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ALLARME PALME IN RIVIERA, L'OPINIONE DELL'ESPERTO

di Redazione Picenotime

venerdì 08 marzo 2013


Il fantastico lungomare piceno che da Grottammare arriva a Porto d'Ascoli passando per San Benedetto del Tronto si sta caratterizzando negli ultimi anni per la scomparsa e la morte del suo simbolo per eccellenza: le palme. Tutta colpa del piccolissimo ma letale punteruolo rosso, che attacca le nostre splendide piante causandone un declino inesorabile. Abbiamo fatto il punto della situazione con il Dott. Gianni Crety, laureato in protezione delle piante e dei prodotti vegetali presso la Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna, che in esclusiva per Picenotime.it ha analizzato cause ed effetti di questo inquietante fenomeno.

Cos'è nello specifico il punteruolo rosso?

È un organismo nocivo in ogni suo stadio di sviluppo, così viene definito il coleottero curculionide Rynchophorus ferrugineus nel decreto ministeriale del 9 Novembre 2007. Certamente non la pensano così gli Iatmul, popolazione indigena della Papua Nuova Guinea che si ciba delle larve di questo coleottero, considerate un importante apporto di proteine, zinco e ferro. Resta il fatto che sono ormai migliaia le palme abbattute nel nostro Paese a causa di questo insetto.

Perchè questo insetto risulta così dannoso da dover abbattere una palma?

La pericolosità di questo fitofago risiede sopratutto nella sua biologia, infatti risulta dannoso prevalentemente allo stadio larvale, scavando vere e proprie gallerie all'interno della pianta e cibandosi delle parti più tenere di essa, provocandone il collasso. Risulta inoltre dannoso allo stadio adulto in quanto individuata una pianta ospite (di solito una pianta già debilitata) il maschio secerne un feromone di aggregazione con il quale è in grado di richiamare diversi individui sia maschili sia femminili favorendo così l'accoppiamento fra di essi. Le femmine depongono circa 300 uova dalle quali nasceranno le larve apode che inizieranno l'attività trofica per circa 90 giorni all'interno della pianta, scavando gallerie e cavità nello stipite e nei piccioli fogliari. Finita l'età larvale il Rynchophorus ferrugineus si impupa in un bozzolo costruito dai filamenti fibrosi della palma stessa e termina la sua attività trofica; trascorsi dai 15 ai 50 giorni, dal bozzolo si libererà l'adulto che ricomincerà il ciclo.

È stato fatto tutto il possibile per limitarne la diffusione?

La specie è originaria dell'Asia sud orientale e della Melanesia dove causa ingenti danni alle piantagioni di Cocus Nucifera. La presenza in Italia del coleottero curculionide è stata accertata nel 2004 mentre in Spagna venne segnalata dieci anni prima, così arrivò la decisione della Commissione europea del 25 Maggio del 2007 la quale stabilì le misure d'emergenza per impedire l'introduzione e la diffusione nel Vecchio Continente di Rhynchophorus ferrugineus. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali recepì la decisione della Commissione europea con un decreto del 9 Novembre del 2007, nel quale decretò obbligatoria in tutta la Repubblica italiana la lotta contro l'insetto Rhynchophorus ferrugineus al fine di contrastarne l'insediamento e la diffusione.

Cosa non ha funzionato?

Probabilmente la tempistica considerando che la presenza dell'insetto in Italia è stata registrata nel 2004 ed il decreto è arrivato alla fine del 2007. Preso atto della biologia dell'insetto, possiamo definire questo periodo molto lungo.

Si sarebbe potuto fare di più?

L'articolo 9 del decreto del 9 Novembre 2007 incaricò le strutture regionali, ovvero i servizi fitosanitari, ad operare azioni divulgative sulla pericolosità dell'insetto, conoscenza dei sintomi e tecniche di lotta e prevenzione. Credo che questo lavoro sia stato svolto in parte, in quanto non è bastato informare i vari comuni, ma si sarebbe potuta aumentare l'azione divulgativa organizzando conferenze sul tema, per spiegare a tutti i cittadini quanto era ed è doveroso fare qualora si riscontrassero i sintomi su una pianta. Io stesso, dopo essermi laureato a Bologna e riscontrando una scarsa informazione a livello di cittadinanza, mi misi a disposizione nell'offrire incontri gratuiti, per discutere sul tema, nella zona di San Benedetto del Tronto ma ringraziandomi dell'interessamento mi dissero che del problema se ne stava già occupando il servizio fitosanitario regionale...

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