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Ascoli piange: morto Federici, re della Quintana. Il saluto del sindaco Castelli

di Redazione Picenotime

mercoledì 03 agosto 2016

La città di Ascoli Piceno piange la morte di Giacinto Federici, per anni figura storica e fondamentale della Giostra della Quintana. Ecco il saluto ufficiale del sindaco Guido Castelli:

"Giak, il commenda, se ne è andato. Così, in punta di piedi. Con tutta la discrezione che gli era propria. E lo ha fatto nell’immediata vigilia della manifestazione alla quale, per oltre quarant’anni, ha dato tutta la sua grandissima competenza, tutto il suo savoir fair, tutta la sua ineguagliabile, inarrivabile, straripante, simpatia e carica umana.
Per oltre quarant’anni la Quintana è stata Giacinto Federici e Giacinto Federici è stato la Quintana.  Una simbiosi pressoché perfetta. Un unicum rarissimo che tanto ha dato per le fortune della manifestazione ascolana per eccellenza.
Ancor giovane sfilò come figurante per la Quintana nel sestiere di Porta Solestà, poi dietro la scrivania, prima negli uffici di piazzetta S. Gregorio e poi, più recentemente in quelli, ammirati, di piazza Arringo, seppe farsi interprete e custode di quella ascolanità vissuta e sentita che si riappropriava, forte, delle sue radici nella cornice della Quintana.
Da S. Anna, dai colpi scuri, fino alla prima domenica di agosto, la sua figura massiccia, con quel pizzetto sempre curato, accompagnava tutti i momenti della Quintana.
Nei mesi scorsi la Quintana, nella sala della Vittoria, ebbe ad accomiatarsi da lui. In sala, c’era la moglie Maria alla quale Giacinto rivolse un affettuosissimo ringraziamento per avergli perdonato, in tutti questi anni, l’unico, altro, grande, vero, amore della sua vita: la Quintana.
La Quintana. Quanta strada hanno fatto insieme Giacinto e la Quintana. Insieme per le Marche, l’Italia e l’Europa. Instancabile organizzatore e tessitore di rapporti umani, Giacinto ha saputo far crescere la Quintana, ricucendo tensioni e rotture diplomatiche, reperendo fondi dagli sponsor; perché quegli squilli di chiarina, quel rullio di tamburi, fosse ogni anno più bello.
Ora le parole cedono il passo alle emozioni. La sua scomparsa è la scomparsa di uno dei figli più illustri di questa nostra Ascoli. Di Giak, che fin dalla mia prima elezione era solito offrirmi consigli rivelatisi di grande utilità, conservo gelosamente ricordi e insegnamenti. Tra tutti, ne rammento uno che sintetizza meravigliosamente il suo grande talento organizzativo: "Fai, fai fare, non lasciar fare". Una regola d'oro per chiunque voglia assumersi responsabilità collettive.
Ciao Giacinto, ti siamo profondamente grati.
Che gli angeli ti accompagnino, tra squilli di chiarina e rullii di tamburi e le bandiere si inchinino al tuo passaggio.
Ciao."


Giacinto Federici

Giacinto Federici

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