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di Redazione Picenotime
“Sì, il bagno al mare si potrà fare. Il virus non si trasmette con l’acqua. Anche se un infetto dovesse fare il bagno poi disperderebbe il virus nell’acqua. Nel mare tutto si diluisce. Naturalmente meglio non nuotare faccia a faccia con un’altra persona, ma l’acqua di mare non è un veicolo di infezione”. Così Nicola Petrosillo, direttore del Dipartimento Clinico e di Ricerca delle Malattie Infettive dell’ospedale "Spallanzani" di Roma nel corso di un incontro in video connessione con il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti e con Maria Rosaria Capobianchi, direttore del Dipartimento di Epidemiologia, Ricerca Preclinica e Diagnostica Avanzata dello stesso "Spallanzani".
“Io sono un po’ ottimista sull’estate. Ho qualche speranza che il caldo possa intervenire, in termini di raggi ultravioletti e umidità, anche basandoci su altri casi di virus simili, possa abbattere la carica batterica presente nelle goccioline emesse nell’aria. Ci sono altre esperienze in tal senso con il virus della Saars e con i virus influenzali. Questo fa ben sperare ma poi bisognerà fare i conti con la realtà - ha aggiunto Petrosillo -. La fase 1 ha funzionato perchè ha abbassato la curva epidemica ad un livello di sostenibilità per il sistema sanitario. Oggi la chiusura totale non è più sostenibile sotto tanti punti di vista: economico, sociale e psicologico. Ma va fatta un’analisi del rischio e bisogna dire che il virus c’è e circola. Non siamo ancora a zero infetti. Prima di poter dire che la riapertura della fase 2 non ha avuto effetti negativi bisognerà aspettare oltre i tradizionali 14 giorni di incubazione. Potremo dire qualcosa alla fine del mese. Per quanto riguarda le scelte organizzative ed il piano di prevenzione bisogna capire quanto siamo disposti a rischiare, non siamo a rischio zero”.
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