favorendo l’avvio  non più rinviabile  della  crescita culturale della città e di uno sviluppo economico e sociale solido e responsabile .

Profondamente grata per un auspicabile positivo riscontro, la Sezione ringrazia sentitamente  e porge distinti saluti."


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