UN'IMMENSA LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE AL VENTIDIO BASSO
di Redazione Picenotime
martedì 26 marzo 2013
"Come tu mi vuoi" fu scritto da Luigi Pirandello alla fine degli anni ´20 del secolo scorso, periodo in cui la cronaca era interessata al caso dello "smemorato di Collegno" che divise l'opinione pubblica e non solo. Giulio Canella, noto professore di filosofia dato per scomparso durante la Guerra Mondiale, viene "riconosciuto" nei panni di un demente dalla famiglia Canella che aveva visto una foto di questo individuo su un giornale. Ma la verità, come Pirandello ci insegna, è multiforme e mai assoluta. Infatti tutti gli atti giudiziari riconoscevano nel presunto Giulio Canella un'altra persona: l'impostore Mario Bruneri. La moglie (a questo punto: la moglie di chi?) non volle mai accettare questa versione. Come emerge nel testo "Come tu mi vuoi" le nostra verità sono dipinte dai nostri desideri, crediamo a ciò che più desideriamo e non ci importa se tutti gli elementi in realtà cospirino al suo contrario. Anche nel film "Il grande e potente Oz" (ora nelle sale italiane) ritroviamo lo stesso concetto: non importa ciò che sei, importa ciò che gli altri credono tu sia.
Pirandello non ha mai detto di essersi ispirato nella stesura di "Come tu mi vuoi" a questa vicenda di cronaca anche se effettivamente un po' ce la può ricordare.
Le prime scene, ambientate a Berlino, ci presentano sin da subito la protagonista Elma, una conturbante ballerina, interpretata dall'immensa Lucrezia Lante della Rovere che rende il personaggio in maniera così autentica da lasciarci dimenticare che è solo "finzione". Un personaggio doloroso e intenso ma che allo stesso tempo ci attrae e dal quale non riusciamo nemmeno per un attimo a staccare gli occhi di dosso. La sua è una vita lussuriosa: piena di uomini, champagne e danze. Ma in realtà la sente vuota, priva di senso. Vive a casa di Salter, uno scrittore ossessionato dalla gelosia che abbandona la moglie per stare con lei. Insieme a loro c'è Mop, figlia dello scrittore. Era stata mandata dalla madre per cercare di convincere il padre a tornare a casa, ma anche lei viene attratta dal fascino di Elma e il suo desiderio sessuale nei confronti della donna è palesato dalle carezze e dagli sguardi carichi di erotismo.
Elma, di fronte ad una vita che la rende sempre più vuota e triste, incontra Boffi che sembra riconoscere in lei il volto di Lucia, l'amata del suo amico Bruno Pieri, sparita durante la Guerra ormai da dieci anni. Trova così la possibilità di fuggire da Berlino per andare in Italia, di inseguire un'altra identità o forse di costruirsene finalmente una. È "un corpo senza nome in attesa che qualcuno se lo prenda". Vuole crearsi una nuova identità, o meglio: vuole che qualcuno riempia la sua identità di ricordi, sentimenti e forse amore: autentico amore.
Si getta così, senza riserve, tra le braccia di Bruno Pieri a cui dice: "Sono qua, sono tua; in me non c'è nulla, più nulla, di mio: fammi tu, come tu mi vuoi". Lui non comprende queste parole, non può comprenderle. Ciò che solo interessa a lui è dimostrare a tutti che lei è "la sua Cia". In effetti lei somiglia fortemente alla Cia che è ritratta nel quadro, insieme a tutta la famiglia, dietro di loro. Quel quadro "vivo" all'interno del quale troviamo i personaggi che con un'impeccabile fissità statuaria rappresentano il loro passato. Entrano ed escono dal quadro, il passato e il presente che dialoga. Il presente che chiede conferme, speranze, negli occhi del passato, negli occhi di Cia. Zia Lena che cerca negli occhi del dipinto gli occhi della sua Cia. E li riconosce, crede di riconoscerli. Ma come può follemente pensare che sia ancora così somigliante a quella Cia? Come può pensare che non riporti i segni della violenta guerra? Tutta la famiglia la riaccoglie a braccia aperte. Fino a quando Salter per vendicarsi porta una demente trovata in un manicomio di Vienna che secondo lui sarebbe la vera Cia, la loro Cia.
Salter entra in scena con una sedia a rotelle vuota. La straordinaria bravura di tutti gli attori però ci permette di vederla davvero la vera (?) Cia seduta su quella sedia a rotelle. Ecco che il dubbio si è insinuato andando a capovolgere quella verità che fino ad un attimo prima sembrava così certa. La demente sulla sedia nomina la Zia Lena, il dubbio si inizia a leggere negli occhi di tutti. Dubbio che viene cullato anche dalla stessa Elma-Cia che fino a quel momento cercava un'identità nella quale trovarsi ed essere finalmente accettata. Ma di fronte alla scoperta che Bruno aveva cercato spasmodicamente la moglie per questioni di eredità e non per amore, Elma-Cia rivela che aveva fino a quel momento recitato.
Il finale ambiguo ribadisce il concetto Pirandelliano che la verità non può essere assoluta e mai uguale per tutti.
"Come tu mi vuoi", libero adattamento di Masolino D'Amico, regia di Francesco Zecca. Con Lucrezia Lante Della Rovere, Crescenza Guarnieri, Totò Onnis, Raffaello Lombardo, Arcangelo Iannace, Andrea Gherpelli, Emilia Verginelli. Scene di Francesco Ghisu, costumi di Marina Luxardo.
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