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OPERAZIONE "THIRTEEN", ARRESTATI I CAPI DI UNA BANDA DEDITA AI FURTI

di Redazione Picenotime

domenica 05 agosto 2012


La Squadra Mobile di Ascoli Piceno, in collaborazione con i colleghi di Napoli e San Benedetto del Tronto, ha arrestato, nell'ambito dell'operazione "Thirteen" i principali membri di un'organizzazione criminale di origini napoletane dedita a vario titolo alla commissione di ingenti reati contro al patrimonio, in particolare furti di capi di abbigliamento presso alcune aziende manifatturiere delle Marche. In particolare il gruppo criminale, composto da 16 individui, tra esecutori materiali, basisti, ricettatori e favoreggiatori, si è reso responsabile del furto aggravato, commesso il 13 Gennaio 2011, di capi di abbigliamento di proprietà della ditta "Stireria M2", con sede a Centobuchi, in provincia di Ascoli Piceno, dalla quale hanno asportato 690 pantaloni delle note marche "Liu Jo" e "Miss Sixty" per un valore vicino ai 300.000 euro.

La banda è stata pure denunciata all'Autorità Giudiziaria per aver commesso o tentato i seguenti furti:

in data 10.10.2010, in danno della "Stir Line" di Sant'Angelo in Vado, in provincia di Pesaro-Urbino, dalla quale venivano asportati 3.440 pantaloni Jeans di marca "9.2", "Nanà" e "La Martina", per un valore di circa 600.000 euro;

in data 10.02.2011, tentato furto in danno della "Stireria Supervapor" di Urbania in provincia di Pesaro-Urbino, nella circostanza 10 soggetti del gruppo vennero fermati dalla Squadra Mobile di Pesaro in una stazione di servizio e tra questi 5 di loro vennero indagati per possesso di arnesi atti allo scasso;

in data 13.04.2011, in danno della ditta "Bonfigli" di Offida, in provincia di Ascoli Piceno, dalla quale venivano asportati prodotti chimici del valore superiore a 1 milione di euro, impiegando due autoarticolati per il trasporto della refurtiva;

in data 16.06.2011, tentato furto in danno sempre della ditta "Stir Line" di Sant'Angelo in Vado, in provincia di Pesaro-Urbino, desistendo ed abbandonando in loco le attrezzature atte allo scasso solo per l'arrivo di personale di un Istituto di Vigilanza;

in data 13.07.2011, tentato furto in danno sempre della "Stireria M2" di Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno, desistendo ed abbandonando in loco sia un furgone sia una radio ricetrasmittente solo per l'attivazione imprevista di un altro sistema di allarme oltre a quello principale che il gruppo aveva disattivato;

in data 13.08.2011, tentato furto commesso a Sapri, in provincia di Salerno presso il supermercato Eurospin, nel quale venivano sorpresi e denunciati per tentato furto aggravato 5 componenti del gruppo mentre tentavano di entrare nell'esercizio commerciale.

Tutti i furti o i tentativi hanno visto sempre la compartecipazione di almeno 2 o 3 componenti del gruppo e sono stati eseguiti con il medesimo modus operandi e con altri elementi similari che dimostrano la colleganza di un episodio all'altro.

Il nome dell'operazione è stato scelto per la ricorrenza scaramantica della data di commissione dei reati da parte dei correi, ossia il giorno 13 del mese prescelto. Il sodalizio criminale, era organizzato con ruoli e compiti ben definiti: un gruppo operativo di 11 soggetti, che commetteva materialmente i furti, un gruppo di 3 persone che si occupava della ricettazione della roba rubata, ridistribuita principalmente sul mercato marchigiano e campano ed un gruppo di 2 persone, napoletane, che si occupava di favorire gli autori dei reati, fornendo loro ospitalità e contestualmente ricoverando i mezzi carichi della refurtiva all'interno della propria ditta sita a Napoli, quantomeno nella circostanza del furto principale commesso il 13 Gennaio 2011.

Le indagini hanno fatto emergere in modo inequivocabile l'esistenza di un'associazione per delinquere caratterizzata da un vincolo associativo di tipo continuativo finalizzata alla commissione di una pluralità di delitti contro il patrimonio, rapporto reso ancor più stretto per via del grado di parentela esistente tra alcuni degli indagati. L'esistenza della struttura organizzativa, emerge chiaramente dalla meticolosa preparazione del progetto criminoso, curato in modo estremamente professionale, così come emerso dallo studio del modus operandi, dagli elementi raccolti, dalla ricostruzione degli eventi, ma soprattutto dall'utilizzo di mezzi e tecnologie atte a neutralizzare i sistemi di allarme.

Nello specifico si rileva che i gruppo criminale si dislocava nei luoghi ove si sarebbero commessi i reati ove una preventiva analisi ed un accurato studio del territorio avevano consentito di progettare il colpo nei minimi particolari. Nella circostanza veniva curata la dislocazione in loco di mezzi e uomini ognuno con un compito ben definito e preordinato, il noleggio di autocarri e furgoni atti al trasporto della refurtiva, l'impiego di autovetture per i numerosi sopralluoghi.

I criminali utilizzavano altresì particolari attrezzature idonee allo scasso anche realizzate "ad hoc", (come la scatola di cartone insonorizzata atta a coprire la sirena esterna del sistema di allarme) nonchè apparecchiature capaci di neutralizzare i sofisticati sistemi di allarme mediante la schermatura delle onde radio emesse dal combinatore telefonico GSM (una di queste sequestrata), o usando la tecnologia avanzata, come nel caso di ricetrasmittenti e scanner. Si servivano, infine, di schede telefoniche continuamente cambiate al fine di eludere e comunque rendere più difficoltose le investigazioni.