“Le tre vecchie” al Ventidio, climax spietato quanto poetico
di Redazione Picenotime
venerdì 09 maggio 2014
Le vecchie nobili De Felice, o come vengono appellate dalla psichiatra “le contessine”, ci divorano nel dramma della loro esistenza. La cruda storia viene alla loro memoria durante la narrazione, lacerando le già devastate anime. Infatti attraverso le domande della dottoressa riescono a rievocare ciò che è stato e che forse la loro mente aveva nascosto, per proteggerle, nelle caverne più oscure del loro essere.
La madre mangiata a pezzettini e rievocata simbolicamente divorando la maschera. Per ricordare e magari donare una redenzione a quell’angoscia senza nome che le tormenta. Lo stupro per dieci anni consecutivi da parte del padre e i conseguenti dieci aborti a testa le hanno rese orfane di un amore sincero, di una carezza autentica priva di violenza. Questo le condanna a vivere in maniera patologica il rapporto con il proprio corpo e con il sesso. Come un’ossessione senza pace.
I cuscini, simboleggianti i feti mai nati, “che sembra sentirli gridare nel vento”, sono tenuti stretti al grembo dalle contessine. Interpretate in maniera straordinariamente commovente da Rossana Candellori e Romana Romandini. In un climax spietato quanto poetico le contessine prendono i cuscini dandoseli addosso e piangendo tutti gli orrori che hanno dentro. Le piume che fuoriescono dai cuscini, sparse tutte intorno, sembrano un orgasmo d’amore vero e mai avuto.
Anime tremanti ai margini del mondo che avremmo voluto consolare, abbracciare. Se non altro perché eravamo così vicini alla scena che avremmo potuto farlo davvero. Perché, noi spettatori, eravamo sul palco assieme alle attrici. La novità introdotta da Alessandro Marinelli è proprio questa: tenere gli attori sullo stesso piano degli spettatori. Perché in fondo il male ci riguarda. E ciò che ci fa paura, il diverso, dovrebbe essere compreso e abbracciato. E per questo potremmo cominciare guardandolo più da “vicino”.
Teatro C.A.S.T, in collaborazione con Comune di Folignano Assessorato alla Cultura – Comune di Ascoli Piceno - AMAT
Di Alejandro Jodorowsky
Elaborazione drammaturgica: Alessandro Marinelli
Traduzione: Antonio Bertoli
con Rossana Candellori, Romana Romandini, Silvia Maria Speri, Elisa Maestri
Scene,luci e effetti video: Pietro Cardarelli
Costumi: Marilena Cinciripini
Maschere: Anna Sances
Scenotecnica: Tommaso Tosti
Aiuto regia: Valter Finocchi
© riproduzione riservata

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