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Ascoli Piceno, Domenico Alfonsi racconta esperienza a Sanremo con Dardust: “Momenti indimenticabili”

di Redazione Picenotime

lunedì 08 marzo 2021

Momenti indimenticabili per Ascoli, la Quintana e i 9 tamburini dei vari sestieri che sabato scorso si sono esibiti insieme a Dario “Dardust” Faini sul palco del teatro Ariston di Sanremo, nella serata finale del 71° Festival della canzone italiana. A raccontarci le interminabili giornate trascorse e i momenti dell'esibizione è stato Domenico Alfonsi, tamburino del Sestiere di Porta Solestà.

Che esperienza è stata quella che avete vissuto a Sanremo?

“Sono state delle giornate molto intense per tutti noi. Già a partire dal giovedì. Appena arrivati a Milano abbiamo subito iniziato a provare con Dario. Si respirava un clima bellissimo. Lui, Dardust, è stato molto alla mano con noi, ci ha trattato come veri musicisti professionisti anche se non lo eravamo. È stato una persona d'oro, dotato di grande umiltà. Sicuramente è stato bellissimo lavorare con un personaggio di questo calibro. È stato bello condividere questi momenti tutti insieme, al di là dei singoli colori di appartenenza dei nostri sestieri. Ringrazio tutti gli altri tamburini. Abbiamo fatto questa cosa tutti insieme ed è stato bello tornare a riassaporare un po' il piacere di impugnare il tamburo, suonare e sentire certi suoni”.

Che tipo è Dario Faini? Cosa ti ha colpito di lui?

“Mentre era lì con noi lo vedevamo ricevere le telefonate di Mahmood, Elodie e gli altri. Abbiamo visto quanto è meticoloso in tutto ciò che fa. La cura di ogni singolo dettaglio. Tutto doveva essere perfetto, dall'acconciatura, ai passi, al modo in cui alzavamo le ginocchia. Sei di noi avevano già avuto modo di partecipare al concerto del Primo Maggio 2018. Ci ha rivoluto, cinque di noi eravamo gli stessi, tra cui io. Ci ha chiamato personalmente. Conoscevamo già il pezzo, anche se poi è stato rivisitato”.

Per qualche giorno avete vissuto come delle star. Che ritmi sono stati per voi?

“Non ci siamo fermati mai. Tamponi tutti i giorni con le dottoresse che venivano in sala prove. Abbiamo mangiato lì e provato di continuo senza mai staccare. Il primo giorno, giovedì, siamo subito andati in una sala che Dario aveva preso per noi. Il secondo giorno, venerdì, siamo tornati a provare tutta la mattina, poi abbiamo pranzato e siamo partiti per Sanremo. Le prove generali le abbiamo fatte il sabato pomeriggio intorno alle 18. Provare all'Ariston è stata una cosa incredibile. Abbiamo avuto soltanto 5 minuti per prendere punti di riferimento sul palco e memorizzare come muoverci. Si andava di corsa, tutti gli artisti erano in coda per provare prima della finalissima”.

Come avete vissuto l'attesa delle ultime ore?

“Siamo tornati in hotel e abbiamo atteso lì. Siamo tornati all'Ariston intorno alla mezzanotte. Dario ci ha saputo mettere addosso la tensione giusta. Voleva fare decisamente bene. Non era ammesso alcun errore. Ci siamo esibiti dopo le due, prima della proclamazione del vincitore. Quando siamo entrati avevamo chiaramente le gambe che ci tremavano. La parte più bella di questa esperienza è stata quella che ha preceduto l'esibizione. Ricordo bene le parole di Dario poi i 3 minuti e 50 secondi sono volati. Sembrava fossero passati soltanto 10 secondi. Siamo rimasti in piedi fino alle 6 del mattino con l'adrenalina ancora in corpo. Non ci abbiamo capito niente al momento della performance, ma è stato spettacolare. Indescrivibile”.


Dietro le quinte avete avuto modo di incontrare e rapportarvi con i big?

“C'era una red room dove tutti attendevano il proprio turno. Fiorello si è avvicinato a me e ha sfiorato le mie bacchette, ha picchiato con l'indice sulla pelle del tamburo e sorridendo mi ha detto 'adesso voglio suonare io'. Sono stati tutti molto amichevoli, umili, disponibili. Abbiamo esultato e festeggiato con i Maneskin appena dopo la vittoria, ma abbiamo incontrato anche Fedez e tutti gli altri”.

Secondo te che momento è stato per Ascoli e la Quintana?

“Un'occasione imperdibile. Una vetrina unica per la rievocazione e la città. Ci hanno detto che ad Ascoli a quell'ora ci sono stati picchi di share altissimi. Molti hanno tenuto duro nonostante l'orario. Altri sono andati a letto poi hanno rimesso la sveglia per non perdersi quel momento. Voglio ringraziare personalmente Dario Faini per il suo grande attaccamento alla città di Ascoli. Si è complimentato con noi, ci ha ringraziato e quando tornerà ci ha invitato a rivederci. Ho visto che c'è una grande sintonia tra lui e il sindaco Fioravanti. Questo è molto positivo”.

Oltre a Dardust chi vorresti ringraziare?

“Il sindaco Marco Fioravanti e il presidente della Quintana Massimo Massetti. Massimo è stato sempre super presente, ci siamo sentiti in videochiamata. Entrambi hanno fatto l'impossibile per far sì che questa cosa andasse in porto. Poi vorrei ringraziare il mio caposestiere Attilio Lattanzi e i responsabili del gruppo musici Stefano Rosa e Andrea Mancini che ci hanno dato questa possibilità. Loro due ci hanno insegnato l'umiltà del sacrifico e del duro lavoro. Suono da quando avevo 7 anni e da 11 anni sono entrato nella grande squadra, ma già da molto prima facevo parte del gruppo. Infine devo ringraziare anche il nostro tutto fare, lo sbandieratore Alessandro Viozzi. Di Porta Solestà a suonare eravamo Michele Tomassi Galanti, Francesco Virgulti ed io, ma dietro di noi c'era Alessandro che ci ha sempre aiutato a caricare e scaricare tutto, guidando anche il furgone con cui ci spostavamo”.

Quanto ti manca la Quintana? Cosa speri possa portare la prossima estate?

“Spero con tutto il mio cuore che si possa tornare a fare la Quintana ed a gareggiare, tutto chiaramente nel rispetto delle normative. Vorrei tanto tornare a vivere il mio sestiere h24. Sono stati mesi difficilissimi in cui noi ragazzi abbiamo perso tutti un punto di riferimento delle nostre vite rappresentato da quella socialità e aggregazione. Il sestiere mi manca come l'aria”.

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