«L’Altra Italia», Cacciari ne ha per tutti in Piazza del Popolo

di Redazione Picenotime

lunedì 05 agosto 2013

Il Festival «L’Altra Italia», organizzato dal comune di Ascoli Piceno, al suo secondo anno di vita, ha accolto prestigiosi personaggi della cultura italiana tra i quali Enrico Vaime, Andrea Vianello, Roberto Giacobbo, Gianfranco Notargiacomo, Valerio Massimo Manfredi e dulcis in fundo: Massimo Cacciari.

Il 27 Luglio il filosofo Massimo Cacciari è stato intervistato in Piazza del Popolo da Natalia Encolpio, caposervizio de “Il Resto del Carlino”. E’ proprio nell’agorà (piazza principale della polis) che nell’antica Grecia si disquisiva infatti di filosofia e politica. L’agorà era il simbolo della democrazia ateniese: proprio in essa si riunivano le assemblee dei cittadini che cercavano collegialmente soluzioni alle problematiche della città.

La democrazia è diversità. Il problema è quando diventa confusione”. Esclama l’ex sindaco di Venezia, facendoci riflettere sull’attuale scenario politico italiano introducendo così le novità della politica italiana: Matteo Renzi e il Movimento 5 Stelle (fondato da Beppe Grillo). Così afferma: “Renzi non è un prodotto dell’apparato ma all’interno di esso ha fatto battaglia anche contro l’apparato”. Ricordiamo le sue affermazioni alle primarie del PD dichiarando che non avrebbe votato né per Renzi, né per Bersani. Ma dopo il risultato delle elezioni sbotta: ”Sono delle teste di cazzo, era meglio Renzi”, sostenendo che il PD non era riuscito a interpretare la spinta innovatrice che chiedeva il Paese.

Ecco spiegato il largo consenso del movimento di Grillo che si proponeva di rivoluzionare la politica italiana. Cacciari infatti ritiene che il M5S dica anche delle sacrosante verità al di là della forma: “E’ una questione proprio estetica: non sopporto le urla”. Ma anche il M5S non ha saputo interpretare i veri problemi del paese, concentrandosi su problematiche importanti (come per esempio lo stipendio dei parlamentari) ma non fondamentali per risolvere l’attuale situazione italiana. Molti, troppi italiani così non si sono sentiti rappresentati nelle ultime elezioni politiche aumentando del 10% il fisiologico astensionismo.

Bisogna recuperare il voto convinto” dice il filosofo, bisogna ricominciare a coltivare la speranza. Ammette poi apertamente: “Non faccio più politica. Ma non posso non cooperare a ragionare di politica”. Donandoci così preziose riflessioni su ciò che la politica dovrebbe fare: ricominciare dai luoghi, rendere le città universali (aperte, globali) perché solo queste possono reggere nel mondo e invece ciò a cui stiamo assistendo è un “vetero-stalinismo di chiusura”.

La politica non può essere autoreferenziale, ma deve permearsi di conoscenza e aprirsi all’Altro. Natalia Encolpio, che dialoga con il filosofo, esprime la propria perplessità sul fatto che questo Paese magari non abbia l’energia di pensare e quindi di agire. Cacciari non è d’accordo: crede che ci sia una grande energia di pensiero ma che forse non sia ben condotta e quindi si vada a disperdere rimanendo orfana di un agire mancato.

Per la cristianità viviamo in un tempo di mezzo: tra l’avvento di Gesù Cristo e il suo ritorno (parusia). Prima della parusia deve esserci l’Anticristo, l’Apocalisse, altrimenti il Signore non potrà tornare. Una delle risposte più comuni (ma non la sola) è che l’Anticristo sia trattenuto, frenato da Roma (cioè il potere politico imperiale). La legge frena l’anomia (la mancanza di legge).

Così Cacciari pone la questione se il potere politico possa essere solo ciò che frena con la legge, ciò che impedisce l’homo homini lupus. Ma così facendo vedremmo la politica solo da un punto di vista tecnico-amministrativo, solo come potestas e non come auctoritas, guida: una politica che non conduce, che non indica una strada da percorrere. La politica deve essere qualcosa di più, deve ritornare ad essere auctoritas per poterci donare di nuovo la speranza.

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MASSIMO CACCIARI

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