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di Redazione Picenotime
“Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio ci visiterà un sole che sorge dall’alto.” Con queste parole, tratte dal cantico di Zaccaria, mons. Gianpiero Palmieri, vescovo di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto affida alla Chiesa diocesana il suo Messaggio di Natale, una parola che illumina il tempo presente e apre lo sguardo alla speranza.
Il Natale ci raggiunge spesso in un tempo complesso, segnato da fatiche personali, solitudini silenziose e da un mondo che appare chiuso, incapace di immaginare un futuro diverso. È proprio qui che il Vescovo ci invita a riconoscere l’agire di Dio: non come un’evasione dalla realtà, ma come una presenza che entra nella storia, anche quando sembra bloccata dall’incredulità e dalla rassegnazione.
Dal silenzio alla benedizione
Nel suo Messaggio, il Vescovo richiama la figura di Zaccaria, rimasto muto davanti all’impossibilità umana di ciò che Dio prometteva. Ma quando Dio compie la sua opera, il silenzio si spezza e diventa benedizione. È un’immagine che parla anche a noi: quando ci sentiamo “muti”, incapaci di sperare o di credere, Dio continua a lavorare, con pazienza e tenerezza, nella trama ordinaria delle nostre vite.
Una luce che non nasce dalla terra
Il “sole che sorge dall’alto” non
è una luce costruita dall’uomo, né il risultato di un semplice
ottimismo. È dono del Cielo, una luce vera che non dipende solo
dalla buona volontà o dal corso naturale delle cose.
Per questo
il Natale diventa annuncio: la storia può cambiare perché Dio
stesso entra in essa.
Annunciatori di pace e profeti di speranza
Il Messaggio del Vescovo si fa anche preghiera e invocazione: che il Signore capovolga ancora il corso della storia, che visiti le ferite dell’odio e dell’angoscia, che renda ciascuno di noi annunciatore di pace, profeta di speranza, testimone di gioia. Un invito che diventa responsabilità concreta: portare luce attraverso gesti quotidiani di ascolto, tenerezza, vicinanza e convivialità. È così che il “sole dall’alto” continua a sorgere anche oggi, nell’esistenza buia di tante persone.
Un augurio che nasce dal cuore
Il Messaggio si conclude con un ringraziamento sincero a tutti coloro che, spesso nel silenzio, diffondono raggi di luce e speranza nella vita degli altri. E con un augurio speciale rivolto a chi si sente solo o esiliato: che il Natale sia davvero visita di Dio, luce che scalda, pace che rimette in cammino.
"Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio ci visiterà un sole che sorge dall'alto".
Ogni mattina la Chiesa mette sulla nostra bocca, nella preghiera della Liturgia delle Lodi, queste parole di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista. Quest'uomo è stato a lungo in silenzio, muto per aver creduto impossibile a Dio far nascere la vita dove tutto era ormai rassegnato all'infecondità e alla morte.
Quando la mattina ci svegliamo spesso anche noi ci sentiamo come "muti", presi da un senso di solitudine e di estraneità rispetto agli altri, come messi in esilio dal la nostra stessa vita per la fatica che facciamo. La realtà che ci circonda talvolta ci lascia senza parole e cogliamo più i segni di un mondo in disfacimento che lo spazio aperto di un futuro che si apre.
Ma quando Dio dona a Zaccaria il figlio promesso a lui e all'umanità, la voce gli torna. La realtà di Dio lo rende un profeta per tutti gli uomini, fino a noi oggi, e annuncia una cosa che nessuno si aspetterebbe mai: il sole sorgerà ancora e verrà dall'alto! La Luce, quella vera, sarà dono del Cielo, non del normale ciclo della natura né soltanto della buona volontà degli uomini.
È di questa Luce che noi oggi più che mai abbiamo un desiderio insopprimibile. Abbiamo fortemente bisogno che ci sia annunciata e ancora di più indicata. Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia vedere la realtà di Dio, riconoscere il suo dono inaspettato e prezioso. E se fossimo noi quel profeta che come Zaccaria può passare dal silenzio alla benedizione, dall'incredulità di chi non spera più nulla, alla gioia di chi vede Dio che cambia il corso della storia perché Egli stesso ci entra?
Il sole che sorge dall'alto ci fa venire in mente un'immagine del salmo 72, in cui il popolo chiede a Dio chiede un re giusto e capace di guidarlo. "Le montagne portino pace al popolo, le colline giustizia" ... Dall'alto delle cime che circondano Gerusalemme, da cui spesso in passato calava implacabile il nemico, il popolo chiede al Signore il dono della pace. Facciamo nostra questa richiesta!
Signore che hai capovolto il cielo e la terra facendoti uomo,
capovolgi ancora il corso della storia.
Vieni a visitarci dall'alto, tu che sei la pace
e donaci di vederti all'opera dove pensavamo ci fosse solo tristezza e morte.
Nel mondo così ferito dall'odio e offuscato dall'angoscia,
donaci di essere in questo Natale annunciatori della pace,
profeti della speranza, testimoni della gioia.
Amen, per ciascuno di noi e per tutta la nostra Chiesa diocesana.
Un ringraziamento forte a tutti coloro che diffondono un raggio di luce e di speranza in questo tempo di Natale e in ogni tempo, attraverso gesti di ascolto, tenerezza, convivialità. Grazie a loro, perché permettono al Sole di sorgere ancora nell'esistenza buia di tante persone.
Auguro a tutti, soprattutto a chi si sente solo ed esiliato in questo mondo, dal profondo del cuore, Buon Natale.
Vostro, don Gianpiero