Coronavirus, Prof. Lopalco: ''Non durerà poco. Gente allo stadio? Non prima di Ottobre''
di Redazione Picenotime
sabato 21 marzo 2020
"Due, tre giorni dopo che osserveremo scendere la curva in maniera costante potremo dire che c'è stato il picco". A dichiararlo, in un'intervista rilasciata a Repubblica.it, è il Prof. Pierluigi Lopalco, epidemiologo di fama mondiale, ordinario di Igiene a Pisa e per molti anni a Stoccolma dove ha coordinato le strategie vaccinali per il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie. "Non ha alcun senso oggi poter fare delle previsioni: i modelli previsionali sul Covid1-9 sono oggi come le previsioni del tempo. Funzionano a 24 ore, son buoni a 48 ma già dopo le 72 ore non sono più affidabili. Le variabili in gioco sono così tante che rendono impossibile una previsione che vada al di là dell'immediato. Chi lo fa o ha una sfera di cristallo o strumenti di calcolo che io non conosco - ha aggiunto Lopalco, oggi divenuto anche coordinatore della task force contro il Coronavirus nella sua Puglia. "Quanto durerà? Non poco. Su questo bisogna essere molto chiari con la gente. Ho sentito dire cose incredibili anche a chi ha la responsabilità del ruolo: il ministro dello Sport ha dichiarato che il campionato di calcio potrebbe riprendere ai primi di maggio, a porte aperte o a porte chiuse. Ma di che parliamo? Prima di ottobre penso sarà impossibile riavere gente allo stadio. La mia previsione è che le misure restrittive dureranno almeno fino all'estate: ci potrà e dovrà essere una mitigazione delle misure, torneremo a lavorare, a uscire, ma si dovrà fare tutto con molta calma e cautela. Le misure restrittive del Governo ci stanno salvando. I numeri raccontano che già c'è stata una frenata e in queste ore immagino ne vedremo un'altra. Ci sono delle fortezze, e penso soprattutto alla Lombardia, che devono essere ancora espugnate. E poi c'è un caso Milano che, evidentemente, ci preoccupa moltissimo: se il virus rompe l'argine delle città metropolitane, dei centri urbani a grande densità di popolazione, diventa un problema ancora più importante. Noi dobbiamo augurarci che il picco non ci sia e che tutto questo duri il tempo più lungo possibile. Soltanto così, spalmando l'epidemia nel tempo, potremo avere la certezza di curare e di fare guarire più persone possibili. Perché anche su questo dobbiamo essere chiari: di Covid-19 si guarisce. Purtroppo il numero di vittime è altissimo, è vero. Perché il virus provoca una polmonite grave che può essere letale per le persone fragili. Ma si cura. Servono però medici e reparti disponibili. Il contagio è così veloce che potrebbe non esserci tempo. Rallentare la velocità di trasmissione è un esercizio di democrazia: tutti dobbiamo curarci. Perché, parliamoci chiaro, questa è la Spagnola del 2020. Il Covid assomiglia molto all'influenza che tra il 1918 e il 1920 fece 500 milioni di ammalati e 50-100 milioni di morti. Andrebbe così anche oggi se non avessimo le terapie intensive e se non avessimo preso misure drastiche per limitare il contagio, come quelle che abbiamo preso. Tutto durerebbe un mese e ci lasceremmo 100 milioni di morti alle spalle. Tamponi? Farli a tappeto non serve a nulla. E' necessario invece farli a tutti i sintomatici ed a chi è entrato in contatto con i positivi".
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