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di Davide Ciampini
Settant’anni. E’ quanto trascorso dalla realizzazione dell’acquedotto del Pescara d’Arquata, l’opera simbolo della sinergia tra i diversi attori del territorio. Tecnici, amministratori, cittadini: tutti concorsero alla buona riuscita dell’acquedotto, attraverso un’unità d’intenti che trascese le divisioni personali. La costruzione avvenne infatti contestualmente alla seconda guerra mondiale, in una situazione sociale particolarmente precaria. L'opera ha consentito nel corso dei decenni di avvicinare centinaia di migliaia di persone all'acqua potabile, superando barriere tecniche e ambientali. Il convegno svoltosi a Palazzo dei Capitani, cui hanno partecipato personalità della politica e del management dell’azienda, ha rappresentato un’occasione di riflessione su una storia che ancora oggi alimenta il senso di appartenenza di un intero territorio. L’evento è stato promosso da CIIP S.p.A. insieme ad ATO 5 Marche Sud, in collaborazione con i Comuni di Ascoli Piceno e Arquata del Tronto. Oltre al convegno, si è svolto uno Spettacolo della Compagnia dei Folli a Piazza del Popolo.
"La partecipazione di stasera - ha esordito il presidente CIIP Marco Perosa - è particolarmente folta, e questo gratifica il lavoro profuso in questi anni. Ringrazio le autorità presenti: il questore, il prefetto, i sindaci tutti. Già, proprio quei sindaci che sono il cuore pulsante dell'azienda, cui va il merito di aver concorso alla creazione di una società sostenibile. Ho voluto invitare altresì i vecchi amministratori, artefici della nostra ascesa a livello nazionale. Ringraziamenti doverosi vanno naturalmente al personale CIIP, essenziali al prosieguo della nostra mission aziendale. Settant'anni fa il nostro territorio eresse l'acquedotto, dotandosi così di una risorsa preziosa. In quel giorno tutte le campane delle città suonarono a festa, rendendo così quella data unica e irripetibile. Una giornata importante, caratterizzata dallo spirito di comunità che animava quei luoghi. L'acqua è aggregante e unificante, ma sappiamo che può essere distruttiva: dal punto di vista climatico così come antropologico. Sappiamo infatti che essa potrà diventare una risorsa scarsa, e che molti popoli, in futuro, potrebbero accaparrarsi mediante conflitti armati. Sarà dunque nostro dovere custodirla gelosamente".
"Guidare un'azienda così importante - ha proseguito il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti - richiede una grande energia e una grande competenza. Ringrazio dunque la CIIP per il lavoro profuso in questi anni. Parliamo di una realtà capace di pianificare il futuro con lungimiranza. Nel 1929 nacque infatti il primo consorzio idrico, ed Ascoli dimostrò di avere una visione straordinaria, custode di un modello embrionale di ciò che è oggi l'azienda. Tanti anni sono trascorsi, ma la convinzione che l'acqua potesse unire fu la scintilla che fece scoccare tutto. L'opera qui menzionata ha portato benessere, sviluppo e dignità. Dobbiamo dunque custodire, a fronte di questo anniversario, l'eredità di chi ci ha preceduto".
"Il nostro impegno nelle zone terremotate - ha dichiarato il sindaco di Arquata Michele Franchi - è stato certamente assiduo. L'opera protagonista di questo convegno, eretta nel 1955, è rimasta intonsa, nonostante le molteplici scosse susseguitesi nel corso di questi anni. Infatti, l'acquedotto ha avuto la capacità di irrigare l'acqua in tutto il territorio. La sorgente è poi stata naturalmente migliorata nel corso del tempo, unendo così le province di Ascoli Piceno e Fermo. Ribadisco dunque quanto sia stato encomiabile l'impegno della CIIP, cui rinnovo la mia stima".
"Sono particolarmente emozionato, specialmente per il parterre di relatori qui presenti - ha precisato il presidente EGATO 5 Marche Sud Valerio Vesprini -. Ringrazio i sindaci per avermi accordato questo gravoso compito, per il quale garantirò il massimo impegno. Siamo qui presenti per rendere omaggio a quegli amministratori e a quelli operai che hanno costruito un'opera avveniristica quale quella qui descritta. Il mio obiettivo sarà quello di essere il presidente di tutti, in una unione di intenti che possa migliorare la vita di ogni cittadino".
"Se sono suonate le campane nel 1955, è perché con questo gesto si voleva fare intendere quanto il territorio stesse vivendo una catarsi - ha infine chiosato il vescovo di Ascoli Piceno Mons. Giampiero Palmieri -. L'acqua - in questo caso di ottima qualità - donava la possibilità di vivere, ma di vivere bene. Gli esperti di geopolitica sostengono che essa sarà l'oro del futuro, e che verosimilmente si scateneranno guerre per appropriarsene. Nessuno può dire che l'acqua sia un bene di proprietà di un singolo, in quanto si tratta di un dono universale. Dobbiamo dunque fare sì che tutti possano attingervi".
autore Davide Ciampini****