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Guerra in Ucraina, Confindustria Centro Adriatico: “Dramma umano ed economico. A rischio aziende e posti di lavoro”

di Redazione Picenotime

giovedì 24 febbraio 2022

“Sembra incredibile, ma la guerra è di nuovo protagonista in Europa. Il dramma umano ed etico si somma a quello economico che ci toccherà direttamente. Il nostro settore è molto esposto verso la Russia e l’Ucraina”, sottolinea Valentino Fenni, presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico e vicepresidente nazionale di Assocalzaturifici, guardando le immagini dei carrarmati per le strade dell’Ucraina e delle file di cittadini ai benzinai e banche.

“I mercati si stavano riprendendo dopo il blocco dovuto al Covid”. La Russia è uno dei mercati più importanti: 3milioni di paia di scarpe italiane acquistate, per un volume di fatturato di 220 milioni. Rispetto al 2020, la crescita nel 2021 (primi nove mesi) è stata del 9%. L’Ucraina, invece, acquista mediamente 400mila paia per 30miloni di euro, in crescita del 16%.

“Questi i numeri italiani, ma per l’Ucraina il nostro distretto è il primo fornitore, praticamente una scarpa su tre arriva dal fermano-maceratese. E così per la Russia, con le Marche al primo posto con il 29,8% di calzature italiane, prezzo medio di 68 euro al paio. La provincia di Fermo è da sempre la prima fornitrice di calzature italiane in Russia, 45 milioni di export (primi nove mesi 2021)”, prosegue Fenni.

“Assocalzaturifici è impegnata su più fronti, ma tutto si complica. Abbiamo organizzato una fiera, insieme con la Regione Marche, ad Almaty in Kazakistan (9-11 marzo) ma è chiaro che in queste condizioni aumentano i dubbi. È pianificata quella di Kiev in Ucraina (12-13 aprile), vedremo l’evoluzione. E poi c’è l’Obuv di Mosca, spostato al primo di aprile. Siamo tornati in una fase di incertezza massima per gli operatori. Dopo la grande crisi del 2013 e la pandemia, che accadrà?”.

Il timore è anche per le nuove sanzioni alla Russia. “Se verranno bloccati i conti correnti dei russi, chi pagherà le scarpe ordinate? Le aziende erano impegnate nella fase conclusiva di consegna dell’estivo ed erano pronte a riscuotere presentando al contempo la collezione invernali, da consegnare poi a giugno. Il rischio è di perdere di nuovo due stagioni”, ribadisce Valentino Fenni.

In prospettiva gli imprenditori temono ripercussioni anche per il Micam. “Il grande lavoro fatto dalla politica, con gli onorevoli Lucentini e Albano che si sono mossi tra Parlamento e riunioni con il sottosegretario Costa insieme con il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, per aprire l’Italia ai buyer russi vaccinati con Sputnik, potrebbe crollare. Il nostro impegno, perché sono stati i calzaturieri a sollevare il problema a livello nazionale, inutile”.

Di fronte a questo scenario l’impatto su imprese e posti di lavoro sarà molto alto: “Lavorare in queste condizioni è difficilissimo, ci sono calzaturifici che in questi due Paesi hanno il 90% del loro business. Il governo Draghi, mentre ragiona su sanzioni e azioni di politica internazionale, non dimentichi che dietro quelle giuste prese di posizione ci sono poi famiglie che subiranno forse ancora di più dei russi le scelte dell’Europa. Serviranno aiuti”, conclude il presidente della sezione calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico. 

Questo invece il commento del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli: "Esprimo preoccupazione e la mia profonda condanna per l'attacco all'Ucraina. Scene di guerra che mai avrei immaginato di dover ancora vedere, soprattutto in un momento come quello che l’intera comunità mondiale sta vivendo da ormai due anni. Spero che cessi subito il fuoco e prevalga il senso di responsabilità, con le diplomazie che riescano a far prevalere il diritto internazionale".

Ecco le parole del presidente della Provincia di Ascoli Piceno Sergio Loggi: "Il drammatico conflitto in Ucraina è fonte di grande preoccupazione per la minaccia alla pace e le devastanti ripercussioni sulla vita delle popolazioni coinvolte e la stabilità delle relazioni internazionali. E’ sempre da condannare l’uso delle armi per risolvere le controversie. Esprimo la mia solidarietà e vicinanza alla comunità ucraina che vive sul territorio e auspico che l’Unione Europea, con una sola voce, promuova ogni sforzo per risolvere la crisi e ristabilire la pace. Viviamo in un mondo globale, dove ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo per la pace e il progresso civile e sociale. Ciò che succede nel cuore dell’Europa non può lasciarci indifferenti, ma animati dalla volontà di proseguire sulla strada maestra degli ideali di libertà e di civile convivenza tra i popoli".     

Sul tema è intervenuto anche il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti: "Da parte mia, massima solidarietà al popolo ucraino. La speranza è che non si ripetano gli errori del passato. Democrazia e pace non possono e non devono mai essere messi in discussione".

“L’Ucraina è il quarto paese al mondo per valore totale delle risorse naturali ed è al terzo posto in Europa per riserve di shale gas, pari a circa 22 trilioni di metri cubi. L'Ucraina, inoltre, è un paese industrializzato e dall’anima fortemente agricola, grazie alla quale può soddisfare il fabbisogno alimentare di 600 milioni di persone”. Lo evidenzia il presidente della Copagri Franco Verrascina, condannando fermamente le efferate e ingiustificabili violenze che stanno animando il confine russo-ucraino sin dalle prime ore della giornata.

Basti pensare - prosegue Verrascina - che l’Ucraina è al primo posto in Europa per superfici a seminativo, che consentono al Paese di essere il secondo produttore mondiale di orzo, il terzo di mais e il quarto di patate, con numeri decisamente significativi sul versante delle esportazioni agroalimentari. Bastano questi numeri a dare l’idea della portata e delle ripercussioni della grave crisi in atto”.

In questo contesto, vanno poi a inserirsi le pesanti sanzioni nei confronti della Russia, già annunciate dalla Commissione Europea, alla quale faranno presumibilmente seguito delle chiusure da parte del Cremlino, che andranno ad aggravare la situazione commerciale nazionale e comunitaria, senza contare le pesanti ripercussioni sul versante umano e sul fronte geopolitico”, continua il presidente, ricordando inoltre che “il porto di Odessa, oggetto di uno dei primi attacchi, è uno dei più importanti del bacino del mar Nero e rappresenta uno snodo commerciale di fondamentale importanza per l’Europa e per il mondo, con un traffico commerciale di 40 milioni di tonnellate di merci, di cui 15 milioni di materie solide e 25 milioni liquide”.

Nel ribadire la nostra piena condanna nei confronti dell’efferata e ingiustificabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia, non possiamo non evidenziare il fatto che le nuove tensioni avranno effetti devastanti sull’economia nazionale e comunitaria, già messa a dura prova dalle ripercussioni dell’emergenza coronavirus e dai gravosi incrementi dei costi dei fattori produttivi e delle tariffe energetiche, e sollecitiamo il governo a individuare prontamente delle adeguate e immediate contromisure che possano mitigare l’impatto della grave crisi in atto”, conclude Verrascina.





Vladimir Putin

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