Ascoli, 'Intelligenza artigianale': al Teatro dei Filarmonici una tavola rotonda delle imprese del food e del fashion
di Davide Ciampini
martedì 10 dicembre 2024
Valorizzare il Made in Italy, innovare senza perdere la propria identità e confrontarsi sui case study di maggiore successo. Questi i temi principali del convegno "Intelligenza artigianale" svoltosi martedì 10 dicembre presso il Teatro dei Filarmonici di Ascoli Piceno. Organizzato dal Forum italiano dell'Export, ha visto come protagoniste alcune delle principali aziende del settore food e fashion.
"Confrontarci qui oggi è per noi molto importante - ha esordito il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti -. Parlare di export rappresenta la conditio sine qua non affinché il territorio cresca. Il progresso tecnologico è si fondamentale, ma è necessario unirlo a ciò che chiamiamo "Intelligenza artigianale ". Un'intelligenza grazie alla quale chi ci ha preceduto ha costruito la ricchezza di cui godiamo ancora oggi. Parleremo dunque di food e fashion, ponendo l'accento sulla possibilità di creare un nuovo modello economico".
"Il nostro - ha sottolineato il presidente del Forum Italiano dell'Export Lorenzo Zurino - nasce come un gruppo di amici. Un gruppo che, oggi, mette insieme 2067 imprese, unendo i grandi marchi con le piccole realtà. Nella fattispecie, le aziende più blasonate sono chiamate a condividere le loro best practice, in modo che anche le piccole realtà possano maturare la loro conoscenza, evitando i loro errori. Ogni anno, organizziamo gli stati generali dell'export. Lo facciamo mettendo insieme menti brillanti, determinazione e talenti. Ciò che ci unisce è molto più importante delle nostre differenze: siamo apartitici, pertanto anteponiamo l'uomo a qualsivoglia ideologia".
"La nostra - ha dichiarato la presidente dell'omonimo gruppo Laura Gabrielli - è una realtà multiregionale. Nel nostro paese, chi ha fatto impresa ha sfruttato la conoscenza del territorio. Un territorio variegato, che ha offerto a molti la possibilità di svilupparsi in modo diverso. Siamo partiti dalle Marche e dall'Abruzzo, per poi svilupparci in Molise, Umbria e Lazio".
"La nostra - ha proseguito l'ex amministartore delegato di Esselunga Giuseppe Caprotti - è un'azienda di matrice americana, in quanto gestita per ben otto anni da titolari statunitensi. Ci sono due modi per internazionalizzarsi: l'e- commerce e i piccoli punti vendita. Esiste un fraintendimento rispetto alla definizione di imprese e centrali d'acquisto. A proposito di multinazionali, Amazon si è proposta come grande esportatrice. In definitiva, è auspicabile avere unità d'intenti in azienda - cosa che, spesso, non avviene -".
"Non desideriamo andare all'estero in virtù della nostra dimensione - dice Nicola Mastromartino, CEO di Moderna S.p.a -; la forza dell'Italia è questa: la presenza di piccole e medie impresae. Su alcuni mercati dobbiamo necessariamente confrontarci con giganti del nostro settore. E' dunque nostro dovere confrontarci su temi quali quelli tratti oggi".
"È davvero un piacere confrontarsi su questi temi - ha asserito il CEO di Gruppo Sabelli Simone Mariani -. Nei convegni parliamo spesso di massimi sistemi; oggi, invece, abbiamo la facoltà di ragionare su quella che è la realtà quotidiana di tutti noi. La nostra è un'azienda la cui espansione è stata esponenziale: in parte per crescita interna, in parte per acquisizioni. Mio nonno diede impulso all'attività casearia. Puntiamo ai 400 milioni di fatturato, benché riconosca il nostro status di piccola realtà. Ad ogni modo, è necessario avere un'idea. Un'idea che l'intelligenza artificiale faticherà a darci. Ci aiuterà sì nelle mansioni analitiche, ma non ci fornirà mai il coraggio per attuare una scelta - qualità determinante per un imprenditore -".
"L'azienda che rappresento - ha chiosato il titolare di Graziano Ricami il Cav. Graziano Giordani - è stata creata 39 anni fa; al suo interno, tra gli altri, ci sono già i miei figli, con la speranza che anche i miei nipoti possano farne parte. Prima di fare impresa, ho lavorato più di dieci anni a Pavia nell'ambito dell'assistenza macchine. Tredici anni dopo ho detto 'basta' sì che avevo visioni chiare rispetto al tema del lusso. A quel tempo non c'erano grandi maisons, bensì solo prêt-à-porter. Volevo quindi inserirmi in quel mercato, pertanto scelsi di dividermi dai soci. Benchè ubicati in un luogo perifierico, lavoriamo per marchi assai importanti: per i francesi, i londinesi, gli statunitensi. Il nostro mondo è in continua evoluzione e, dunque, ciò che facciamo oggi, domani potrebbe esser già vecchio. In defintiiva, è la creatività l'ingrediente necessario per il nostro lavoro. A tal proposito, cito volentieri i miei dipendenti, che sono in prima fila, il cui apporto è determinante".
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