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Vescovo Ascoli: “Non bisogna guardare fatti tragici con curiosa superficialità”

di Redazione Picenotime

mercoledì 20 luglio 2016

Il vescovo di Ascoli Piceno Mons. Giovanni D'Ercole ha voluto scrivere una lettera ufficiale per rendere pubblico il suo pensiero sui tragici avvenimenti di questi giorni sia in Italia che all'estero.

"Ogni giorno siamo sorpresi da fatti drammatici che, ad un primo impatto, suscitano emozione mista a preoccupazione e angoscia, con il rischio di assuefarsi e diventare insensibili e vittime di cinismo e indifferenza. Si può arrivare a considerare “spettacoli” episodi come i recenti tragici fatti della Puglia, di Nizza, della Turchia, dell’America e le tante vittime quotidiane della violenza in famiglia.

Appare quanto mai urgente non avvicinarsi con curiosa superficialità a tali eventi, ma guardarli sempre in un’ottica sovrannaturale, superando l’apparenza emotiva. Per noi credenti, infatti, il vero criterio per vivere “questo tempo di tragedia” è tutto nell’apertura allo Spirito Santo. Vale la pena chiedersi come intendiamo la vita e soprattutto la morte; che senso ha il vivere su questa terra e che cosa ci attende dopo la morte: il nulla o l’abbraccio del Padre celeste in Paradiso? E’ pertanto essenziale  non limitarsi ad individuare il colpevole – anche se necessario – ma mettere in gioco se stessi e contribuire a costruire una nuova civiltà. Ciò può realizzarsi  nella quotidianità: cercando di tessere relazioni di amore in famiglia e in ogni altro ambiente sociale, educando le nuove generazioni in modo nuovo, affrontando le sfide del lavoro e della disoccupazione con interventi concreti, sentendosi corresponsabili nella costruzione di città più accoglienti e a dimensione umana.

Non ci si deve accontentare che questi ripetuti eventi drammatici impressionino i nostri sentimenti: devono piuttosto muovere l’intelligenza e spingerci a un cambiamento di mentalità, a impostare la vita su criteri evangelici di carità e di fraterna condivisione. Né deve venir meno la fiduciosa consapevolezza che Dio è il Signore amoroso della storia e che, nonostante le apparenze, non ci abbandona mai perché vuole il bene di tutta la famiglia umana. E’ proprio questa consapevolezza a spingere ogni credente a non rifugiarsi nel proprio io, ma a uscire da se stesso per assumere con coraggio responsabilità e impegni ecclesiali e sociali diretti. Non quindi meri e critici spettatori di quel che succede o nostalgici sognatori di tempi migliori che conclamano a parole i “valori”, ma coraggiosi protagonisti di nuova umanità, spinti dal desiderio di ridare corpo vitale alla Chiesa e sostanza alle nostre democrazie".


© Riproduzione riservata

Commenti

GIOVANNI
mercoledì 20 luglio 2016

ci sta ridicendo di fare la nostra parte, Protagonisti e non spettatori. Grande cristiano, parlateci e capirete di che pasta e' fatto.