TORNANO LE SCARPE A PUNTA E RIPARTE IL DIBATTITO TRA ESTETICA E MODA
di Redazione Picenotime
domenica 05 maggio 2013
L'eterno ritorno dell'uguale colpisce ancora. Per ragioni oscure ecco il ritorno, stabilito dalle segrete stanze della moda, delle scarpe a punta. Potrebbe sembrare per molti l'inizio di un film dell'orrore.
Purtroppo non è così: nella primavera/estate 2013 i nostri occhi verranno di nuovo feriti da tacchi, stivaletti e sandali di tutti i colori (anche fluo e borchiati, altri must-have dell'orrore) rigorosamente a punta.
La moda, a livello psicologico, può far sentire al sicuro individualità fortemente insicure. Chi aderisce ad una moda crede di essere parte di un gruppo di gente considerata "in". Ma i meccanismi delle mode sono davvero complessi e cambiano nei diversi periodi storici.
Nell´800 è da attribuire all'inglese Charles Frederick Worth (iniziatore della haute couture francese) l'invenzione delle collezioni legate alle stagioni. Una delle sue prime acquirenti fu la principessa di Metternich, nipote di Klemens von Metternich (uno dei maggiori esponenti del Congresso di Vienna). In occasione di un ballo la principessa sfoggiò un abito di C. Worth che fece innamorare Eugenia, moglie di Napoleone III che ne volle subito acquistare uno anche lei. La seguirono a catena tutte le donne aristocratiche dell'epoca.
I meccanismi che reggono la moda oggi sono però cambiati. Anche la moda è specchio della complessità dell'epoca moderna: alcune mode posso nascere dalle sfilate di Parigi, New York, Tokyo. I capi risultano spesso inaccessibili sia per estro che per costo e creare ciononostante un contagio tramite un adattamento più popolare.
A volte invece le mode vengo ispirate dal basso, dalla strada, secondo il meccanismo chiamato "bubble up". Altre volte è la scatola della tv a creare delle mode che spesso però non hanno il buongusto della principessa di Metternich o dell'Imperatrice Eugenia.
A proposito del gusto, Kant nella sua "Critica della facoltà di giudizio" afferma che ciò che è bello deve essere bello per tutti, allo stesso tempo: soggettivo e universale. Un'affermazione che ha tormentato dal ´700 in poi filosofi dell'estetica. Basterebbe quindi un sola persona, avvezza all'estetica, che dicesse: "Le scarpe a punta sono un orrore", per non qualificarle come "belle".
Però per certe persone queste scarpe potrebbero risultare "piacevoli". Il piacevole per Kant determina i giudizi empirici che vengono provocati appunto dalla potenza di attrattiva delle cose sui sensi e sono legati alle inclinazioni di ognuno. Per questo motivo però tali giudizi sono privi di universalità. Perciò per le scarpe a punta vale l'antica massima "de gustibus non est disputandum".
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