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San Benedetto: Villa Rambelli, ok a progetto da 3,5 milioni. Ascoli, chiesa Santa Maria Intervineas sorvegliata speciale

di Redazione Picenotime

martedì 17 giugno 2025

Un nuovo futuro per Villa Cerboni Rambelli: la Conferenza regionale ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica per il consolidamento e il restauro conservativo della storica villa ottocentesca di San Benedetto del Tronto, con una nuova destinazione d’uso a carattere museale. L’intervento, finanziato con 3,5 milioni di euro nell’ambito dell’ordinanza 137/2023, rientra nel Programma straordinario di Rigenerazione Urbana connessa al sisma e nel nuovo piano di ricostruzione delle opere pubbliche della Regione Marche.

«La rigenerazione di Villa Rambelli è un esempio virtuoso di come la ricostruzione post-sisma possa diventare occasione di rilancio culturale e sociale - ha dichiarato il commissario Straordinario alla Ricostruzione, Guido Castelli -. Investire nella tutela del patrimonio significa restituire valore alle comunità e costruire luoghi di memoria e futuro. Ringrazio l’Usr, il Comune e la Regione Marche guidata dal presidente Acquaroli».

Costruita a partire dal 1870 come residenza della famiglia Cerboni De Santis, Villa Rambelli è oggi di proprietà del Comune grazie a un lascito testamentario. L’edificio, tutelato dal 1983, è un raffinato esempio di architettura signorile ottocentesca, immerso in un parco vincolato di circa 12.000 metri quadrati. Il complesso si sviluppa su una superficie lorda di circa 1.270 metri quadrati, articolata in quattro corpi principali.

Il progetto prevede un restauro conservativo e un miglioramento sismico dell’intera struttura, con l’obiettivo di trasformare la villa in un centro culturale e museale. I corpi A e C ospiteranno sale espositive e museali, il corpo B sarà destinato ad attività ricreative e di incontro, mentre il corpo D accoglierà uffici e ulteriori spazi espositivi.

Tra gli interventi previsti: bonifica dell’amianto, consolidamento delle murature, rifacimento degli impianti, installazione di ascensori, restauro delle volte decorate e recupero delle pavimentazioni storiche. Il tutto nel rispetto dell’identità architettonica e storica del complesso.

«Voglio ringraziare ancora una volta la struttura commissariale guidata dal sen. Castelli per aver accolto la nostra proposta finalizzata al recupero di una stupenda villa ottocentesca immersa in un parco e situata nel cuore cittadino – dice il sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo Desidero ricordare che il Fondo per l'Ambiente Italiano ha già designato Villa Cerboni - Rambelli come "Luogo del Cuore". La restituzione della villa e del relativo parco alla città dopo tanti anni rappresenterà una grande opportunità per incrementare l’attrattività di San Benedetto e di tutto il Piceno. Abbiamo perseguito quest’obiettivo sin dai primissimi giorni successivi al nostro insediamento ma senza il contributo dei soggetti istituzionali competenti il risultato non sarebbe stato raggiunto».

La suggestiva chiesa di Santa Maria Intervineas, incastonata nel cuore del centro storico di Ascoli Piceno, si trova in una zona a rischio idrogeologico. È quanto emerge da uno studio specialistico condotto dall’Ufficio Speciale Ricostruzione – Settore Ordinanze Speciali, che ha acceso i riflettori sull’area adiacente alla chiesa, minacciata da un fenomeno franoso attivo.

«La presenza di un rischio idrogeologico attivo in quest’area richiede un approccio rigoroso, fondato su conoscenza tecnica, attenzione costante e lungimiranza - spiega il commissario alla ricostruzione, Guido Castelli -. La sicurezza delle persone e la tutela del nostro patrimonio sono priorità assolute: per questo, ogni intervento è guidato da criteri di sostenibilità e prevenzione, affinché la ricostruzione non sia solo un ritorno al passato, ma un investimento consapevole nel futuro. Ringrazio, come sempre, gli attori coinvolti, dall’Usr alle monache benedettine passando per la Regione Marche guidata dal presidente Acquaroli».

Mediante un approccio interdisciplinare, basato su indagini geofisiche, sondaggi rilievi topografici e modellazione 3D dell’area, lo studio ha confermato la presenza di una frana da crollo-ribaltamento in stato attivo, già classificata nel PAI 10001-H3. Il movimento interessa la scarpata che collega il terrazzo su cui sorge il centro storico con l’alveo del fiume Tronto, situato circa trenta metri più in basso. Le cause? Un substrato roccioso composto da arenarie e marne, fortemente fratturato e instabile nei primi metri di profondità, reso ancora più vulnerabile da infiltrazioni d’acqua provenienti sia da infiltrazioni superficiali di acque meteoriche che da vecchi scarichi fognari ormai in disuso ma ancora attivi come canali di drenaggio.

Nel corso degli ultimi decenni sono stati effettuati diversi interventi di consolidamento: micropali, tiranti, reti metalliche, gabbionate. Tuttavia, questi lavori – realizzati con tecniche diverse a seconda del periodo e del sito – non garantiscono oggi una mitigazione completa del rischio crollo.

Di conseguenza, l’area è stata classificata con “ri-edificabilità condizionata”, ovvero sarà possibile ricostruire solo gli edifici già esistenti, previa messa in sicurezza delle strutture di fondazione. Nessun via libera, quindi, a nuove edificazioni.

Per garantire una ricostruzione davvero sicura, i tecnici raccomandano una serie di interventi mirati:

● Rafforzamento corticale della scarpata mediante pulizia, chiodatura e sistemazione delle protezioni esistenti.

● Drenaggi sub-orizzontali per evitare l’infiltrazione delle acque.

● Controllo e manutenzione delle reti idriche e fognarie pubbliche, spesso vetuste e soggette a perdite.

● Monitoraggio regolare dell’alveo del Tronto, in particolare in prossimità del Monastero di San Onofrio, dove É stata riscontrata una repentina accelerazione della corrente del Fiume Tronto che col tempo potrebbe provocare erosione della sponda fluviale e innescare ulteriori movimenti franosi, sebbene allo stato attuale non sono state riscontrate criticità in questo senso.


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