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Nicolini: “Chi gestisce l'Ascoli deve avere un rapporto con la tifoseria. Il muro contro muro non serve a nulla”

di Redazione Picenotime

venerdì 23 maggio 2025

Enrico Nicolini ha scritto pagine importanti nella storia dell'Ascoli Calcio.  Il 70enne ex centrocampista ligure ha vestito la maglia del Picchio dal 1981 al 1985 collezionando 134 presenze (114 in Serie A e 20 in Coppa Italia) e mettendo a segno 11 reti. Indimenticabile il suo gol in pallonetto nel match vinto 2-0 contro il Cagliari allo stadio "Del Duca" il 15 Maggio 1983, un successo che permise alla squadra di Carlo Mazzone di evitare la retrocessione (CLICCA QUI PER RIVEDERLO). Ha avuto anche modo di allenare l'Ascoli in Serie C nel 1995 e nel 1997. Lo abbiamo contattato telefonicamente nel pomeriggio odierno per analizzare il difficile momento attraversato dal club di Corso Vittorio Emanuele. 

"Ho seguito molto il girone B di Serie C, sia per l'Ascoli che per il Pontedera del mio amico Leonardo Menichini. Ero presente il 9 Settembre al "Comunale" di Chiavari per assistere al match perso 2-1 dai bianconeri contro la Virtus Entella. Onestamente, per essere una squadra che sulla carta avrebbe dovuto recitare un ruolo da protagonista, mi aveva dato l'idea di non essere all'altezza. L'organico non era stato costruito al meglio e non aveva le potenzialità che tutti si aspettavano. I calciatori vanno impiegati nei loro ruoli e poi in Serie C serve una rosa complementare, con elementi di forza e gamba. In questa categoria non si può giocare in punta di piedi. L'Entella è stato l'esempio più eclatante. Ha una proprietà solida e lungimirante, conosco molto bene la realtà ed il presidente Gozzi che è una bravissima persona. Senza troppe pressioni ed in silenzio, con giocatori di categoria e con un bravo allenatore che ha coinvolto un po' tutti, sono riusciti a vincere il campionato - ci ha detto Nicolini -. Tornando all'Ascoli, non puoi esimerti dal costruire una squadra competitiva, a maggior ragione in Serie C. I numeri purtroppo dicono che i playout sono stati evitati per un solo punto, fortunatamente è stato scongiurato il rischio retrocessione. Sono sempre dell'idea, in questo momento storico, che la dimensione giusta per l'Ascoli sia una buona Serie B, magari puntando a giocarsela per i playoff. I tifosi che hanno vissuto la nostra epoca, che poi è stata tramandata anche alle nuove generazioni, è normale che puntino ad essere protagonisti con l'obiettivo di disputare un torneo cadetto ad alti livelli. Vedere invece il Picchio adesso lottare per non retrocedere in C, lo dico senza retorica, fa male al cuore e provo un grandissimo dolore. Ho disputato quattro stagioni ad Ascoli, sempre in Serie A, mettendo in difficoltà e battendo le squadre più blasonate d'Italia. Mia figlia è nata lì, ho avuto un rapporto straordinario con Rozzi e Mazzone. Con la famiglia di Carletto siamo ancora in continuo contatto. Ho ricordi bellissimi ed indelebili".

"Cosa mi auguro per il futuro? Partiamo da un presupposto per me fondamentale. Un rapporto conflittuale tra la proprietà e la tifoseria ha solamente effetti negativi. Se hai una proprietà solida, integrata nella città e nel territorio, con l'obiettivo di creare un blocco unico, allora puoi fare le cose a modo. Allestire una squadra forte, di per sè, non è così difficile. Anche perchè hai un vantaggio grande: non esiste calciatore che non voglia venire ad Ascoli, proprio in virtù della sua storia e del calore della sua tifoseria. Partono a piedi e magari non vanno da un'altra parte. Una rosa di grande valore però non basta. Chi gestisce l'Ascoli deve forzatamente convivere con l'ambiente ed avere un confronto con la tifoseria, nel rispetto dei ruoli. Il muro contro muro non serve a nulla. Mi auguro che, qualora ci fosse a breve un cambio di proprietà, chi arriverà capisca immediatamente questo aspetto. Se poi sono ascolani è ancora meglio perchè hanno il vantaggio di conoscere la città, ma anche venissero da fuori l'importante è che si calino subito in questo ambiente e non si limitino solamente a fare passerelle. Sono pienamente d'accordo con quanto dichiarato di recente da Adelio Moro (CLICCA QUI). La società non può esimersi dall'avere un rapporto diretto con la tifoseria e di viverla, soprattutto ad Ascoli. Chi nasce in quella città, nasce tifoso del Picchio. Chi arriva da fuori deve capirlo subito e mettersi in condizione di conoscere immediatamente la storia di questo club glorioso. Il tifoso ascolano è diverso, perchè ha un amore viscerale per i colori bianconeri e vive la squadra h24. E il passato ha il suo peso, c'è poco da fare. La storia non deve inibire la proprietà, anzi può rappresentare uno stimolo ed un punto di partenza. Tornare ai tempi di Rozzi è oggettivamente quasi impossibile, bisogna essere realisti, il calcio è cambiato. Ma il Presidentissimo ha portato l'Ascoli a certi livelli perchè aveva alle spalle una tifoseria incredibile, il vero valore aggiunto di quella società. Chi gestirà l'Ascoli prossimamente dovrà capire bene dove si trova e con chi ha a che fare. Anche io quando ero ad Ascoli ho avuto sempre un confronto aperto e leale con i tifosi. Poi, ci tengo a sottolinearlo, possono esserci delle mele marce: in curva, così come in tribuna e nei distinti. Ma questo vale nel mondo del calcio così come, in generale, nella vita quotidiana. Se qualcuno eccede intervengono le forze dell'ordine e vengono presi i dovuti provvedimenti. Il tifoso, in quanto tale, va sempre rispettato. Per fare bene ad Ascoli devi avere un rapporto diretto con i suoi sostenitori, ognuno nel rispettivo ambito di competenza. Chi assumerà la proprietà dell'Ascoli dovrà capire in pochissimo tempo in quale realtà inizierà a lavorare, se non si matura questa consapevolezza poi potrebbe non bastare solo immettere risorse economiche. I soldi nel calcio sono fondamentali ma non rappresentano tutto. Innanzitutto occorre spenderli bene e poi si deve creare un rapporto con la tifoseria che partorisca un confronto costruttivo. Con il muro contro muro non si va da nessuna parte e le ultime due stagioni ad Ascoli lo confermano. Anzi, le cose possono anche peggiorare. Io porterò per tutta la vita l'Ascoli nel cuore e mi auguro di ammirarlo prima possibile nei palcoscenici che gli competono per storia, blasone e passione calcistica".




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Enrico Nicolini

Enrico Nicolini

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Commenti

ermanno
venerdì 23 maggio 2025

Intervista da lacrime, immenso Enrico, parole sante, la Bibbia! Uno di noi, per l'eternità!!!


alessandro
venerdì 23 maggio 2025

100 minuti di Applausi, ENRICO THE LEGEND


walter rossi ps
venerdì 23 maggio 2025

Quando calciatori iconici come Moro e Nicolini dicono certe cose è opportuo riflettere e cambiare rotta


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